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Libia, cosa c’è dietro al caccia russo precipitato

Un Mig-29, un caccia di epoca sovietica, è precipitato in Libia. C’è ancora molto mistero su quanto successo, ma ci sono considerazioni da fare sfruttando il contesto e un video che sarebbe stato girato dallo smartphone del pilota stesso e poi condiviso via YouTube (il video, va da sé, deve ancora essere verificato definitivamente).

La vicenda è avvenuta oggi pomeriggio, e stando a quanto dice il pilota sarebbe avvenuta a “45 chilometri dall’aeroporto”. Non è chiaro di che aeroporto si parli, ma è possibile ipotizzare che si tratti della base di Al Jufra, al confine interno tra Cirenaica e Tripolitania. Lì, secondo informazioni ufficialmente confermate dal comando Africa del Pentagono, si trovano alcuni Mig-29 che la Russia ha spostato – con insegne coperte – dalla Siria. Un modo per marcare il territorio, in un’area controllata dai ribelli libici che si oppongono al governo onusiano Gna.

Secondo quanto dice il pilota, parlando in russo, l’aereo sarebbe stato abbattuto. Lui ha perso il controllo del velivolo, ma è riuscito a eiettarsi in tempo: salvo, sebbene ferito. Nel video si vede anche un elicottero Mi-35, sempre di fabbricazione russa, arrivare a prelevarlo. La situazione libica è altamente critica. Se da un lato è ripartito il processo di contatto negoziale, anche attraverso incontri facilitati dall’Onu in Marocco tra le due componenti politiche, sul piano militare le forze ribelli hanno ricevuto via via rifornimenti e potrebbero essere pronte a riattivare i combattimenti, mandando al macero il processo di stabilizzazione avviato.

Dietro il caccia precipitato, dunque diversi scenari. Un false flag dei ribelli haftariani per trovare una scusa da cui guastare la tregua e far ripartire gli scontro. Un semplice incidente. Un’azione spregiudicata delle forze del Gna, o ancora una mossa per disarticolare il processo negoziale da parte di qualche milizia della Tripolitania che intende regolare i conti coi ribelli usando le armi.

 

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