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L’Italia non riconosca Lukashenko. Quartapelle annuncia la mozione Pd

“L’Italia, insieme ai Paesi europei, si opponga a questo sopruso e non lo riconosca come presidente legittimo” della Bielorussia. A dirlo a Formiche.net è Lia Quartapelle, capogruppo del Partito democratico in Commissione Esteri, che con i Dem presenterà una mozione per chiedere al governo italiano di impegnarsi nel non legittimare Aleksander Lukashenko. In un tweet, Quartapelle ha definito la cerimonia di insediamento di ieri “semi-clandestina” e denunciato il tradimento delle volontà dei bielorussi che hanno votato per la leader dell’opposizione, Svetlana Tikhanovskaya (che potrebbe aver vinto le elezioni di sette settimane fa).

Mentre mercoledì l’eterno presidente bielorusso, Aleksander Lukashenko, coglieva le photo opportunity durante la cerimonia di insediamento per l’inizio del suo nuovo, ennesimo mandato, l’Unione europea ne ha ribadito l’illegittimità. La posizione di Bruxelles (Europarlamento e Commissione) è ormai consolidata: in questo caso prende la sacralità del Consiglio Ue, che ha fatto uscire un comunicato in cui si sottolinea che le elezioni presidenziali del 9 agosto in Bielorussia non sono state né libere né eque, per questo i risultati usciti dalle urne non sono riconosciuti dall’Europa, e dunque tanto meno il ruolo formale di Lukashenko .

“La posizione dell’Unione europea è chiara: i cittadini bielorussi meritano il diritto di essere rappresentati da coloro che scelgono liberamente attraverso nuove elezioni inclusive, trasparenti e credibili. Siamo colpiti e commossi dal coraggio del popolo bielorusso che continua a manifestare pacificamente per la democrazia e per i suoi diritti fondamentali nonostante la brutale repressione delle autorità bielorusse”, si legge nel comunicato firmato dall’Alto rappresentate Ue, Josep Borrell, che ha guidato la ministeriale del Consiglio sugli Esteri.

Al batka bielorusso gli europei chiedono la fine delle repressioni contro le opposizioni e contro le manifestazioni pacifiche, la liberazione delle persone prese in ostaggio durante queste settimane di proteste (circa 7mila secondo i dati delle organizzazioni internazionali), e la convocazione di nuove elezioni durante le quali la trasparenza dovrà essere monitorata dagli osservatori dell’Osce. Qualcosa che al momento Lukashenko sembra tutto fuorché intenzionato a concedere: anche perché il suo unico partner, Vladimir Putin, intende tenerlo al suo posto quel tanto che basta per assicurare una strategia di sostituzione che non sembri frutto delle richieste della piazza (onde dar spazio a precedenti riproducibili in Russia, si intende).

Mercoledì, Lukashenko ha organizzato la cerimonia di insediamento a sorpresa (Mosca dice di non essere stata avvisata: sarà vero?), e lo ha fatto per evitare che il momento diventasse occasione per altre manifestazioni – che avrebbero attirato l’interesse mediatico e su cui le sue forze di sicurezza sarebbero intervenute pesantemente. È la prima volta in 26 anni di regime che il presidente non organizza un evento in pompa magna e che la cerimonia non viene trasmessa in diretta televisiva. “Questo tentativo di riconoscere se stesso come leader legittimo indica che i suoi precedenti poteri sono finiti e il popolo non gli ha dato un nuovo mandato. Questo cosiddetto insediamento è, ovviamente, una farsa”, ha commentato in un video l’ex contender di Lukashenko, la leader dell’opposizione Svetlana Tikhanovskaya – costretta a rifugiarsi in Lituania.

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