Lo strappo c’è, ma non lacera il governo (per ora). Il polverone nato in casa Movimento Cinque Stelle per un articolo sul rinnovo dei vertici dell’Intelligence nel decreto Agosto si chiude con il voto di fiducia alla Camera.
Un nutrito drappello di 24 deputati Cinque Stelle ha scelto però di non partecipare al voto. È una delle più clamorose defezioni alla Camera dalla nascita del Conte bis. In mezzo ci sono prime file del Movimento come l’ex sottosegretario alla Pa Mattia Fantinati e l’ex ministro della Salute Giulia Grillo. E ancora Emanuela Corda, Emilio Carelli, e Pino Cabras.
Manca all’appello dei dissidenti la prima firmataria dell’emendamento che voleva togliere dal decreto la norma sull’intelligence, poi caduto dopo la richiesta del voto di fiducia da parte del governo. Federica Dieni, deputata calabrese e segretario del Copasir, volto storico dei Cinque Stelle, rimasta in bilico fino all’ultimo, ha deciso di votare la fiducia. Il fatto che io abbia votato a favore della fiducia dimostra che la proposta sostenuta da alcuni deputati M5s non era contro il governo, ma riguarda una norma che non condividevo e che continuo a non condividere”, ha detto a margine all’Agi.
Suo l’emendamento, sottoscritto da una quarantina di deputati fra i Cinque Stelle, che chiedeva di sopprimere la norma che introduceva la possibilità di prorogare il mandato dei vertici dei Servizi per altri quattro anni.
Nessun brivido per il governo, che d’altronde può contare su una solida maggioranza a Montecitorio. Un campanello d’allarme però risuona, specie fra le fila del Movimento, dove il malcontento è palpabile. Non solo nel forfait senza precedenti alla Camera, ma anche nei mugugni che si sono susseguiti nelle ultime 24 ore contro la stretta dei vertici.
Questo martedì, alla notizia dell’emendamento Dieni, è infatti scattato un vero e proprio allarme rosso nel direttorio. Fonti interne raccontano di un Vito Crimi, capo del Movimento, impegnato a far tramontare l’iniziativa. I parlamentari “ribelli” hanno lamentato chiamate “uno ad uno” con inviti perentori a far decadere l’emendamento.
Nel pomeriggio, la riunione dei vertici in Parlamento, alla presenza del capo e delle prime file grilline nel governo. Assente invece Luigi Di Maio, a ulteriore smentita dei rumors che lo hanno dipinto come gran tessitore del blitz contro Giuseppe Conte. Sul metodo e il merito di una proroga che fin dall’inizio è suonata come una norma ad hoc per il direttore in scadenza dell’Aisi Mario Parente dovuta all’emergenza, “tutti sono contrari nel Movimento”, spiega uno dei deputati assenti. “Forse Conte poteva rassicurare i firmatari e poi impegnarsi a modificare in senso restrittivo l’articolo in un secondo momento”, continua.
Insomma, fra le fila grilline c’è chi bolla l’intera vicenda come “un immenso pastrocchio” che si poteva evitare senza calare la ghigliottina su un emendamento che tutto voleva, tranne che terremotare il governo Conte bis. Il risultato ottenuto, ora, rischia di andare nella direzione opposta.