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M5S perderà (ancora) pezzi? La versione di Becchi

C’è tanta gioia in Luigi Di Maio, che dopo il successo del referendum vorrebbe riprendersi la guida del Movimento. Ma non c’è proprio niente di cui gioire. I risultati delle regionali, infatti, segnano una sconfitta tremenda, di cui anche molti commentatori non si rendono conto con la scusa che il Movimento sarebbe andato sempre male in questo tipo di consultazioni.

Meno elettori, dunque, ma anche meno attivisti. Il MoVimento sembra entrato in una lunga agonia di cui non si intravede una uscita. Tutto rinviato, tempi lunghi per gli Stati Generali (neanche la riunione di ieri sera tra parlamentari 5 Stelle e vertici del partito ha dipanato la nebbia sulla convention riorganizzativa del Movimento) e intanto oggi uno o due senatori verranno espulsi e persino Paola Taverna non è escluso che si becchi un cartellino giallo. La maggioranza al Senato traballa e solo con un aiuto dall’esterno forzista potrà continuare. Uno schifo, certo, ma cosa si fa per salvare le poltrone il più a lungo possibile…

Tutti invocano Grillo, ma Grillo ha le mani legate ed è giunto il momento di dirlo con chiarezza: il co-fondatore del Movimento non può rompere i rapporti con Casaleggio perché è lui che gli paga i processi. Grillo non può mettere in discussione il governo perché c’è di mezzo un altro processo: il processo al figlio. Anche se fa rabbrividire, è su questo – bisogna pure avere il coraggio di dirlo – che si regge il governo, altro che onestà.

Basta la riduzione del numero dei parlamentari a bilanciare tutto il resto? Credo di no. Anche perché la riduzione del numero dei parlamentari era inserita in un contesto in cui si chiedeva maggiore democrazia diretta con i referendum propositivi senza quorum. La riduzione del numero dei parlamentari, da sola, riduce solo la democrazia rappresentativa senza avere un aumento di quella diretta. Anche questa vittoria, dunque, non è una vera vittoria, a dimostrazione che il Movimento ha perso, per la verità da tempo, la sua carica propulsiva.

Chi ha perso, allora, dovrebbe farsi da parte e lasciare spazio ad altri. Ma questo non avverrà, e così la lenta agonia è destinata a proseguire e alle prossime elezioni politiche ci sarà il definitivo tracollo.

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