Alla fine la strigliata è arrivata. Diplomatica, fra le righe, come è nel suo stile, ma nettissima. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella richiama all’ordine il governo: sull’intelligence non si montano le opposte tifoserie. Parla dall’Università di Sassari, accolto dall’Inno di Mameli e dal governatore della Sardegna Christian Solinas, per celebrare il decennale dalla scomparsa del suo predecessore al Quirinale, Francesco Cossiga.
“Del processo di riforma dei Servizi, sollecitato anche dal Parlamento, Cossiga fu indubbiamente tra i maggiori artefici – spiega Mattarella – esperienze e competenze che rafforzarono in Cossiga la convinzione che le questioni di sicurezza nazionale non fossero di ordine puramente interno, bensì anche temi cruciali dell’azione di governo e della sua politica estera”.
Un richiamo a chi, in questi mesi, ha trattato la materia dell’intelligence come una questione di tenore “puramente interno”. Cioè ha deciso di trascinare nella bagarre politica le agenzie dei Servizi e il rinnovo dei vertici. Tutto parte dalla norma, inserita nel decreto Agosto, che prevede una proroga tecnica del direttore dell’Aisi Mario Parente, il cui mandato scadeva il 16 giugno scorso.
Un blitz di una quarantina di deputati del Movimento Cinque Stelle, con un emendamento a firma della deputata e componente del Copasir Federica Dieni, ha cercato di togliere la proroga dal decreto, ma il governo ha apposto la fiducia. Un compromesso è stato raggiunto dal premier questo martedì, in audizione al Copasir.
Ma non tutto il danno si può riparare. Dopo un lungo silenzio, Mattarella ricorda che dal modo in cui si affronta la sicurezza nazionale dipende la credibilità della politica estera del Paese. E di quella politica il presidente della Repubblica è garante di fronte agli alleati.
Maggioranza e opposizione avvisate. Tanto più ora che tanti ruoli vacanti delle agenzie di intelligence dovranno essere rinnovati. Due vicedirezioni dell’Aise, dopo la promozione a direttore di Gianni Caravelli e la fuoriuscita di Giuseppe Caputo, così come la vicedirezione dell’Aisi a metà dicembre, quando scadrà per limiti d’età il mandato di Valerio Blengini. “Commemorando oggi a Sassari la figura di Francesco Cossiga, il presidente della Repubblica ha parlato a chi abbia orecchie per intendere” scrive su Facebook Enrico Borghi, deputato del Pd e componente del Copasir.
“Il riconoscimento esplicito del presidente Mattarella a Cossiga come uomo di intelligence significa che questo fondamentale strumento dello Stato, soprattutto in queste fasi convulse del coronavirus, è posto a garanzia di tutto il Paese. Pertanto, deve essere maneggiato con cura e, in un certo senso, risarcito – commenta con Formiche.net Mario Caligiuri, presidente della Società italiana di intelligence ed autore del volume “Cossiga e l’intelligence” (Rubbettino, 2011). Il “picconatore”, continua, “comprese che l’intelligence è una funzione indispensabile dello Stato per tutelare l’interesse nazionale nel confronto con le altre nazioni. La dimensione dell’intelligence rappresenta infatti lo Stato profondo che prescinde dalle sempre incerte maggioranze politiche”.
La scelta di Mattarella non è allora casuale, perché “Un uomo di Stato non puo che essere un uomo di intelligence – dice Caligiuri – Lo dimostra la vicenda di Cossiga che comprese la funzione decisiva dei Servizi sotto la guida di Aldo Moro, che lo volle prima sottosegretario alla difesa e poi ministro dell’Interno. Nessuno come Cossiga seppe guardare oltre il muro, difendendo l’interesse nazionale prima durante guerra fredda e poi nell’epoca della globalizzazione.