“Mantenere la Nato forte dal punto di vista militare, rafforzare politicamente l’Alleanza e assicurare che l’istituzione atlantica sia dotata di un approccio più globale”, capace cioè di affrontare l’ascesa cinese e la rinnovata sfida russa, tra Bielorussia e caso Navalny. È la sintesi della riflessione strategica Nato2030 siglata Jens Stoltenberg, il segretario generale ieri protagonista del forum organizzato dal Center for european policy analysis (Cepa). Intervento seguito dagli incontri con il ministro degli Esteri polacco Zbigniew Rau e il ministro degli Esteri e degli affari europei francese Jean-Yves Le Drian. Se Varsavia continua a chiedere un’Alleanza attenta alla pressione russa, Parigi guida la linea dura nei confronti della Turchai per la crisi nel Mediterraneo orientale; crisi per cui la Nato vuole offrirsi quale formato di distensione e de-escalation.
LA NATO VERSO IL FUTURO
Nel suo intervento, il segretario generale dell’Alleanza Atlantica ha rimarcato i punti fondamentali del progetto Nato2030, ovvero il programma di studio (promosso e presieduto dallo stesso Stoltenberg) che dovrebbe essere utile a rafforzare politicamente l’Alleanza e a proiettarla verso i prossimi decenni. All’interno della squadra di dieci esperti scelti dal segretario generale, anche l’italiana Marta Dassù (senior director per gli Affari europei dell’Aspen Institute, direttore di Aspenia). Oltre ai pareri prodotti dal team di esperti, il segretario vuole mettere al centro del dibattito anche i giovani: agli inizi di settembre, dai canali social dell’Alleanza, lo stesso Stoltenberg aveva invitato i giovani degli Stati membri a far sentire la propria voce attraverso il concorso video Nato2030.
UN’ALLEANZA REGIONALE CON UN RESPIRO GLOBALE
Dopo aver ribadito l’unicità dell’Alleanza, l’importanza dei suoi valori fondanti e i benefici collegati ad un formato internazionale che riesce a far dialogare 30 Stati sulle due sponde dell’Atlantico, Stoltenberg ha sottolineato l’esigenza di stringere rapporti più forti con altri stati e organizzazioni che abbiano a cuore i fondamenti dell’ordine internazionale esistente, ripresi settant’anni fa all’interno dei primi articoli Patto Atlantico. Questa esigenza, che si basa sulla natura sempre più transnazionale di diverse minacce (ad esempio il terrorismo internazionale, minacce provenienti dal dominio spaziale e da quello cyber), non stravolgerà l’assetto regionale dell’Alleanza: “la Nato è e resterà un’alleanza regionale”, ha affermato Stoltenberg.
L’ASCESA DI PECHINO E LE AZIONI DI MOSCA
Durante il suo intervento, Stoltenberg si è soffermato poi sulle azioni di Cina e Russia. “L’ascesa della Cina ha modificato l’asse del potere mondiale. Pechino vanta il secondo budget mondiale della difesa e sta investendo massicciamente nello sviluppo di nuove capacità, inclusi missili in grado di colpire tutti gli alleati”, ha affermato il segretario. “La Cina – ha continuato – non esita ad usare il suo peso economico e diplomatico per intimidire i partner commerciali, le aziende private e per supportare la propria idea alternativa di sistema internazionale”. Sebbene il nuovo ruolo internazionale assunto da Pechino possa generare nuove opportunità di cooperazione e nuovi sbocchi commerciali, “dobbiamo essere consapevoli delle sfide e non dobbiamo scendere a compromessi riguardo i nostri valori”, ha detto Stoltenberg. Legate alle tensioni in Bielorussia e all’avvelenamento dell’oppositore politico Alexei Navalny, i commenti relativi alla Russia: a poco più di due settimane dalla riunione del Consiglio Atlantico, il segretario ha inviato nuovamente le autorità di Mosca a rendere noti alle autorità internazionale i programmi di sviluppo dell’agente militare nervino Novichok. In quella stessa occasione, però, era giunto il no del Cremlino.
NON SOLO COVID
Tra i punti sollevati da Stoltenberg anche le azioni messe in campo delle Forze armate e dell’intera macchina Nato per affrontare la pandemia: “le nostre truppe hanno consegnato centinaia di tonnellate di beni in tutto il mondo, costruito quasi un centinaio di ospedali da campo, messo in sicurezza i confini, disinfettato spazi pubblici e salvato vite”, ha affermato il segretario. Tuttavia “le minacce esistenti prima della pandemia (come già sottolineato nella conferenza stampa a margine della riunione dei ministri della difesa dell’Alleanza tenutasi il 15 aprile scorso) non sono diminuite, anzi alcuni attori stanno sfruttando questa crisi per indebolire l’Alleanza”, ha aggiunto Stoltenberg. “L’impegno a spendere di più per la difesa – ha concluso – essere quindi mantenuto”.
GLI INCONTRI CON I MINISTRI DEGLI ESTERI DI POLONIA…
A seguito dell’intervento al Cepa Forum, l’incontro con i vertici delle diplomazie di Polonia e Francia. Secondo quanto riportato dalla nota ufficiale diffusa dal quartier generale di Bruxelles, il segretario ha ringraziato il ministro Zbigniew Rau dell’impegno profuso dal Paese in questi ultimi anni.
Tra i pochi Stati ad aver raggiunto entrambi gli obiettivi stabiliti nel summit del Galles del 2014, ovvero quella della spesa del 2% del Pil in difesa e del 20% delle spese militari in equipaggiamenti major, la Polonia ospita sul proprio territorio un battaglione multinazionale guidato dagli Stati Uniti, contribuisce alle missioni in Nato in Afghanistan e Iraq e invierà a breve un contingente di 80 soldati in Turchia all’interno della cornice delle Tailored assurance measures for Turkey, ovvero del pacchetto di misure attivate nel 2015 per rafforzare i confini dello Stato turco.
Il rafforzamento della presenza militare alleata (in special modo quella statunitense) nel Paese orientale viene visto come fumo negli occhi da Mosca, che con la Polonia condivide un confine, all’altezza dell’enclave militare di Kalinigrad (sul mar Baltico). Allo stesso modo, è ipotizzabile, che non abbia fatto piacere allo staff del Cremlino vedere, sullo sfondo della foto ufficiale dell’incontro tra Stoltenberg e Rau, una copia del simbolo di Solidanosc. Storica sigla sindacale polacca, di cui lo stesso ministro ha fatto parte, Solidarnosc diede vita al primo governo non comunista del Paese dalla fine della Seconda guerra mondiale (nell’agosto 1989).
…E FRANCIA
Legato più alle tensioni nel Mediterraneo orientale, invece, il colloquio con il ministro Jean-Yves Le Drian. Sostenitrice di Atene all’interno della diatriba tra i due alleati che si affacciano sull’Egeo e tra le voci più critiche all’interno del Consiglio Atlantico (basti pensare alle parole del presidente della repubblica Emmanuel Macron sullo “stato di morte cerebrale” della Nato), Parigi è stata ringraziata da Stoltenberg per il supporto all’iniziativa Nato2030. Assieme a Dassù e agli altri membri della task force, anche il politico francese Hubert Védrine, già ministro degli esteri tra il 1997 e il 2002. Nel novembre 2019, in occasione del viaggio di Stoltenberg a Parigi, Macron aveva supportato con forza l’avvio di un processo di revisione dell’Alleanza al fine di adattare la struttura atlantiche al nuovo contesto internazionale.