Continua lo scontro tra Russia e Germania attorno al caso di Alexei Navalny, star dei movimenti anti-corruzione russi avvelenato con l’agente nervino Novichok in Siberia. Mosca si discolpa, nonostante Navalny fosse uno dei più attivi e simbolici nemici di Vladimir Putin e del Cremlino: presupposti che possono essere più di un movente (soprattutto nel mondo del potere putiniano). Berlino chiede chiarezza, coinvolta in prima persona perché il leader dell’opposizione russa è in cura in un ospedale nella capitale tedesca, ma molto di più perché in questa fase Angela Merkel s’è imposta un ruolo di guida della politica estera europea (e su certe situazioni non può chiudere un occhio).
La cancelliera ha individuato il punto di caduta, l’elemento attorno a cui far ruotare minacce e richieste di chiarimenti: il Nord Stream 2, l‘infrastruttura che raddoppierà il flusso con cui il gas naturale russo entra in Europa. La Germania dev’essere la porta del gasdotto verso il mercato europeo, lineamento geopolitico che stringerà la connessione fisica tra i due Paesi bypassando le torte ucraine. Ma Mosca glissa. Il Cremlino non vede attualmente alcun rischio che la Germania possa bloccare la costruzione del gasdotto Nord Stream 2, ha dichiarato il portavoce del presidente russo: “Ora vediamo che per ciascuna di queste nuove affermazioni ne compaiono due che parlano dell’assurditá di tali proposte”, dice — in una nota diffusa dalla Tass — a riguardo di alcune posizioni prese da certi politici russi, che chiedono al governo di prendere una posizione sanzionatoria rapida contro la Russia.
Le strutture interne al Cremlino vengono accusate del tentato omicidio di Navalny, che intanto oggi è stato risvegliato dal coma indotto in cui è stato tenuto per due settimane — e sembra reagire bene. Il Novichok è un veleno molto particolare, difficile da gestire e praticamente inaccessibile: per questo si ritiene che dietro all’avvelenamento ci possano essere Difesa e intelligence, in via formale o deviata.
Differentemente da quanto dichiarato dal Cremlino, oggi il governo tedesco è stato piuttosto più severo. Il portavoce della cancelliera ha detto che “non esclude” la possibilità che il Nord Stream 2 sia parte del futuro quadro sanzionatorio contro Mosca, sebbene ancora è presto per parlarne. Ieri il ministro degli Esteri tedesco aveva detto che non avrebbe voluto essere costretto a includere il gasdotto —che è per altro un progetto europeo, non solo tedesco — nelle eventuali misure sanzionatorie contro la Russia, augurandosi che Mosca avrebbe chiarito l’accaduto.