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Niente giochi sui vaccini. Così Francesco mette in guardia governi e aziende

A un orecchio allenato e attento ai problemi reali dell’oggi e del domani come quello di papa Francesco non potevano sfuggire i rumori sinistri che ruotano attorno ai vaccini anti-Covid. Una scia di voci a dir poco allarmanti che parlano di corse affannate ad arrivare primi, anche a costo di modificare le regole della competizione, le fasi distinte e diverse della sperimentazione.

Così oggi questa tematica l’ha posta subito, Francesco, durante la sua catechesi del mercoledì: “La crisi che stiamo vivendo a causa della pandemia colpisce tutti; possiamo uscirne migliori se cerchiamo tutti insieme il bene comune; al contrario, usciremo peggiori. Purtroppo, assistiamo all’emergere di interessi di parte. Per esempio, c’è chi vorrebbe appropriarsi di possibili soluzioni, come nel caso dei vaccini e poi venderli agli altri. Alcuni approfittano della situazione per fomentare divisioni: per cercare vantaggi economici o politici, generando o aumentando conflitti. Altri semplicemente non si interessano della sofferenza altrui, passano oltre e vanno per la loro strada. Sono i devoti di Ponzio Pilato, se ne lavano le mani”.

È un tema di urgenza drammatica che ci coinvolgerà tutti negli anni a venire; industrie farmaceutiche, istituti di ricerca e governi. A questo rebus mondiale di valenza miliardaria la risposta di Francesco è netta: “La salute, oltre che individuale, è anche un bene pubblico. Una società sana è quella che si prende cura della salute di tutti. […] Un virus che non conosce barriere, frontiere o distinzioni culturali e politiche deve essere affrontato con un amore senza barriere, frontiere o distinzioni. […] Al contrario, se le soluzioni alla pandemia portano l’impronta dell’egoismo, sia esso di persone, imprese o nazioni, forse possiamo uscire dal coronavirus, ma certamente non dalla crisi umana e sociale che il virus ha evidenziato e accentuato. Quindi, state attenti a non costruire sulla sabbia! Per costruire una società sana, inclusiva, giusta e pacifica, dobbiamo farlo sopra la roccia del bene comune. Il bene comune è una roccia. E questo è compito di tutti noi, non solo di qualche specialista. San Tommaso d’Aquino diceva che la promozione del bene comune è un dovere di giustizia che ricade su ogni cittadino. Ogni cittadino è responsabile del bene comune. E per i cristiani è anche una missione. Come insegna Sant’Ignazio di Loyola, orientare i nostri sforzi quotidiani verso il bene comune è un modo di ricevere e diffondere la gloria di Dio.”

Dunque dalla pandemia si uscirà tenendo una bussola: la salute bene pubblico, il bene comune come impegno di tutti. Non ci si salva da soli, ma insieme. Questa verità Francesco non si stanca di ripeterla. E manda il suo messaggio alla politica: “Purtroppo, la politica spesso non gode di buona fama, e sappiamo il perché. Questo non vuol dire che i politici siano tutti cattivi, no, non voglio dire questo. Soltanto dico che purtroppo la politica spesso non gode di buona fama. Ma non bisogna rassegnarsi a questa visione negativa, bensì reagire dimostrando con i fatti che è possibile, anzi, doverosa una buona politica, quella che mette al centro la persona umana e il bene comune”.



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