Reciprocità, responsabilità e correttezza sono le parole d’ordine dell’Unione europea nelle relazioni con la Cina. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nella conferenza stampa dopo il summit odierno tenutosi in videoconferenza tra i leader dell’Unione europea e della Cina, ha spiegato che il blocco deve essere “un giocatore e non un campo di gioco”.
Secondo il presidente del Consiglio europeo, “la riunione di oggi è un altro passo verso una relazione più bilanciata con la Cina”, affinché si abbia una relazione “che generi risultati concreti per entrambe le parti e sia positivo anche per il mondo”. In alcune aree, “siamo nella strada giusta”, ha aggiunto Michel, mentre “in altre c’è da fare molto lavoro”. Ma “siamo pronti a impegnarci, a cooperare e a trovare soluzioni concrete. Abbiamo chiarito che vogliamo una relazione basata sulla reciprocità, la responsabilità e la correttezza”, ha dichiarato.
Michel non ha mancato di parlare di diritti umani. “La legge sulla sicurezza nazionale ad Hong Kong continua a sollevare grande preoccupazione”, ha dichiarato sottolineando anche il trattamento riservato alle minoranze (in Xinjiang e in Tibet), ai giornalisti e ai difensori dei diritti umani.
LA POSIZIONE TEDESCA
Prima dell’incontro odierno Joerg Wuttke, presidente della Camera di commercio dell’Unione europea in Cina, aveva dichiarato che “dopo più di 30 dolorosi round di negoziati, c’è la sensazione che sia ora o mai più”. E a giudicare dalle parole dell’esecutivo comunitario la strada è ancora lunga. Per la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, “c’è ancora molta, molta strada da fare, se la Cina vuole chiudere l’Accordo sugli investimenti entro l’anno. In particolare occorre che si muova su due questioni: l’accesso al mercato e lo sviluppo sostenibile”. In altre parole, ha aggiunto, “la Cina ci deve convincere che vale la pena avere un accordo sugli investimenti”.
“Accolto” dalle rivelazioni di un pool di giornali sul maxi database di una società cinese e dalla lettera all’Handelsblatt firmata da alcuni esponenti di spicco della politica tedesca su Taiwan, il presidente cinese Xi Jinping ha parlato di accelerazione verso un accordo e ha insistito su quattro temi: coesistenza pacifica, apertura e cooperazione, multilateralismo, dialogo. Ma ha trovato davanti a sé un muro, quello della Germania di Angela Merkel (presente all’incontro), presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea.
Il suo semestre erano nato con l’auspicio di celebrare a Lipsia con tanto di visita del presidente Xi l’accordo commerciale. Ma i recenti sviluppi nei rapporti tra Berlino e Pechino, oltre che le parole di Michel e von der Leyen (ex ministro di Merkel) e il flop del tour europeo del ministro degli Esteri cinese Wang Yi, lasciano supporre che la firma potrebbe essere rinviata al 2021 (primo semestre a presidenza francese). Come ha spiegato Giulia Sciorati, associate research fellow del programma Cina all’Ispi, “l’Europa deve essere un giocatore e non un campo di gioco: le parole del Presidente del Consiglio europeo rispecchiano bene un mutato atteggiamento dell’Europa nei confronti della Cina. Inoltre, questo summit, nato e rimasto in sordina, ricalca un trend in voga già dall’Accordo di prima fase tra Stati Uniti e Cina dello scorso gennaio: un’attesa, sempre più palpabile, per i risultati delle elezioni presidenziali americane che hanno ancora il potenziale di influenzare profondamente lo scacchiere internazionale”.
LE ULTIME MOSSE DI BRUXELLES (E BERLINO)
Berlino sta cercando di tornare potenza e lo sta facendo attraverso l’Unione europea. Così si spiegano le recenti mosse della Germania sulla Cina (a Berlino scommettono sulla vittoria di Joe Biden a novembre) ma anche quelle di Bruxelles. Come raccontato da Formiche.net, l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, aveva definito la Cina un “nuovo impero” invitando i 27 a “correggere” gli squilibri economici. E la Commissione europea ha pubblicato recentemente un documento per suonare l’allarme: l’Unione deve ridurre al più presto la sua dipendenza dalle catene di fornitura extraeuropee, a cominciare dalla Cina. Perché, in fondo, come scriveva Lucio Caracciolo su Repubblica, quando Berlino parla di visione “europea” intende anzitutto una visione “tedesca”. Tutt’al più, aggiungiamo, franco-tedesca.
L’ACCORDO SULLE INDICAZIONI GEOGRAFICHE
A margine dell’incontro Unione europea e Cina hanno firmato un accordo bilaterale per proteggere 100 indicazioni geografiche europee in Cina e altrettante cinesi nell’Unione europea contro l’usurpazione e l’imitazione. L’intesa era stata chiusa a novembre. Tra le Ig da protette sono Aceto balsamico di Modena, Asiago, Asti, Barbaresco,, Barolo, Franciacorta, gorgonzola, Grana Padano, Mozzarella di bufala campana, Parmigiano Reggiano e Prosciutto San Daniele.