Il presidente russo, Vladimir Putin, ha diffuso una dichiarazione del tutto inusuale in cui ha proposto che Stati Uniti e Russia riavviino le relazioni nel campo della sicurezza e nell’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Itc), perché i due paesi hanno “una responsabilità” nel garantire la sicurezza internazionale delle informazioni (Iis).
Nella dichiarazione, resa pubblica dal sito del Cremlino, Putin propone quattro punti a Washington. Primo, ripristinare un dialogo di alto livello tra le strutture che si occupano di Iis. Secondo, mantenere un canale di comunicazione continuo ed efficace tra le rispettive agenzie competenti riguardo alla sicurezza informatica – che, suggerisce, interessa più campi, come per esempio la sicurezza nucleare, e in generale la sicurezza nazionale. Terzo, redigere un accordo di prevenzione per gli “incidenti nello spazio informatico” simile a quello Over the High Seas in vigore dal 1972 per evitare collisioni in alto mare. Quarto, “scambiare, in un formato reciprocamente accettabile, garanzie di non intervento reciproco negli affari interni, anche nei processi elettorali [attraverso] metodi di alta tecnologia”.
Il quarto punto è certamente quello che desta maggiore perplessità, se non curiosità. La Russia è accusata dagli Stati Uniti di aver alterato il corso delle elezioni presidenziali del 2016 attraverso un’operazione sofisticata di interferenza. Stesse accuse sono state lanciate contro Mosca da diversi altri paesi (la Francia, il Regno Unito con la Brexit, per fare due esempi).
Operazioni complesse che hanno coinvolto unità specializzate del Gru, l’intelligence militare, e l’ormai famosa Fabbrica dei Troll di San Pietroburgo. Quello che dice Putin può sembrare in effetti un modo per trollare le agenzie dei servizi segreti statunitensi che – come con le Midterms due anni fa – anche in questa occasione avvertono della possibilità che nuove campagne di interferenza colpiscano le elezioni Usa 2020.
“Una delle principali sfide strategiche odierne è il rischio di un confronto su larga scala nel campo digitale”, scrive Putin in apertura del suo statement, dimenticando però di ricordare tutte le occasioni in cui la Russia ha dimostrato di usare campagne digitali come parte delle varie operazioni ibride che hanno segnato l’avventurismo putiniano in Siria come in Ucraina, o in Africa o nell’Est europeo; o ancora sul coronavirus (con i siti del Cremlino che diffondevano le peggiori fake news cospirazioniste che fanno da base a molte delle istanze portate avanti dai negazionisti del Covid); oppure sugli avvelenamenti nei casi Skripal e Navalny o altri ancora prima, o nel caso dei giornalisti scomodi eliminati: episodi in cui il governo russo ha preteso che si credesse a linee difensive contro ogni logica, traiettorie con cui nascondere operazioni contro oppositori e dissidenti.