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La transizione energetica guarda all’economia circolare. Il punto di Pirani (Uiltec)

Il Recovery Fund metterà a disposizione nel nostro Paese ingenti risorse indispensabili all’economia circolare. Ieri a Milano ho sottolineato questa prospettiva intervenendo ai lavori de Il verde e il Blu Festival. Ed è evidente che la ripresa economica e sociale del Paese dipenderà da un buon utilizzo dei fondi europei. È necessario, però, definire una strategia che si basi sulle linee guida del Green Deal. È indispensabile che i fondi messi a disposizione dalla Comunità europea vengano utilizzati per la riconversione energetica e per la crescita occupazionale del Paese, considerando un piano di sviluppo nel breve, medio e lungo termine.

LA RIVOLUZIONE ENERGETICA

Il settore energetico rappresenta lo spazio della transizione verso la decarbonizzazione. Guardare alle risorse rinnovabili non è sufficiente: è necessario un piano di riqualificazione e riprogettazione dei processi industriali, che diminuiscano l’utilizzo delle risorse fossili in esaurimento e le sostituiscano con risorse non inquinanti da un lato, e sviluppare sistemi integrati di immagazzinamento dell’energia prodotta dalle fonti discontinue per l’utilizzo in continuo da parte delle fonti energivore.In tale quadro di collocano i progetti di cattura, stoccaggio ed successivo riutilizzo dell’anidride carbonica in unità geologiche profonde in esaurimento o dismesse come i giacimenti sfruttati o gallerie minerarie in disuso.

Il successivo riutilizzo, attraverso la fissazione con microalghe o la mineralizzazione per fissaggio di inerti, o la produzione idrogeno. La sostituzione in misura via via crescente delle fonti fossili con risorse sostenibili e a basso contenuto emissivo, quindi, può essere intesa come una riconversione degli impianti industriali. Si tratta di una vera e propria rivoluzione energetica che vede la produzione di energia passare, ad esempio, dal carbone al gas naturale, o la realizzazione di sistemi di recupero delle emissioni stesse per successivi trattamenti e riutilizzi.

GUARDARE ALLA CIRCOLARITÀ DELL’ECONOMIA

La sostenibilità e la ecocompatibilità della progettazione, e realizzazione degli interventi devono coinvolgere altri aspetti legati all’ambiente, quali il riutilizzo di suoli e la minimizzazione degli impatti stessi. È necessario, inoltre, sostenere ed incentivare la collaborazione con gli istituti di ricerca e con le università, al fine di garantire un continuo miglioramento ed una innovazione tecnologica su ogni aspetto dei processi energetici.

La circolarità dell’economia pone l’attenzione sull’utilizzo delle biomasse, per la produzione di bioplastiche mediante l’abbattimento di impatto ambientale, quindi di nuovi polimeri che riducano il problema del fine vita, e per la produzione di bioerbicidi e biofertilizzanti per l’agronomia. Ed è determinante praticare lo sviluppo di progetti che prevedano l’intercettazione e il ricircolo della frazione organica del rifiuto con sacchi biodegradabili e computabili o che prevedano la produzione di imballaggi compostabili è da promuovere e incentivare, al fine di completare il cambiamento di visione di ottica riguardo al rifiuto, che diventa risorsa da utilizzare e su cui investire. Attraverso le biomasse, infine, si può produrre biometano, sostituibile all’idrogeno nell’ottica della riconversione dei processi industriali.

NON DISPERDERE LE RISORSE

Il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla Commissione europea per un’economia sostenibile a zero emissioni, però, è collegato anche al tema dell’efficienza energetica, e alla diminuzione della dispersione delle risorse. L’ammodernamento della rete idrica nazionale, con la definizione di perimetri di responsabilità a livello regionale coordinati a livello centrale, risulta non più procrastinabile al fine di minimizzare le dispersioni attuali non in linea con la media europea.

Le condotte di adduzione, obsolete e prive di manutenzione, vengono rinnovate a ritmo troppo lento, e gli investimenti al riguardo risultano ben al di sotto della media europea. Il sistema di captazione, trasporto e distribuzione, trattamento e riutilizzo è da ridisegnare per aumentarne l’efficienza e diminuirne gli sprechi, con l’obiettivo della media europea in linea con i tempi di investimento definiti dalle linee guida sull’utilizzo del Recovery Fund.

La rete gas nazionale dovrà essere estesa anche alla Regione Autonoma della Sardegna, accelerando la realizzazione del progetto di metanizzazione. Il progetto prevede, oltre alla realizzazione della dorsale principale per la connessione alla rete esistente e derivazioni secondarie, un sistema di infrastrutturazione con depositi costieri, rigassificatori, centrali a gas e reti cittadine; questo consente di riequilibrare il mix di fonti energetiche agendo su sostenibilità ed economicità.

OCCORRE SBUROCRATIZZARE

Occorre favorire il processo di digitalizzazione delle reti, elettriche, idriche e gas, nell’ottica di una maggiore efficienza e della sostenibilità. Ed è bene ricordare che il rispetto delle tempistiche definite per l’utilizzo dei fondi europei è incompatibile con le procedure burocratiche attuali: la semplificazione e la velocizzazione delle pratiche autorizzative diventa una priorità, così come il monitoraggio e controllo dell’effettiva realizzazione delle opere al fine di garantire l’obiettivo sull’occupazione.

La nuova commissione di valutazione, prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per arrivare agli aiuti europei, dovrà altresì, essere composta da personale qualificato ed altamente professionalizzato e dovrà garantire la valutazione degli stessi, con giudizio critico ed efficace, nonché la tempestività nella risposta. Di conseguenza occorrerà fare in modo che l’offerta formativa, tenga conto delle esigenze di mercato legate al cambio produttivo in atto e della nuova articolazione delle modalità di lavoro; la riqualificazione delle professionalità passa attraverso l’aumento di competenze legate ai temi del marcato produttivo e diventa garanzia per l’occupazione.

IL PRESUPPOSTO CULTURALE DELLA TRANSIZIONE

È fondamentale evitare la concentrazione degli investimenti solo in alcune aree del Paese: la transizione energetica e la ripresa economica e occupazionale dovrà essere il più possibile omogenea, con particolare attenzione alle realtà critiche, quali ad esempio il Mezzogiorno o i grandi poli industriali dismessi o da riconvertire, favorendo lo sviluppo di progetti innovativi nelle stesse anche come attrazione per potenziali investimenti esteri.

La transizione energetica, quindi, è prima di tutto un fatto culturale che deve mettere al centro i lavoratori: le modalità di esecuzione della prestazione lavorativa, la riconversione delle competenze, la sicurezza anche dal punto di vista sanitario, devono essere parte integrante del piano strategico da realizzare per creare, attraverso la transizione energetica, un volano per l’economia e per l’occupazione del sistema Paese.



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