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Perché si vota ancora nelle scuole? Il commento di Celotto

Da sempre votiamo nelle scuole. Lo ricordiamo bene fin da quando eravamo studenti: quelle strane operazioni che non capivamo bene erano una occasione ottima per saltare un paio di giorni di lezione.

Sul punto le istruzioni ministeriali sono chiare:

“La scelta delle sedi delle sezioni, invece, dovrà cadere, di preferenza, su edifici scolastici ovvero di proprietà comunale o di altri enti pubblici. Soltanto in casi eccezionali possono adibirsi allo scopo locali privati, tenendo peraltro sempre presenti i suindicati motivi di opportunità” (così par. 101 Circolare Ministero dell’Interno 1° febbraio 1986, n. 2600/L).

Forse si tratta anche di una regola di buon senso, forse perché gli edifici scolastici sono davvero presenti in ogni angolo del nostro territorio.

Eppure da anni in molto hanno segnalato l’inopportunità che si voti nelle scuole. Prima la legge n. 127 del 1997 ha previsto che: “I  comuni  possono  rideterminare  attraverso  accorpamenti  il numero e  la  localizzazione  delle  sezioni  elettorali,  e  possono prevederne l’ubicazione in edifici pubblici anche non scolastici” (art. 17, comma 50).

Poi il Decreto del Ministro dell’interno del 2 aprile 1998 (“Regolamento concernente i criteri per la ripartizione del corpo elettorale in sezioni”) dice molto chiaramente “uguale attenzione ed ogni specifica consentita azione dovrà essere svolta affinché gli Uffici elettorali comunali prevedano … l’ubicazione del maggior numero possibile di sezioni in edifici che non svolgono attività scolastica”.

Ma in vent’anni è cambiato poco.

Ma ora c’è anche il Covid.

E soltanto il 15 giugno scorso il segretario del Pd Zingaretti ha chiaramente detto: Basta ai “seggi elettorali nelle scuole, si usino palestre o altri luoghi per evitare sospensione delle attività”.

Questa estate il Ministero dell’interno ha anche avviato un apposito gruppo di lavoro per incentivare i Comuni a rinvenire sedi elettorali idonee al di fuori delle scuole. Ma, stando ai dati, soltanto 185 comuni sono riusciti nell’impresa.

In pratica, oggi risulta che dei circa 62 mila seggi elettorali, quasi 55 mila sono ancora negli edifici scolastici! Cioè l’88%.

A volte i percorsi delle decisioni nel nostro Paese sono veramente strambi. Tutti contestano, protesta, rilevano l’opportunità, allora si avviano gruppi di studio e di lavoro, ma… non se ne fa niente.

Non penso che dobbiamo arrivare a come fecero in Iran nel 2008, quando per mancanza di sedi idonee si decise di votare su autobus di linea collocati sulle strade.

Ma credo davvero che sia giunto il momento di modernizzare il sistema di voto. Visto che in Italia, malgrado semplificazioni ed election day, si vota abitualmente tutti gli anni, fra comunali, regionali, politiche ed europee. Ed è davvero anacronistico far pesare tutto il sistema sulle scuole.


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