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Niente rimpasto, la debolezza del governo è la sua forza. La versione (centrista) di Mannino

Fine Conte mai? L’ex ministro democristiano Calogero Mannino non ha dubbi: è la debolezza di Conte, Di Maio e Zingaretti a rappresentare l’assicurazione sulla vita dell’esecutivo, che andrà avanti fino alla scadenza naturale della legislatura, trovando di volta in volta un compromesso sui temi caldi, come l’utilizzo o meno del Mes. E sul concetto di centro Mannino (che ne ha anche per il Pd che ha dimenticato il garantismo) dice che…

Dopo il doppio puntello referendum-regionali l’orizzonte per il governo è il nuovo Colle, passando per un rimpasto?

Credo che il governo abbia ottenuto il risultato del suo consolidamento sino alla fine della legislatura. In verità la debolezza di Conte è l’unica condizione che permette alla debolezza di Di Maio e alla debolezza di Zingaretti di diventare forza politica. Questa maggioranza non ha alternativa neanche nel suo seno e non farà neppure un rimpasto.

Quando finiranno le esitazioni su temi strategici come il Mes?

Troveranno una soluzione di compromesso per via dei governativi nei Cinque Stelle. Se alla minaccia di crisi di governo farà seguito lo scioglimento delle camere, anche i gruppi parlamentari del M5S rimarranno allineati e coperti. Per cui sul Mes verrà individuata una mediazione. D’altra parte Bruxelles mi pare che sia messa a mani larghe e accordi tutto pur di non avere Salvini in maggioranza.

Come potrà il premier puntellare la propria azione con un M5s dilaniato dalla crisi esistenziale interna ed un Pd rafforzato?

Le due debolezze di M5S e Pd possono diventare forza solo nella misura in cui c’è Conte che li tiene. Diversamente nessuno dei due partiti è in condizione di esprimere un disegno o un’iniziativa politica. Non è dato pensare che Zingaretti e Di Maio abbiano un’alternativa all’attuale governo. Quindi questo esecutivo, debole così com’è, rappresenta l’unica forza tanto per il M5S che per il Pd.

Il Pd sul garantismo si è mostrato timido: un errore?

Su tutte le questioni essenziali che hanno storicamente caratterizzato il Pci, il Pd si è mostrato timido. Non solo ha rinunziato al garantismo costituzionale, ma ha anche votato questa vergogna del taglio dei parlamentari. Considero il Pd un partito allo sbando, pur di stare al governo con la sola motivazione di tenere fuori Salvini.

Quale il ruolo del centro nel concetto politico di stabilità?

Il centro è importante non solo come luogo fisico o geografico, ma come funzione politica a condizione di essere alternativo alla sinistra. Se il centro si pone solo nella prospettiva di opposizione alle destre, non avrà altra funzione che quella di vassallo del Pd. Se invece è alternativo al Pd, ed oggi il terreno su cui esserlo è innanzitutto quello del garantismo, allora è un’altra cosa. Al di là dell’esito referendario, ci sono molteplici questioni ancora aperte, come il problema della magistratura che non può essere eluso o risolto a tarallucci e vino. Per cui c’è un centro che deve ancora costruirsi e porsi: potenzialmente c’è lo spazio ma non c’è il centro perché tutti quelli che erano lì sono andati in una direzione o nell’altra.

Come uscire dall’impasse?

Recuperare personaggi dalle vicende politiche degli ultimi 30 anni mi sembra impossibile. La Dc sorse nel 1943 quando c’era un De Gasperi, con Sturzo alle spalle, e con una visione ed una prospettiva politica. Ovvero con uno spazio politico dato, in verità, dalla influenza che i cattolici esercitavano nella vita sociale ed in quella pubblica del paese. Oggi questo è un elemento molto più debole. Il centro, quindi, dovrebbe costituirsi soltanto come partito moderato ma a chi pensa ad un centro esclusivamente come partito moderato dico che non basta mettere un po’di moderazione a Zingaretti e Salvini, perché a quel punto sarebbe quindi finita la funzione del centro stesso.

twitter@FDepalo

 



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