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Si torna a scuola obtorto collo. La riflessione del preside Ciccotti

Oggi la “rentrée all’italiana” per circa dieci milioni tra studenti e personale. Ma permangono alcune criticità. Soprattutto negli istituti periferici, in quelli con più plessi e più aule da collegare via rete wifi. Ma perché la stampa nazionale ci parla delle scuole del centro-città, ben servite dai mezzi di trasporto e dal digitale? La distribuzione delle mascherine all’entrata porterà via tempo. Molti banchi monoposto sono ancora dal falegname.

LE CRITICITÀ

Ad oggi pare che non tutte le scuole potranno garantire il distanziamento, nelle aule, come richiesto dal Comitato Tecnico Scientifico. Certo, la maggior parte dei lavori di ampliamento-aule, con abbattimento tramezzi, dove era possibile, è stato condotto con solerzia dagli enti locali, e vanno ringraziati. Ma va preso atto che nelle scuole dove mancano le aule, il miracolo dei pani e dei pesci non si è verificato, pur con il pronto auxilium del vescovo locale. Quindi, è inevitabile avere degli alunni a meno di un metro, magari a 90 centimetri, ovviamente tutti con la mascherina. In alcuni casi ciò è dovuto al fatto che si è in attesa del banco singolo che farà guadagnare centimetri preziosi, ma ora si è costretti a usare i banchi doppi, inventandosi geometrie cubiste per garantire i 90-100 centimetri. Queste classi “al limite” o poco più in là del limite, se sono alle superiori, potrebbero andare in Dad. Ma spesso i loro plessi si trovano in aree periferiche dove la fibra non è arrivata o giunge con poca potenza e non supporta molti collegamenti in simultanea, dalla scuola. Per molti casi il sogno di avere metà classe in presenza e metà a casa, parlo delle superiori, non è stato realizzabile visti i tempi brevi e la chiusura estiva di ditte con personale in ferie. Sulla stampa nazionale spesso vengono presi a modello Licei del centro città, magari con uno o due plessi, ben collegati dalla fibra. Sabato il Corriere della Sera parlava di un liceo con 1350 alunni al centro di Milano, in cui è stato possibile il collegamento da scuola. Vi sono, però, Istituti con 1500-2000 allievi, in cinque plessi, in aree periferiche della provincia, tra vallate e colline, con serie criticità di collegamento digitale. Come nel mio caso.

ANCHE GLI ISTITUTO COMPRENSIVI IN DIFFICOLTÀ 

Passando alla fascia under 14 anni, ossia a quei bambini e ragazzi che non possono essere lasciati a casa da soli, come si procederà nei casi in cui non si siano trovate altre classi o spazi alternativi? Qualche scuola sta facendo i turni, tal’altra posticiperà la ripresa. Poi vi sono sovrapposizioni con le elezioni/referendum e diverse scuole diventeranno seggi elettorali tra pochi giorni. La proposta di Formiche.net di posticipare l’entrata, per le superiori, di uno o due mesi, andando in Dad come nella scorsa primavera (più semplice il collegamento del singolo docente da casa sua verso una classe) e ospitare gli under 14 nei plessi delle superiori, quelli della primaria nei plessi delle “medie”, insomma era l’uovo di Colombo, è caduta nel vuoto. Con altre otto settimane di tempo si sarebbero potute sanare tutte le criticità. Personalmente, sono riuscito a mettere in sicurezza, grazie agli enti locali, e al volontariato dei genitori e docenti, diversi ambienti scolastici, di due scuole di due diversi comuni. Ma siamo al limite con gli spazi. Non abbiamo né palestre, né laboratori, né locali aggiuntivi per mense.

IL PROBLEMA DELLE MASCHERINE 

Da venerdì l’altro in alcune città della provincia di Roma, per esempio, le mascherine non verranno più consegnate a scuola. I dirigenti dovranno mandare qualcuno a caricare gli scatoloni di mascherine in alcuni licei della capitale, scelti come “deposito”. Chi si invia? Chi paga la benzina? Con quali mezzi si caricheranno questi scatoloni? Ancora. Secondo le vigenti disposizioni le mascherine vanno distribuite ogni giorno davanti al portone di ingresso. In Istituti con la media di oltre mille allievi, che tipo di fila si genererà? E quando pioverà o farà freddo? Inoltre, far misurare la temperatura a scuola, come proponeva giorni fa un deputato di Italia Viva, soprattutto in Istituti di 1300-2000 studenti, è una ulteriore incombenza che non può al momento essere affrontata dal personale scolastico.

I “DOCENTI FRAGILI” CHE NON POTRANNO ESSERE A SCUOLA 

Si attendono altre indicazioni sui “docenti fragili”, ossia coloro che rimarranno a casa. Una prima circolare ci dice che potranno svolgere “altra funzione” (vai a trovarla!) o insegnare da casa. Sarà possibile il collegamento da casa verso la scuola in tutti gli istituti? Qualora il collegamento si realizzi, a chi aspetterà la sorveglianza della classe mentre il docente sta tenendo la sua lezione? Di quanto personale Ata in più si avrà bisogno?

QUESTO ERA L’ANNO PER AIUTARE IL TURISMO 

Forse, per tutte queste ragioni e altre, bisognava partire con più calma. Per esempio, andava consentito, per alcune settimane, l’adozione dell’orario ridotto e la turnazione dei corsi, per gli Istituti in difficoltà oggettive (insufficienza aule, debole/inesistente collegamento digitale, assenza del banco singolo, ecc.). Oppure, ribadiamolo chiaramente: questo era l’anno in cui si doveva tornare a scuola a ottobre. Avremmo aiutato anche il turismo, settore duramente colpito dal lockdown, visto che settembre in Italia è da sempre un mese dal meteo splendido. Ma iniziamo il 14 settembre, obtorto collo. Buon anno scolastico.

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