Secondo quanto rivelato a Bloomberg da varie fonti anonime, il premier libico Fayez al Serraj starebbe sul punto di dimettersi. Notizia smentita dal ministro del Lavoro di Tripoli, Mahdi al Amin, che ha parlato con Sputnik – un media che diffonde in diverse lingue la visione del Cremlino. Qui, prima di andare avanti, val la pena ricordare che l’idea sulla Libia in Russia è piuttosto complessa: ufficialmente amica del governo onusiano che Serraj guida, da sempre Mosca ha dato sostegno militare e politico alle ambizioni dei ribelli dell’Est che cercano tutti i modi per rovesciare l’esecutivo di Tripoli. La smentita, al pari della notizia, è dunque da definire e se ne vedrà la sostanza nelle prossime ore.
Tornado all’articolo di Bloomberg, le informazioni dicono che Serraj sarebbe pronto a lasciare già nei prossimi giorni. Una fonte dalla capitale libica (dove opera il Governo nazionale libico promosso dall’Onu e guidato da Serraj) fa notare che, dovesse essere vera la notizia “ancora tutta da verificare”, difficilmente Serraj lascerà “un vuoto di potere in un momento così delicato”. La Bloomberg in effetti scrive che comunque il premier per tutto il tempo dei negoziati di Ginevra, previsti per ottobre. Insieme al presidente del parlamento HoR, Agila Saleh, Serraj ha in effetti intrapreso un contatto negoziale che potrebbe portare a qualche forma di stabilizzazione.
Ora, non è ancora possibile definire se le dimissioni di Serraj possano inserirsi nell’ambito di questi colloqui. Si parla della definizione di un nuovo Consiglio presidenziale (organo voluto dall’Onu secondo gli accordi del 2015 da cui gestire l’implementazione del governo, mai definitiva perché mancate della fiducia parlamentare finora bloccata da Saleh e dalla guerra). Serraj potrebbe aver deciso di sacrificarsi per far spazio alle evoluzioni del processo di stabilizzazione tra Est e Ovest?
Un progetto su cui comunque pesano le volontà dei ribelli orientali, che non vogliono mollare le armi. Anche se, come scrive Bloomberg, le dimissioni di Serraj potrebbero essere accolte dai paesi che sostengono le ambizioni dei ribelli (in primis dagli Emirati Arabi) e da chi sta spingendo la figura di Saleh per sostituire il capo miliziano Khalifa Haftar — su tutti l’Egitto, d’accordo col piano di Saleh e con la proposta di Serraj di indire nuove elezioni entro la prossima primavera.