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Venezuela, la farsa del regime spiegata da Armas, che sull’Italia dice…

“Graziati da quale condanna?”. Armando Armas, 39 anni, avvocato, è il presidente della Commissione Esteri dell’Assemblea nazionale venezuelana riconosciuta dal governo di Juan Guaidò. Dall’esilio, in Italia, dove ha parenti, commenta con Formiche.net la notizia di una “grazia” di Nicolas Maduro a 100 prigionieri politici. Fra loro ci sono nomi illustri, come il braccio destro di Guaidò Roberto Marrero, ma anche la deputata rifugiata in Italia Mariela Magallanes.

“Prima di tutto, Maduro non è legittimato a dare alcuna grazia, perché queste persone non hanno mai commesso un crimine – commenta Armas – 23 parlamentari sono stati incarcerati in modo illegale, senza alcun rispetto dell’immunità né prove. È una farsa elettorale, Maduro vuole solo fare propaganda in vista delle finte elezioni di dicembre”.

Armas non è fra i “graziati”. Gira l’Europa e coordina la rete di contatti all’estero dei dissidenti venezuelani. Rimane stupito e amareggiato a leggere della “grazia” di Maduro sui giornali europei. “Un indulto si concede quando c’è stata una condanna. Molte di queste persone non hanno mai avuto un processo, sono rimaste in carcere, agli arresti domiciliari o ricercate senza un motivo”.

Un decreto, quello di Maduro, pensato e confezionato per l’Europa, spiega il deputato venezuelano, tra i deputati eletti con il più alto numero di voti nel 2015, poi ridotto in fin di vita dopo un’aggressione dei “colectivos” durante il raid dell’Assemblea nazionale nel 2017. “Vogliono dividere le opposizioni, ma soprattutto legittimare le elezioni agli occhi dell’Europa, che non deve cascarci. Anche perché le uniche vere elezioni sono quelle presidenziali, che oggi non sono in programma. Chi poi crede che questo sia un passo verso la democrazia si sbaglia di grosso. Solo ieri il regime ha arrestato di nuovo Jesùs Medina, giornalista scarcerato un mese fa”.

Da giorni si vociferava di un maxi-indulto. Tra i dissidenti all’estero definito “una farsa elettorale”. Anche perché di una tregua dalle violenze, per il momento, neanche l’ombra. Armas ne ha avuto prova sabato pomeriggio scorso. Quando un blindato del Conas (Comando nazionale anti-estorsione e sequestri) si è fermato di fronte alla casa di sua madre, Nidia Cuartin, a Leicheria, nello Stato del Nord-Est di Anzoategui, per prelevarla, mascherati e armati di fucili d’assalto, e interrogarla per sei ore.

“Abbiamo saputo da fonti attendibili che era una trappola. Volevano attirare mio fratello, Antonio, 37 anni, per incarcerarlo. E non è neanche in politica – racconta Armas – hanno fatto irruzione in casa per poi trattenerla sei ore al comando, senza elettricità, isolata dal mondo”. Sono i metodi di Maria Iris Varela, ministro delle Prigioni. “Hanno creato una carica appositamente. Quel ministero fa da raccordo fra il regime e le gang criminali”.

Dall’Europa tutto tace. E chi parla, lascia senza parole. Come la Spagna, spiega Armas: “L’account twitter del ministero degli Esteri spagnolo ha ufficialmente espresso soddisfazione per ‘gli indulti’. Molto preoccupante”.

È assordante il silenzio italiano, ma in fondo non sorprende più di tanto, confessa il deputato. “Purtroppo lo sappiamo. L’Italia non ci ha riconosciuto, ed è uno degli ultimi Paesi europei che insiste a bloccare una posizione unica di Bruxelles sulle sanzioni a Maduro. Il console del Venezuela a Milano, Giancarlo De Martino, ha chiesto di apporre una taglia sui deputati in esilio, me compreso. Abbiamo chiesto alla Farnesina di revocargli le credenziali, stiamo aspettando”.

Rimane sul filo anche la Santa Sede, da cui pure i venezuelani si attendevano una parola chiara. “Il Vaticano conosce bene il regime, ma in questi anni ha spesso offerto il fianco alla propaganda di Maduro, che si prende gioco di papa Francesco. Speriamo se ne accorgano il prima possibile”.


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