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Dublino e immigrazione, la vera scommessa sarà accontentare tutti

Bisognerà aspettare mercoledì 23 settembre per capire se gli entusiasmi provocati dall’annuncio dell’abolizione del regolamento di Dublino fatto da Ursula von der Leyen saranno più o meno giustificati. La proposta che la Commissione europea metterà sul tavolo degli Stati membri dovrebbe accontentare tutti, obiettivo forse impossibile. L’aumento degli sbarchi in Italia negli ultimi mesi ha riacceso i fari sui flussi migratori e il punto più importante non sarà raggiungere un accordo sulla redistribuzione quanto quello di ricollocare in tutta Europa anche i migranti economici che sono la grande maggioranza. Se questi ultimi dovessero restare sul groppone di Italia e Grecia, per citare le nazioni più esposte, qualunque intesa sarebbe inutile.

Annunciare una nuova normativa che sostituisca il regolamento di Dublino è ancora più impegnativo se si ricorda quello che avvenne nel Consiglio europeo del giugno 2018: in seguito alle prime pressioni del governo Conte I, su richiesta del primo ministro ungherese, Viktor Orbán, il Consiglio decise che il regolamento sarebbe stato modificato solo all’unanimità (cioè ogni nazione avrebbe dovuto dare il “consenso”) e i ricollocamenti sarebbero diventati volontari da obbligatori che erano. Inoltre, quando erano obbligatori dall’Italia furono ricollocati solo 12 mila persone, circa un terzo rispetto agli accordi. Quel muro alzato da un governo che pure si dichiarava amico di quello italiano aumentò a dismisura i nostri problemi.

Oggi la difficoltà politica maggiore della Commissione sarà riuscire a trovare un sistema di pesi e contrappesi che ammorbidisca le posizioni oltranziste di alcune nazioni dell’Est e potrebbe essere l’occasione giusta per finanziare in maniera massiccia i rimpatri attraverso accordi di riammissione che siano convenienti per i Paesi di provenienza. E’ evidente, infatti, che qualunque nazione europea accetterebbe controvoglia migranti che non hanno diritto all’asilo e che l’ipocrita solidarietà ha bisogno di garanzie.

La proposta della Commissione e il dibattito che ne seguirà costituiranno un banco di prova anche per le forze politiche italiane. Le reazioni forniscono indicazioni interessanti: il presidente Giuseppe Conte, pur aspettando la proposta di mercoledì, è fiducioso tanto da rilanciare la modifica dei decreti sicurezza di Matteo Salvini e il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, rilancia il concetto per cui chi arriva nei Paesi del Sud Europa arriva in Europa. Da destra c’è prudenza anche perché alla vigilia delle elezioni non si può cedere: Salvini si limita ad aspettare i fatti, Giorgia Meloni rigira il coltello nella piaga sottolineando che bisogna capire come ricollocare i migranti economici. Sarebbe un bel passo avanti se, almeno a Bruxelles, i rappresentanti italiani fossero compatti nel trovare la soluzione migliore.

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