Il nodo è doppio, osserva l’ex ministro dell’Istruzione ed esponente Dc Gerardo Bianco a Formiche.net: e verte la tenuta del governo, passando anche dalla nuova legge elettorale, e le prospettive politiche del Pd (che sconta gli errori di Prodi e Parisi sulla giustizia).
Il ragionamento parte dagli obiettivi dei democratici che devono guardare al centro e non ad una forza le cui contraddizioni interne ne hanno minato i risultati elettorali. Per questa ragione, riflette, è il ruolo di Giuseppe Conte a rivelarsi più decisivo e strategico, anche con l’obiettivo di un approdo al Mattarellum.
Davvero il governo è salvo dopo le elezioni regionali?
Credo che queste elezioni abbiano soprattutto rappresentato una presa di consapevolezza da parte di larghe fette della società italiana che con il populismo e la demagogia non si va da nessuna parte. A mio avviso però non si è stabilizzato nulla, anzi si sono aperti più fronti. Il risultato negativo di una forza rilevante della maggioranza che non ha dinanzi a sé alcuna prospettiva di crescita, in quanto forza politica inconsistente basata su molte contraddizioni, non rafforza certamente il governo. Il nodo è relativo al come andare avanti.
Zingaretti chiede di pedalare e quindi il Mes: un rimpasto è escluso?
Complessivamente il Pd non esce male dalle elezioni, ma deve fare i conti con un grande problema ancora irrisolto: con quale forza politica, dotata della prospettiva di poter riempire il vuoto presente al centro, può immaginare di creare un’alleanza? I dem indubbiamente hanno tenuto, ma con limitate potenzialità di espansione elettorale. Pensare che l’alleato permanente possa essere il M5S è illusorio, anche perché si tratta di un soggetto indebolito che, con molta probabilità, non sarà in grado di raggiungere le percentuali del passato.
Può essere sufficiente alla maggioranza il comune humus dell’anti-sovranismo?
Il Pd si trova a confrontarsi con un nodo enorme: lavorare per valutare quale potrà essere in prospettiva l’alleato possibile. A mio avviso dovrebbe aprire un discorso a tutto campo: in questo frangente diventa centrale la potenzialità del premier, che tutto sommato esce bene sia dal referendum che dalle regionali. Il governo certamente non è così rafforzato dalle scorse urne come vorrebbe, ma allo stesso tempo il soggetto Conte diventa una pedina importantissima nello scacchiere politico italiano.
Chi ha allora in mano il pallino del gioco? E Palazzo Chigi come deve migliorare tempi e azioni?
Nelle mani di Conte c’è la possibilità di essere uno straordinario freno alla vittoria delle destre. Si tratta di uno degli elementi fondamentali della attuale battaglia politica piddina. Il discorso del pallino, paradossalmente, è direttamente proporzionale al gioco che si prova a condurre: in questo momento il Pd, proprio per corroborare la sua posizione europeista, deve giocare la carta Conte. Per cui Zingaretti da un lato può accelerare questa fase anche programmatica, ma dall’altro può farlo solo con l’attuale premier.
Giorgetti e Letta categorici sulla legge elettorale: con il proporzionale l’Italia rischia l’impasse?
Essendo stato il Presidente del gruppo parlamentare che ha portato avanti il progetto verso il Mattarellum, sono favorevole al suo ripristino, perché è un sistema che ha ben funzionato. Ne allungherei la percentuale proporzionale, più del 25%. Ma non sono d’accordo sul fatto che il proporzionale sia la rovina del Paese, anzi favorisce lo spirito di coalizione inducendo anche quei partiti che nascono contro il sistema a doversi adattare e fare i conti con la realtà se vogliono governare. Lo dimostra il caso del M5S. Piuttosto mi pongo il problema che il proporzionale puro che vedo prospettarsi rovescerebbe il referendum. Non capisco perché non si pensi di ripristinare, seppur con alcuni ritocchi, il Mattarellum.
Vietnam M5S: divisi su tutto ma uniti dai temi della giustizia a cui il Pd ha detto si. Pericolosa la deriva giustizialista dei dem?
È fuori di discussione. Nessun partito a mio avvio ha una cultura adeguata per capire a fondo il problema della giustizia nel nostro paese, eppure ci sono gli scritti di un grande giurista come Giovanni Verde, che mette in guardia chi pensa di utilizzare la magistratura per giovarsi di quelle leve a fini politici. In questo, vedo una sorta di alterazione culturale. Il Pd, che ritengo l’unico partito accettabile in Italia, è anch’esso privo di quella cultura a cui ho fatto cenno, non essendo dotato di punti di riferimento culturali e intellettuali. Ha solo in sé la prassi di una classe dirigente, ma si tratta più in generale del frutto del grande errore commesso da Prodi e Parisi.
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