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Crisi nera per gli aeroporti italiani. I numeri tornano al 1995

I nuovi dati di Assaeroporti confermano una crisi senza precedenti per il trasporto aereo. Gli scali italiani hanno perso a settembre circa il 70% dei passeggeri rispetto al 2019. Il presidente Palenzona: “Serve un fondo da almeno 800 milioni di euro per i gestori”. E Lufthansa comunica il rischio di 30mila esuberi

Il Covid-19 ha riportato le lancette indietro di 25 anni per gli aeroporti italiani. I dati di settembre mostrano un crollo dei passeggeri del 70% rispetto al 2019, toccando i livelli del 1995. È il quadro “allarmante” che emerge dai nuovi dati di Assaeroporti, l’associazione dei gestori aeroportuali che riunisce 32 operatori per 42 scali.

I NUMERI DEL CROLLO

I mesi estivi avevano fatto registrare una timida ripresa, ma settembre ha cancellato ogni più cauto ottimismo: 5,7 milioni di passeggeri, il 69,7% in meno rispetto al 2019, pari a quelli del 1995. Crollo più sensibile sui voli extra-Ue, ridottisi del 91%, su cui pesano quarantene e restrizioni imposte dai vari Stati ai viaggi aerei. Per il traffico interno all’Unione europea il calo è del 78%, mentre per i voli nazionali si è registrato un -46%. In calo anche i movimenti cargo (-50%). Guardando il periodo di pandemia, da marzo a settembre, il sistema aeroportuale italiano ha perso l’83% dei passeggeri, il 68% dei movimenti aerei e il 33% delle merci. Pesa chiaramente anche la minore propensione al viaggio e al turismo. Tutto questo porta le ultime proiezioni di ACI Europe ha un ritorno ai livelli di trasporto aereo pre-Covid non prima del 2024-2025.

UNA SITUAZIONE “DRAMMATICA”

Per l’anno Assaeroporti stima 58 milioni di passeggeri, il 70% in meno rispetto ai 193 milioni del 2019, traducibile (qui i dettagli) in una contrazione del fatturato per i gestori aeroportuali pari a 2 miliardi di euro. Dati “drammatici”, spiega il presidente dell’associazione Fabrizio Palenzona. “Gli aeroporti stanno affrontando una difficilissima crisi finanziaria e senza immediati interventi di sostegno diretto sono a rischio migliaia di posti di lavoro e la realizzazione di investimenti e progetti di modernizzazione e sviluppo”, ha aggiunto. Secondo Palenzona serve “un piano di rilancio”, per cui l’invito al governo a “non abbandonare il sistema aeroportuale e anzi deve investire su di esso perché strategico per le attività del Paese e per la ripresa dell’economia”. Senza aeroporti, chiosa il presidente, “il Paese si ferma”.

LE MISURE PROPOSTE

Nel dettaglio, Palenzona spiega che è “necessario che il governo sostenga gli aeroporti attraverso l’istituzione di un apposito Fondo, con una dotazione di almeno 800 milioni di euro, a compensazione dei danni subiti dai gestori”. Un fondo “analogo a quello già approvato dalla Commissione europea in favore degli aeroporti tedeschi (tra fondo perduto e prestiti, ndr) che deve assolutamente rientrare nella Legge di bilancio”. In più, nota Palenzona, “sono indispensabili specifiche misure in materia di ammortizzatori sociali che prevedano la proroga della Cigs senza soluzione di continuità per ulteriori dodici mesi; dobbiamo consentire agli aeroporti di tutelari i livelli occupazionali e salvaguardare gli investimenti”.

CRISI VERA

Ma gli aeroporti rappresentano solo un segmento di un intero settore in sofferenza. Dai costruttori alle compagnie, fino all’indotto coinvolto, il trasporto aereo è stato tra i primi e più colpiti comparti dalla pandemia da Covid-19. Persino i colossi Boeing (a breve riporterà i dati del trimestri) e Airbus hanno annunciato licenziamenti per, rispettivamente, 12mila e 15mila dipendenti. Ieri, lo strutturato vettore tedesco Lufthansa ha fatto sapere che sono a rischio 30mila posti di lavoro all’interno di un Gruppo che ne conta 130mila. Spaventa soprattutto la seconda ondata, che rischia di allungare di molto la ripresa. Da settembre a oggi Lufthansa ha aumentato la previsione di licenziamenti di otto unità. Secondo la Iata (che riunisce 290 compagnie aeree) nel 2020 i vettori avranno un calo del 50% dei ricavi. A fronte di una domanda globale a -66%, le perdite nette ammonteranno a 84,3 miliardi di dollari.

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