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Basta annunci. Luca Pani spiega come evitare un lockdown bis

Basta annunci. Luca Pani, già direttore generale dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), professore ordinario di Farmacologia e Psichiatria Clinica all’Università di Miami, ne vede e sente troppi sul Coronavirus. Un lockdown bis, dice a Formiche.net il professore, in libreria con “Effetto quarantena” (Edizioni Lswr), suonerebbe come “una resa”. Si può evitare, a patto che il governo metta a disposizione le risorse per attuare le nuove misure imposte dal Dpcm di Giuseppe Conte. E che si sfatino tanti miti. Dai tamponi ai vaccini antinfluenzali, ecco un vademecum contro le fake news. Con un allarme finale: se non si interviene per lenire i danni psicologici inferti dalla pandemia, “faranno più morti del Covid-19”.

Professore, il governo ha varato ulteriori restrizioni con il nuovo Dpcm. Troppo o troppo poco?

Non è il quanto ma il modo. Non vedo quel livello di assunzione di responsabilità che sarebbe stata necessaria 8 mesi fa e che adesso è assolutamente cruciale. La politica ha il diritto di ascoltare tutti gli esperti che vuole o anche nessuno, ma poi ha il dovere di fare delle scelte univoche, centrali e chiare per assumersi tutte le responsabilità conseguenti. È solo così che si perdono o si vincono le guerre, e questa è chiaramente una guerra.

Sembra prevalere un approccio wait and see. A otto mesi dall’inizio della pandemia, si può procedere ancora per tentativi?

No, anche perché dall’altra parte c’è un virus che non aspetta niente e nessuno ma fa quello che l’evoluzione gli ha insegnato: adattarsi per infettare il maggior numero di ospiti. Ma se questi ospiti, ovvero noi, sono confusi da messaggi fuorvianti, condizionali e frasi dette a metà i nostri comportamenti di contenimento saranno poco efficaci.

Quali sono gli errori da non ripetere rispetto ai mesi precedenti?

Bisogna smettere di fare annunci perentori che alimentano false speranze e avere il coraggio di fare scelte che si siano in grado di difendere e di portare a termine. Se vogliamo tracciare i contatti dobbiamo saperlo fare. Se vogliamo vaccinare contro l’influenza i vaccini ci devono essere, e così via.

Crede che lasciare tutta questa autonomia agli amministratori locali sia un rischio?

Dipende dagli amministratori. Ma è sempre così in situazioni del genere. Come ci ha insegnato la storia, non contano solo le infrastrutture e le linea guida, che pure sono importanti, ma le persone che stanno in prima linea. Temo però che se dietro l’autonomia si nasconde lo scarica barile delle responsabilità le cose non andranno meglio.

Gli ospedali e le strutture specializzate iniziano a riempirsi. C’è il timore di un nuovo collasso?

I colleghi intensivisti e in genere tutto il personale sanitario che sta gestendo questa emergenza hanno imparato a prendere le misure alla malattia. I comportamenti virtuosi della popolazione e delle fasce più a rischio poi dovrebbero diminuire l’impatto. Purtroppo nelle malattie infettive il numero globale di contagi guida tutte le altre percentuali. Compresi i decessi.

In ballo ci sono 36 miliardi di euro del Mes dall’Ue per la Sanità. Lei li prenderebbe?

Assolutamente sì, ma sarei molto più preoccupato di come spenderli e come rendicontarli con risultati tangibili, in tempi rapidi, piuttosto che come e quando prenderli.

I contagi impennano, ma i numeri sono ancora lontani da quelli di marzo. Cosa è cambiato davvero? Si può abbassare la guardia?

I fenomeni biologici sono adattativi per definizione. Quando definimmo questa pandemia come un evento darwiniano non ci riferivamo alla sopravvivenza del migliore ma esattamente a quella del più adattabile, il che vale per la specie virale e per quella umana. È cambiato che per vari motivi la letalità è per il momento inferiore e che la guardia è stata già abbassata dimenticandosi degli insegnamenti di tutte le seconde ondate delle pandemie precedenti.

Un lockdown bis è fantascienza?

Un lockdown totale, come il precedente, sarebbe un’opzione da ultima spiaggia, di fatto una dichiarazione della nostra incapacità di gestire i focolai. Il fatto che se ne stia parlando potrebbe significare che qualche esperto di malattie infettive e epidemiologia, e io non sono tra quelli, pensa che abbiamo già perso il controllo.

Tamponi molecolari, antigenici, sierologici. Quali sono più affidabili?

Tanto più ci si avvicina a fare una rilevazione dell’acido nucleico del virus, tanto più si è affidabili perché si può contestualmente sequenziarlo e vedere – per esempio – se i ceppi che circolano sono gli stessi in tutto il Paese. In genere quello che conta è che siano sensibili, cioè non prendano dei falsi positivi per negativi e viceversa, e specifici per quello che stiamo cercando. E, aggiungerei, che costino poco, in modo da farli in modo massivo.

È vero che il virus è meno aggressivo o è un falso mito?

Il Covid-19 è sempre stato molto contagioso ma poco letale, per questo è ancora in giro dopo un anno. Il paragone con la Spagnola era preciso per lo studio dei comportamenti umani, tra l’altro non molto diversi dopo un secolo, ma fuori luogo come letalità.

Cioè?

Se il Sars-Cov-2 fosse stato come quello dell’influenza Spagnola a quest’ora avrebbe ucciso un decimo della popolazione umana, infettando quasi tutti, ma poi sarebbe sparito perché l’immunità di gregge avrebbe fatto il suo lavoro. Questo rischia di essere uno stillicidio che le società complesse non sembrano riuscire a reggere. La sofferenza mentale è già in salita ovunque al mondo e farà più morti del Covid-19 se non si interviene.

I vaccini antinfluenzali possono dare una mano?

Certamente, senza se e senza ma. Non solo per gli anziani e le popolazioni a rischio. Dove sono?

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