Armin Laschet, presidente della Renania Settentrionale-Vestfalia, sta rapidamente emergendo come il favorito nella corsa alla successione di Angela Merkel come leader della Cdu e candidato alla carica di cancelliere tedesco alle elezioni previste per il 24 ottobre dell’anno prossimo. Lo sottolinea, citando due dozzine di fonti del partito, l’agenzia Reuters.
GLI SFIDANTI
Dallo stesso land, il più popolato del Paese, arrivano anche i suoi due sfidanti: Friedrich Merz, storico avversario di Merkel, un passato da politico e un presente da uomo d’affari (è stato anche presidente del consiglio di vigilanza di BlackRock Germany), e Norbert Röttgen, presidente della commissione Affari esteri del Bundestag. Manca — e in molti nella Cdu lo sottolineano — il ministro della Salute Jens Spahn, schierato al fianco di Laschet. È soprattutto secondo i suoi sostenitori che Laschet avrà vita facile a conquistare la leadership anche a causa della debolezza degli sfidanti.
IL SOSTEGNO A LASCHET
Se Merz può contare sul sostegno popolare, Laschet — reduce da una visita a Roma per incontrare papa Francesco, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio — è convinto di poter conquistare la presidenza dei cristiano-democratici grazie al sostegno dell’establishment del partito, a partire da quello della cancelliera Merkel. Inoltre, Laschet può contare sul recente successo alle elezioni locali, sull’ottima gestione della pandemia nel suo land e su una buona rete di contatti a livello internazionale (basti pensare ai tre incontri in un anno con il presidente francese Emmanuel Macron) favorita anche da Merkel.
IL RUOLO DEI VERDI
Ma non solo. Laschet è sicuro di farcela anche in virtù del suo essere probabilmente il più adatto a negoziare un futuro accordo per un governo di coalizione con i Verdi in ascesa, ritenuti alla luce dei sondaggi il più probabile alleato dell’Unione dopo le elezioni dell’autunno del prossimo anno. Per comprendere l’urgenza di questo tema è sufficiente leggere quanto dichiarato da Röttgen in un’intervista con Moritz Döbler, direttore della Rheinischen Post, uno dei giornali di riferimento della Renania Settentrionale-Vestfalia: come riportato da Handelsblatt, il candidato ha definito i Verdi il “nuovo concorrente” al centro per la Cdu e ha invitato i cristiano-democratici a prendere di petto la sfida dell’ambiente. Ed è anche per questo che Röttgen spiega che il gasdotto Nord Stream 2, sul quale Cdu e Spd sono spaccate mentre i Verdi sono decisamente contrari, un progetto “mai stato nell’interesse tedesco”: le dipendenze da una sola fonte — come in questo caso dalla Russia — dovrebbero essere evitate, ha detto. Contro il completamento del gasdotto si è schierato, dopo l’avvelenamento dell’oppositore russo Alexei Navalny, anche Merz (che però sempre il meno incline a un accordo di governo con i Verdi). Laschet, invece, in linea con la cancelliera Merkel, ha frenato sull’ipotesi di uno stop.
GLI EQUILIBRI IN EUROPA
Sergio Fabbrini, politologo, direttore del Dipartimento di Scienze politiche alla Luiss, ha spiegato a Formiche.net che “se, come pare, la Cdu si prepara a sostituire i Socialdemocratici con i Verdi nel 2021, si apre un varco per il fronte ambientalista”. E in questa situazione potrebbe “far gola portare dentro al Ppe un raggruppamento come i Cinque Stelle. Tanto più se si andrà a un confronto duro con Viktor Orban, con la sospensione o l’espulsione dei rappresentanti di Fidesz”. Secondo Paolo Mieli, già direttore del Corriere della Sera, invece, i movimenti nella Cdu “possono cambiare la carta politica dell’Ue. Non credo che Laschet o altri democristiani tedeschi cerchino nel Movimento un interlocutore ufficiale”, ha detto a Formiche.net: “Con l’uscita di scena della Merkel verrà meno lo schema su cui ha costruito un lungo regno in Ue, cioè l’alleanza fra popolari e sinistre. A quel punto la Cdu potrebbe voler guardare a destra, spaccando le coalizioni nazionali per annettere i moderati e lasciare fuori gli estremisti.