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“Fratelli tutti” spiegata on line ai cinesi. Senza censure

Un’ampia ed esaustiva presentazione dell’enciclica di papa Francesco Fratelli tutti arriva in Cina. La notizia non è banale, tutt’altro, dal momento che ora non ne esiste una traduzione in cinese. Ma il sito on line in cinese semplificato de La Civiltà Cattolica pubblica da quest’oggi un lungo articolo che presenta i contenuti fondamentali del testo firmato da Francesco ad Assisi il 3 ottobre scorso. Quella decisione di non firmarla a Roma, ma “andando” ad Assisi, dunque “uscendo”, trova una concreta e importante “traduzione”.

L’accordo provvisorio tra Santa Sede e Pechino sui criteri di nomina dei vescovi in Cina sarà ancora segreto, anche per molti cardinali, ma due cose sono note: era stato pensato ai tempi di Benedetto XVI e poi finalmente accettato da Pechino, come affermato dal decano del collegio cardinalizio e dal Segretario di Stato. La seconda cosa che si sa è che dopo quell’accordo, ormai da sei mesi, un sito ufficialmente cattolico, i cui testi vengono rivisti dalla Segreteria di Stato vaticana, è leggibile dai cinesi in Cina e nel mondo.

Il sito de La Civiltà Cattolica infatti è visibile in Cina e viene diffuso tramite il profilo WeChat che è il vero internet dei cinesi e sin qui non risulta che l’articolo in questione sia stato oscurato in Cina. Lodando l’iniziativa dell’edizione cinese della rivista, il Segretario di Stato Vaticano in occasione dell’annuncio ufficiale ha detto: “Scrivere nuove pagine frutto dell’incontro amichevole con la ricca tradizione del popolo cinese. Essa corrisponde – ha scritto – alla ‘particolare vocazione’ della rivista che è quella ‘di costruire ponti e di stabilire un dialogo con tutti gli uomini'”.

Ma al di là dell’intenzione, della fruizione e della diffusione in Cina di questi articoli, è importante soffermarsi un attimo su cosa oggi diviene leggibile e fruibile per i cinesi. L’enciclica di Francesco è incardinata sì su dialogo e amicizia sociale, ma anche sui diritti umani fondamentali, che Francesco non si stanca certo di sottolineare nel testo quanto non vengano ancora pienamente rispettati. Tra questi la libertà religiosa è ovviamente citata.

L’articolo, firmato dal direttore, è molto lungo, e guardando i numeri dei capitoli dell’enciclica citati si riesce a farsi un’idea di cosa possa contenere. Ma vista l’importanza di alcune affermazioni papali sui diritti umani, si è cercato, con l’aiuto di alcuni numeri relativi ai passi citati e Google traduttore, se la presenza del numero 22 indicasse un riferimento proprio a questo tema, visto che il paragrafo n.22 dell’enciclica è chiarissimo e importantissimo al riguardo. Traducendo con Google la frase presente in cinese, si scopre così che il testo dice: “Il quadro prosegue con l’inserimento di una riflessione sui diritti umani, il rispetto dei quali è un prerequisito per lo sviluppo sociale ed economico di un Paese”. Poco? Che il rispetto dei diritti umani sia un prerequisito per lo sviluppo sociale ed economico di un Paese, detto in cinese in Cina, è poco?

Che Fratelli tutti, con i suoi appelli al dialogo, alla pace, al riconoscimento dei pieni diritti inalienabili e tutto il resto che sappiamo, giunga – in una presentazione molto ampia – a tutti i cinesi che vogliano leggerla e che non sia stata oscurata è certamente un fatto. Un fatto culturale di grande rilievo, ma anche un fatto politico.

Attenti da sempre all’amata arte della propaganda, i regimi in tutto il mondo conoscono il peso della libera circolazione delle idee. Non sembra quindi un’esagerazione ritenere di grande rilievo che questo testo possa essere letto, su internet, oggi, in Cina, in un clima politico come quello che tutti conosciamo. Pensare all’uso che potranno farne le diocesi, le parrocchie, i fedeli, è un fatto concreto, non con esercizio di stile.



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