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Cosa (non) funziona nel toolbox 5G Ue. Il dibattito fra esperti

Diversificare i fornitori e scomettere sulla trasparenza. Così la toolbox Ue per il 5G può garantire sicurezza. Il dibattito al Forum Europe

Il regolatore dell’Unione europea per il mercato delle telecomunicazioni (Berec) sta ultimando un rapporto interno sulla diversificazione dei fornitori del 5G, che rappresenta una delle misure principali indicate dalla toolbox della Commissione: “Implementare una strategia a più fornitori dovrebbe evitare o almeno limitare importanti dipendenze da un singolo fornitore o da fornitori ritenuti ad ‘alto rischio’”. È quanto annunciato oggi da Michel Van Bellinghen, prossimo presidente del Berec, durante un webinar Cyber Security Salons sulla toolbox della Commissione europea sul 5G e sulla diversificazione della catena di approvvigionamento organizzato da Forum Europe all’interno del ciclo di incontri Cyber Security Salons. “La frammentazione nelle iniziative nazionali rappresenta una sfida per gli operatori nell’implementazione” di questa strategica multi-vendor, ha aggiunto Van Bellinghen sostenendo che proprio per questo “coordinamento e cooperazione a livello Ue rimane cruciale”.

Molto duro è stato l’affondo del professor Bart Preneel dell’Università di Leuven (Belgio), che ha definito la toolbox una misura too little, too late: “Da cittadino sono molto preoccupato”, ha detto: se procederemo in maniera disorganizzata sul 5G, sarà “un disastro”, ha spiegato sottolineando poi il rischio della sorveglianza di massa da parte di Stati amici e Stati non amici, disposti a sfruttare una tecnologia come il 5G che potenzialmente molto intrusivo. “C’è molto dibattito attorno alla diversificazione dei fornitori per mitigare i rischi”, ha continuato il professore, esperto di crittografia: “La mia risposta è che dovremmo guardare molto di più alla trasparenza e alla openness dei sistemi”, ha concluso elogiando la competizione dei sistemi open per esempio nel mondo cloud.

Diversificazione e trasparenza sono parole che potrebbero dare speranza a quelli che gli Stati Uniti e (con minor asprezza) l’Unione europea definiscono “fornitori non affidabili”, cioè le cinesi Huawei e Zte. L’appello alla diversificazione suona per loro come un’apertura da parte di Bruxelles. Quanto alla trasparenza, invece, Huawei sta puntando molto sui Trasparency Center aperti nel Vecchio continente (uno anche in Italia, inaugurato in concomitanza con la recente visita del segretario di Stato americano Mike Pompeo). Basterà? Non lo sappiamo. Molto dipenderà anche dall’esito delle prossime elezioni presidenziali statunitensi e del suo impatto sul rapporto transatlantico. Perché oltre a diversificazioni e trasparenza, uno degli obiettivi della Commissione è la “sovranità europea”.

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