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Così Berlusconi può fare centro (più di Conte). La versione di Rotondi

Il partito di Conte è solo una suggestione giornalistica, Silvio Berlusconi invece potrebbe davvero inventarsi un nuovo piano di rinascita ma senza il fardello del centrodestra che fu. Lo dice a Formiche.net il parlamentare azzurro Gianfranco Rotondi, che per l’Italia vede un modello francese: “Visto che la sinistra di casa nostra è distrutta, i prossimi sfidanti saranno un Macron italiano e Salvini”.

Il centro manca davvero all’Italia? E come dargli forma politica?

Il centro è anzitutto un’ipocrisia semantica perché in Italia dal 1946 al 1994 nessuno si è proclamato di centro: esistevano i socialisti, i liberali, i democristiani e i missini. C’era un solo partito di destra, quello di Almirante, ma tutti gli altri si davano un aggettivo ideologico. Potremmo dire con una battuta che il centro non rinasce in Italia perché non è mai esistito.

Da un punto di vista programmatico l’appuntamento di Saint Vincent quali stimoli vorrà offrire? E con quali prospettive pratiche?

Unire due culture, quella democristiana a quella ambientale. Tornare ad una definizione politica e culturale: veniamo da 26 anni in cui si sono separati i contenuti dai contenitori. I contenuti sono rimasti gli stessi: gli italiani si definiscono ancora democristiani, liberali, comunisti o di destra. Sono queste le identità politiche che esistono nel nostro Paese, salvo poi votare per contenitori che oggi sono sganciati dai contenuti, perché non ci sono più la Dc, il Pli, il Psi e abbiamo contenitori mutevoli ad ogni elezione. Si allestiscono dei gazebo e la gente vota per quelli, ma i temi fondamentali rimangono quelli del passato. Quindi Saint Vincent più che riproporre il fantasma di un centro mai esistito, rilancia i valori della Democrazia Cristiana. A promuovere il meeting è il quotidiano La Discussione, fondato da De Gasperi, e la Fondazione Dc che eredita lo scudo crociato e che quindi araldicamente è la casa madre.

Torna una cultura, ma per andare dove?

Torna un ideale attraverso una riflessione culturale, per aprire un dialogo nuovo tra cattolici e ambientalisti.

Perché gli attuali partiti hanno perso cultura politica?

Nel ’94 per Berlusconi fu una necessità e un’opportunità non declinare una cultura politica, come ricordava Mino Martinazzoli qualche tempo prima della sua scomparsa. Forza Italia, nei fatti, è stata una lista civica. Martinazzoli portò la Dc alla sconfitta, ammise lui stesso, perché aveva una cultura, mentre sosteneva che Berlusconi avesse vinto perché non aveva alle spalle quel fardello. Noi perdemmo perché soccombemmo sotto una cultura che ci impedì di fare le alleanze per vincere con un partito secessionista ed uno ex fascista. Non era una critica, quella di Martinazzoli a Berlusconi, ma una spiegazione oggettiva.

Quella Dc come può tornare oggi?

Berlusconi non aveva il problema di dover dire no ai leghisti, anzi, li alleò suo tramite. Il suo messaggio vincente fu “l’Italia è il paese che amo, liberiamola dai comunisti”. Martinazzoli non potette, perché alle spalle aveva Leopoldo Elia, il codice di Camaldoli, la preghiera del partigiano che gli impedì l’accordo con il Msi. Come la Dc di Martinazzoli, oggi Berlusconi ha un fardello da portare, che non aveva evidentemente nel 1994 in quanto politico vergine. Oggi ha da una parte i sovranisti e dall’altra la sinistra. Non ama i primi ed è avversario dei secondi, ma ha la possibilità di fare qualcosa ancora una volta.

Una nuova discesa in campo?

No. Ma potrebbe dire a chi non ama la sinistra né le destracce che esiste un’alternativa. Non fa questo discorso perché è afflitto dal fardello della sua storia politica, lunga 26 anni: si chiama centrodestra. E avendolo fondato, deve per forza abbracciare i sovranisti, ma così facendo Forza Italia si spegne.

Come se ne esce oggi, quando si va verso una legge proporzionale?

Immaginando uno schema francese, dove la sinistra è finita e quindi potranno contrapporsi da un lato un Macron italiano e dall’altro l’alter ego della Le Pen, ovvero Salvini. Con il centro a recitare, spero, un ruolo. Attenzione, il partito di Conte è solo una suggestione giornalistica, Silvio Berlusconi invece potrebbe davvero inventarsi un nuovo piano di rinascita ma senza il fardello del centrodestra che fu.

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