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Più permessi, più accoglienza. Addio ai decreti Salvini (con polemiche). Il punto di Vespa

I dissidi tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle a quanto pare sono stati superati e il Consiglio dei ministri ha varato un decreto legge sull’immigrazione e la protezione internazionale che modifica sostanzialmente quelli voluti da Matteo Salvini, i cosiddetti decreti sicurezza. La reintroduzione di una “protezione speciale”, al posto di quella umanitaria che era stata abolita, e la riduzione delle multe alle navi delle Ong sono alcuni punti qualificanti.

LA PROTEZIONE INTERNAZIONALE

Finora il divieto di espulsione e respingimento era previsto nel caso che il soggetto rischi la tortura nel Paese di provenienza. La nuova normativa introduce una protezione speciale che si applica, evitando l’espulsione, anche quando lo straniero sia sottoposto a trattamenti inumani o degradanti e di violazione del diritto alla vita privata e familiare. Uno spettro ampio di possibilità. Per capire le conseguenze, nel 2017 l’asilo venne concesso all’8 per cento dei richiedenti, la protezione sussidiaria al 9 e quella umanitaria al 25 per cento; nel 2018 le percentuali calarono rispettivamente al 7, 5 e 21 per cento. L’anno scorso, con i decreti sicurezza a regime, i rifugiati salirono all’11 per cento e i dinieghi furono l’81 per cento.

Aumentano anche i casi di convertibilità dei permessi di soggiorno in permessi di lavoro: sono ora previste le categorie della protezione speciale, delle calamità e della residenza elettiva, oltre all’acquisto della cittadinanza o dello stato di apolide, attività sportiva, lavoro artistico, motivi religiosi e assistenza ai minori. Nelle osservazioni al primo decreto sicurezza di Salvini, il presidente Sergio Mattarella aveva sottolineato che “restano fermi gli obblighi costituzionali e internazionali dello Stato”.

I termini per il riconoscimento della cittadinanza italiana scendono da 48 a 36 mesi e il richiedente la protezione internazionale può iscriversi all’anagrafe comunale. L’articolo che lo impediva è stato dichiarato incostituzionale dalla Consulta per “irragionevole disparità di trattamento” e anche perché, pur comprendendo i problemi dei Comuni, la norma finiva “con il limitare le capacità di controllo e monitoraggio dell’autorità pubblica sulla popolazione effettivamente residente sul suo territorio”.

ACCOGLIENZA E INTEGRAZIONE

Nasce il Sistema di accoglienza e integrazione. Dopo la prima assistenza che sarà garantita dai centri ordinari e straordinari, il Sistema prevede due livelli: il primo dedicato ai richiedenti protezione internazionale che saranno ospitato nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas), il secondo nell’accoglienza diffusa già introdotta prima delle elezioni del 2018, cioè piccoli gruppi nelle strutture del Sistema di protezione per i titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati (l’orribile acronimo è Siproimi).

Cambia anche il trattenimento nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) che passa da 180 a 90 giorni, prorogabili di altri 30 se lo straniero è cittadino di un Paese con accordo di riammissione. Nelle intenzioni c’è il trasferimento dei condannati nei Cpr, ma lascia molti dubbi la riduzione della permanenza. Nella gestione dell’immigrazione prima o poi, con qualunque governo, si arriva a un corto circuito e al nodo principale: se non ci sono accordi di riammissione numerosi ed efficienti, le autorità saranno costrette a rimettere in libertà quelli che non saranno rimpatriati o non riconosciuti come propri connazionali dai diplomatici stranieri e la riduzione dei tempi anticipa questo rischio.

ESAMI PIÙ VELOCI E FORMAZIONE LINGUISTICA

La relazione illustrativa del decreto spiega che l’esame prioritario delle domande d’asilo è diretto a rendere più celere il procedimento al fine di esaminare istanze che hanno una manifesta fondatezza o che sono presentate da persone vulnerabili; la procedura accelerata, invece, riguarda casi in cui può presumersi un uso strumentale della domanda e sono previsti termini precisi e più stringenti. Va inoltre aggiornato il Piano nazionale d’integrazione del 2007 e che va adottato per il biennio 2020/2021, riguardo a formazione linguistica, informazione sui diritti e doveri individuali e orientamento ai servizi e l’orientamento all’inserimento lavorativo. Andranno fatte proposte per ottenere fondi europei.

LE NAVI DELLE ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE

Il divieto di transito alle navi nelle acque italiane, navi di qualunque tipo ma in particolare quelle interessate ai flussi migratori, torna di esclusiva competenza del ministero delle Infrastrutture e Trasporti e non più di quello dell’Interno. Invece, si resta come prima nel caso in cui ricorrano motivi di ordine e sicurezza pubblica o di violazione di norme sul traffico di migranti: il provvedimento di divieto è adottato dal ministero dell’Interno d’intesa con quelli della Difesa e delle Infrastrutture, previa informazione al presidente del Consiglio. La stessa cosa venne definita nella terza bozza del decreto sicurezza bis di Salvini.

Una novità importante è che per le operazioni di soccorso il divieto non si applicherà nel caso di comunicazione al Centro di coordinamento e allo Stato di bandiera della nave e se saranno rispettate le indicazioni dell’autorità competente per il soccorso. In caso di violazione, si applica il Codice della navigazione che prevede la reclusione fino a 2 anni e una multa da 10mila a 50mila euro. Le multe precedenti potevano toccare il milione di euro e una delle osservazioni fatte da Mattarella riguardava una sentenza della Corte costituzionale che ha stabilito la proporzionalità tra sanzioni e comportamenti.

MODIFICATA LA NORMA SULL’OLTRAGGIO

L’articolo 7 del decreto modifica l’articolo 131-bis del Codice penale, limitando l’esclusione della causa di non punibilità per la particolare tenuità del fatto al reato commesso nei confronti di un ufficiale o agente di pubblica sicurezza o di polizia giudiziaria nell’esercizio delle proprie funzioni, e non più nei confronti di tutti i pubblici ufficiali. L’esclusione viene invece estesa ai casi di oltraggio a magistrato in udienza (previsto dall’articolo 343 del Codice penale). Anche su questo c’era stata un’osservazione di Mattarella ed era scontato che l’ulteriore “protezione” nei confronti delle forze dell’ordine, voluta da Salvini, sarebbe stata salvaguardata, ma con una definizione non equivoca.

VIOLENZA URBANA

Dopo l’omicidio di Willy Monteiro a Colleferro, il decreto rafforza la prevenzione con il “Daspo urbano”, con l’intento di prevenire gravi episodi di violenza sia all’interno di locali che nelle immediate vicinanze degli stessi. Il Questore può vietare l’accesso nei locali pubblici anche a soggetti che abbiano riportato una o più denunce o una condanna non definitiva, nel corso degli ultimi tre anni, relativamente alla vendita o cessione di sostanze stupefacenti. E’ prevista la reclusione da sei mesi a due anni e la multa da 8.000 a 20.000 euro. Inoltre si applica il meccanismo, già utilizzato per il contrasto alla pedopornografia online, dell’oscuramento dei siti web utilizzati per la commissione di reati in materia di stupefacenti.

LE REAZIONI

Salvini ha commentato le novità definendo le nuove norme “decreti clandestini” e annunciando una raccolta di firme per la modifica. Giorgia Meloni accusa il governo di voler trasformare l’Italia nel campo profughi d’Europa. Polemiche che saranno portate in Parlamento al momento della conversione e dove si vedrà se nel Movimento 5 Stelle i mal di pancia saranno definitivamente passati.

 

 



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