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La manovra? A prova di Covid ma sul Dpcm… Parla Di Taranto

Giuseppe Conte il mediano. Non c’è spazio, almeno per il momento, per scelte drastiche. Nonostante alcuni pezzi di Pd, ministro Dario Franceschini in testa, spingano da giorni per misure di contenimento del contagio ai limiti della serrata, per l’avvocato diventato premier è tempo di mettere sullo stesso piano la tutela della salute con quella dell’economia. Lo dimostra l’ultimo Dpcm approvato nella serata di ieri: guai a mettere nuovamente sottochiave il Paese, si rischia lo sfacelo definitivo delle attività produttive. E allora, meglio stringere la vite, se necessario, un giro dopo l’altro, approntando nel mentre una manovra da 40 miliardi interamente in chiave anti-Covid (6 miliardi sulla scuola, 4 miliardi sulla sanità, 4 miliardi per il sostegno ai settori in crisi e 5 miliardi per la proroga della Cig) e chiudendo semi-definitivamente la porta al Mes.

Giuseppe Di Taranto, economista e storico, ha le idee piuttosto chiare in merito. E non solo sul Dpcm appena approvato, ma anche su una legge di Bilancio considerata a tutti gli effetti come una manovra di emergenza e che oggi vale 40 miliardi di euro.

Di Taranto, il premier Conte sembra aver scelto la giusta misura nel cercare di contenere il contagio. Lei che ne pensa?

Condivido questa sua impostazione, questa lettura. Ma ci sono delle precisazioni da fare. E cioè che la priorità è e rimane la tutela della salute. I casi stanno aumentando, non possiamo nascondercelo. Dobbiamo sempre tenere ben presente che la tutela della salute è una condizione per la stessa sopravvivenza dell’economia.

Conte sembra aver messo sullo stesso piano salute ed economia, al punto da risparmiare al sistema produttivo, almeno per il momento, misure troppo restrittive…

Sì è così. Però combattere la pandemia significa anche aiutare l’economia e allora devo partire dalla salute. Se muore della gente non è un beneficio per l’economia, questo è storicamente dimostrato, il capitale umano alla fine è capitale anche economico. Condivido il fatto che un secondo lockdown come quello di marzo rappresenterebbe la fine industriale del Paese, però mi permetto di far notare come siano stati commessi degli errori in queste settimane.

Quali sarebbero?

Tanto per cominciare l’istruzione: è inutile fare questioni di principio sul fatto che bisogna frequentare. Io capisco quei genitori che hanno bambini piccoli, ma dai 16 in su si può benissimo farne a meno, così come l’Università. Lì si che si può fare la didattica a distanza. Le do due dati. A scuola, dice il ministro Lucia Azzolina, i contagi sono solo il 2% mentre a casa la quota di infezioni, sempre secondo Azzolina, è del 75%. Ma nessuno dice che parte dei contagi a casa sono riconducibili a scuola. L’altro errore sono i mezzi pubblici. Anche lì sono state fatte questioni di principio, ma i mezzi sono sempre pieni.

Morale, Di Taranto?

Che senso ha discutere di principi se poi, nel quotidiano, non vengono fatti provvedimenti strutturali per contenere, davvero, i contagi?

Il Dpcm appena approvato ha portato in dote la solita dose di confusione. Una costante, ormai, anche nella comunicazione delle stesse norme. Ne conviene?

Assolutamente. L’ultimo provvedimento ha delegato ai comuni delle responsabilità, mi pare un atteggiamento superficiale. Se due comuni applicano due normative completamente diverse, è evidente che se vado da un posto all’altro, magari in poco tempo e con mezzi rapidi, trovo regole diverse. Ed è così che si crea confusione.

Parliamo della manovra, appena approvata. 40 miliardi tutti a trazione Covid. Che gliene pare?

Mi pare una manovra idonea alla situazione attuale, una manovra attrezzata. Sono previsti 15 o 16 miliardi per i sussidi a fondo perduto qui è giusto per esempio prolungare il bonus per la ristrutturazione energetica. Altre risorse riguardano gli ammortizzatori sociali, come la Cassa integrazione e anche qui si è intrapresa una strada corretta, se non altro in sintonia con l’attuale momento.

Insomma, un provvedimento, una volta tanto, non campato per aria?

Sì, vedo un giusto equilibrio tra sussidi e deficit, cui vanno aggiunti altri 4 miliardi dalla lotta al contante. C’è però un problema di fondo che forse nella manovra è stato trascurato. E cioè il fatto che sono stati previsti, capisco benissimo che siano necessari, molti interventi a pioggia. Non ci dobbiamo mai dimenticare che nel 2022 tornerà, con ogni probabilità, il Patto di Stabilità. E tutte queste misure distribuite qua e là, che ora vanno bene, un domani avranno di contro un grosso impatto sui conti. Senza considerare la questione Mes.

Mi ha anticipato, glielo stavo per domandare…

Ci siamo per caso chiesti perché nessuno in Europa lo ha chiesto questo Mes? Evidentemente tutti hanno paura delle condizionalità, che, e qui sta l’inganno, ci sono eccome.

Il commissario Gentiloni ha detto di averle tolte, le condizionalità. Non è così, allora…

L’ultima riforma del Mes è di dicembre 2018 e allora furono scritte nuove condizioni. Non sto dicendo che non serva, però per favore non illudiamoci che siano 37 miliardi gratis. Le stesse pretese dell’Europa nell’impiego delle risorse del Recovery Fund, sono condizioni. In breve, non è l’Italia che sceglie dove investire il Recovery e il Mes ma l’Europa, non ce lo scordiamo.

Dunque Di Taranto quando Conte nei fatti chiude la porta al Mes, come ieri, ha ragione…

Certo che ha ragione. Ritengo giusto pensarci due volte prima di accettarlo e se Conte è perplesso non mi sento di contraddirlo.

Meglio spendere bene i soldi del Recovery Fund o meglio spenderli subito?

Spenderli bene, assolutamente. Dopo la prima tranche che riceveremo, saremo sottoposti a un controllo da parte della commissione. E questa è, tanto per tornare al discorso di prima, è una condizionalità. Se non spendiamo bene i soldi, ci bloccano quelle successive e allora sarebbe bene pensare accuratamente a come impiegare tali risorse.

Ultima domanda. Quale economia possiamo immaginare, dopo il Covid? Forse più equa?

Davvero inimmaginabile, tanto per fare un gioco di parole. Io non credo si possano fare previsioni, dipende dall’intensità della pandemia. Possiamo avere delle aspettative, un po’ come la manovra, ma previsioni proprio no. Diciamo che l’auspicio è tornare un po’ alla vita di prima.

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