“Cancellare tutti i restanti dibattiti presidenziali. È impossibile avere uno scambio ordinato e produttivo con Donald Trump. Basta sperarci”. Con questo tweet a commento del primo confronto televisivo tra i candidati alla Casa Bianca Larry Sabato, docente di politica all’University of Virginia e fondatore del Center for Politics, si è presentato a un dibattito organizzato dal German Marshall Fund.
E ne ha per tutti. Per il presidente in carica: “Sapete che ha interrotto Joe Biden 73 volte in 90 minuti?”. Per lo sfidante democratico: “Non penso avrebbe dovuto definire un pagliaccio il presidente degli Stati Uniti”. E per il moderatore, Chris Wallace: “Ha perso il controllo, non è stato in grado di gestire Trump”.
TUTTI CONTRO TRUMP
“I dibattiti”, ha spiegato, “non cambiano le idee delle persone in un Paese polarizzato come gli Stati Uniti di oggi”. Ma ha anche messo in guardia dall’accusare di tutto questo il presidente: “La polarizzazione è aumentata da quando c’è Trump ma è una situazione che gli Stati Uniti vivevano già da tempo”. Potrà andare meglio la prossima settimana, quando a sfidarsi saranno i candidati alla vicepresidenza, il repubblicano Mike Pence e la democratica Kamala Harris? “Non penso”, ha risposto Sabato.
Che in un’intervista con Formiche.net in occasione della convention del Partito democratico aveva affrontato un tema emerso anche nella chiacchierata odierna con Sudha David-Wilp, vicedirettore della sede di Berlino del German Marshall Fund: l’unità della sinistra statunitense. “Una tregua”, l’aveva definita qualche settimana fa: l’ala moderata e quella più progressista sono unite davvero soltanto nella lotta contro Trump. “Ovviamente le fazioni nel partito esistono ancora”, continuava, ma “Hillary Clinton correva contro un teorico presidente Trump, Biden invece corre contro il vero presidente Trump, con alle spalle quattro anni alla Casa Bianca, e questa è la differenza”. Dopo il primo dibattito televisivo Sabato ha rincarato la dose: “L’unica cosa che unisce i democratici, dal centrosinistra all’ala radicale, è Trump: ha unito tutti nello sforzo di evitare un suo secondo mandato”.
LA VERSIONE DI BUTTIGIEG
Del confronto tra i candidati ha parlato anche Pete Buttigieg, già sindaco della città di South Bend, in Indiana, ex avversario di Biden alle primarie e oggi nel suo transition team. La sua conversazione all’Atlantic Council si è aperta con ciò che lui ha definito “non un dibattito, ma una performance” del presidente Trump. “Il dibattito è stato un duro colpo per la credibilità americana sulla scena mondiale. I nostri avversari si stavano fregando le mani per la gioia di una scena caotica”, ha spiegato. “Ma resta il fatto che il mondo ha bisogno dell’America al meglio che lavora con alleati e partner”.
Il dialogo era però focalizzato sulla politica estera. “Dobbiamo seguire i valori e gli interessi americani. Ripristinare la nostra credibilità. Lavorare con i nostri alleati. Affrontare il cambiamento climatico. E ristabilire il ruolo di leadership degli Stati Uniti”, ha dichiarato Buttigieg. Sulla Cina, invece, ha invitato a “considerare come promuovere i nostri valori, che sono valori umani e non solo americani”, confermando l’inversione di tendenza che vede i democratici statunitensi, come raccontato da Formiche.net, abbracciare la linea dura promessa da Trump in campo tecnologico e commerciale, aggiungendo però il tema dei diritti umani.