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La Difesa nel Recovery Fund. Il punto di Guerini per la svolta digitale

Per cavalcare l’onda della rivoluzione digitale anche la Difesa sarà nel Recovery Fund. Parola del ministro Lorenzo Guerini, intervenuto oggi all’EY Capri Digital Summit, intervistato dal direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana. È la sfida della digitalizzazione che “riguarda la nostra vita, la nostra economia e la realtà sociale tutta, e che incrocia in modo chiaro e preciso l’attività della Difesa”, ha detto il ministro. Proprio per questo il settore sarà coinvolto nel Recovery Plan da presentare a Bruxelles per ricevere i 209 miliardi previsti dal Next Generation Eu. Il lavoro, ha notato Guerini, è portato avanti insieme al ministro Enzo Amendola, chiamato al difficile lavoro di sintesi sulle proposte dei vari dicasteri. Da segnalare comunque anche il contributo che per aerospazio, difesa e sicurezza arriverà dal fronte del Mise.

I PROGRAMMI ELEGGIBILI

Lato Difesa, come anticipato da Formiche.net, i programmi militari puri e tradizionali non rientreranno nei progetti che l’Italia porterà al tavolo europeo. Seguendo le linee-guida offerte da Bruxelles, ci saranno quelli rientranti in due direttive: “transizione ambientale ed ecologia, e transizione digitale”, ha spiegato Guerini. Oltre la rivoluzione verde (che riguarda soprattutto l’uso di fonti rinnovabili e il miglioramento dell’efficienza energetica di edifici e mezzi), si punta a focalizzare l’attenzione sull’innovazione e sullo sviluppo di tecnologie di base, dall’intelligenza artificiale alla Big data analytics, fino a Internet of Things e osservazione della Terra dallo Spazio. Tecnologie che potranno essere utili sulle piattaforme di futura generazione, come rilevato anche in sede parlamentare. D’altra parte, non si tratta più di “piattaforme”, ha notato Guerini, quanto di “sistemi di sistemi”. I “più importanti investimenti – ha aggiunto – sono sui grandi programmi, sviluppati soprattutto a livello internazionale”, che si muovono “sulla frontiera dell’innovazione”.

LA PARTITA EUROPEA

Per i programmi militari tradizionali “la partita” si gioca dentro i confini nazionali e nell’ambito del Fondo europeo di Difesa (Edf), lo strumento che Bruxelles ha ideato per integrare capacità e programmi a livello continentale e sostenere dunque il settore industriale. Una partita comunque non facile, considerando che “le risorse messe per ora a disposizione sono ancora basse”, ha notato Guerini, ricordando la lettera scritta insieme alle colleghe di Francia, Germania e Spagna per chiedere a Commissione europea ed altri Paesi membri di rialzare il livello d’ambizione. Rispetto ai 13 miliardi inizialmente proposti da Bruxelles per il prossimo quadro finanziario 2021-2027, i duri negoziati al Consiglio europeo hanno portato ad abbassare la quota attesa fino a 7 miliardi.

IL BILANCIO NAZIONALE

In ambito nazionale, sui programmi militari tradizionali, l’auspicio è che il Next Generation Eu possa fungere da compensazione, sostenendo altre voci del bilancio dello Stato e permettendo dunque di liberare quote di budget da investire nel settore, con numerosi progetti (attesi da Forze armate e industria) che aspettato copertura finanziaria. “A breve”, ha promesso Guerini, verrà rilasciato il Documento programmatico pluriennale (Dpp) che enuncia l’approccio strategico e i programmi da avviare o proseguire. “Ho dato mandato agli Stati maggiori di lavorare su un alto livello di innovazione tecnologica, di farlo molto nella dimensione interforze e per l’industria nazionale”. In altre parole, ha aggiunto il titolare della Difesa, nel Dpp “il rapporto relativo ai programmi d’investimento sarà sbilanciato verso l’industria nazionale”.

PERCHÉ INVESTIRE NELLA DIFESA?

Che sia Recovery Fund, Edf o bilancio nazionale, si tratterà in ogni caso di investimenti per il futuro del Paese. “Spesso il mondo della Difesa anticipa sulla ricerca ciò che poi transita nel mondo civile”. È il concetto di “duale interpretato correttamente”, inteso come investimento per “il vantaggio tecnologico”. Quest’ultimo, ha detto Guerini, “è un pezzo della nostra sovranità nazionale” e “non un’astrazione”. Eppure, “richiede investimenti, ambizione, coraggio, scelte e sostegno”, perché “tutto ciò che scegliamo di non fare oggi, inciderà sulla nostra sovranità nazionale”. Lo ha dimostrato proprio la pandemia, ha aggiunto il ministro, quando ci siamo accorti cosa vuol dire dismettere alcune produzioni.

IL VALORE DELLE FORZE ARMATE…

Ma l’emergenza sanitaria ha dimostrato anche “il concorso efficacie ed efficiente delle nostre Forze armate nella gestione dell’emergenza”. D’altra parte, ha ricordato il ministro, “è la loro quarta missione, che può tuttavia essere efficacemente realizzata solo se si muove sulla base di come vengono sviluppate le altre tre, a partire dalla prima e principale: la Difesa del Paese”. In altre parole, oltre l’emergenza, “è evidente che il sistema della Difesa deve essere all’altezza delle ambizioni che il Paese vuole realizzare nello scenario internazionale”.

…E DELL’INDUSTRIA

Ambizioni da tradurre in investimenti, tema connesso alla “difficile sfida di rilancio e riavvio dell’economia”. Si chiude così il cerchio tra esigenze operative, ripresa economia e dibattito europeo: “La Difesa può rappresentare una leva economica molto importante”, ha detto Guerini. Perché? “Perché è una realtà significativa per il Paese, che conta 250mila addetti tra diretti e indiretti e un fatturato di 16,5 miliardi all’anno per il 70% rivolto all’esportazione”. È, ha concluso il ministro, “una realtà di aziende che si muovono sul fronte dell’innovazione”, da cogliere anche con il Recovery Fund.

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