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Dpcm, dalle scuole ai bar, ecco la stretta. E Conte frena sul Mes

Non chiamatelo coprifuoco. Parola tabù. La stretta c’è: dai bar ai ristoranti, arriva una brusca frenata per la movida, ma meno di quanto i pronostici facessero pensare. Dopo due giorni di consultazioni fra governo e regioni, ecco il Dpcm per fermare l’impennata dei contagi presentato in conferenza stampa dal premier Giuseppe Conte. Ecco tutte le novità secondo le prime indiscrezioni.

CONTE DIXIT

Non si torna indietro alla primvera, ha detto il premier. “In questi mesi abbiamo lavorato intensamente. Dobbiamo tutelare sanità ed economia, usando un principio di proporzionalità e adeguatezza”. A patto però che ognuno “faccia la sua parte”: “Le  misure più efficaci restano le precauzioni di base: mascherina, distanziamento e igiene delle mani. Facciamo attenzione nelle situazioni in cui abbassiamo la guardia, con parenti ed amici. In queste situazioni occorre massima precauzione”. Niente rischio di un lockdown bis, per un momento. Conte gela anche le voci di un pressing interno al governo per accettare i 36 miliardi del Mes, che ha visto tanti ufficiali del Pd e lo stesso segretario Nicola Zingaretti in prima linea queste settimane, con la netta opposizione di tutto il Movimento Cinque Stelle. “Se avremo fabbisogni di cassa, fra gli strumenti da considerare ci saràmanche il Mes. Ma se questo non dovesse servire, prendere il Mes non ha senso”. Quei soldi, ha aggiunto, non sono “una panacea”. Poi il riassunto del Dpcm, misura per misura. Ecco le novità.

BAR E RISTORANTI

Si parte dai ristoranti, che dovranno calare la saracinesca entro la mezzanotte. Due ore dopo quello stop alle 22 di cui si mormorava da giorni. Viene specificato inoltre che la riapertura del locale non può avvenire prima delle ore 5. Una postilla che sembra rispondere a una storia divenuta virale nel web questo week end, quella di un barista di Catanzaro che ha chiuso il locale a mezzanotte e, in assenza di un divieto ad hoc, ha riaperto quindici minuti dopo, sotto gli occhi attoniti della polizia locale. Resta aperta la possibilità di chiusure anticipate alle 23 o anche alle 22 ma solo in zone ad alto rischio contagio, come i quartieri più popolati dalla movida delle principali città. Una richiesta che era stata avanzata dal presidente della Conferenza delle Regioni e dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini nel vis-a-vis con il governo. Quanto ai bar, obbligatorio il consumo al tavolo dalle h.18.00. I proprietari dei locali dovranno “esporre all’ingresso del locale un cartello che riporti il numero massimo di persone ammesse contemporaneamente”.

MASCHERINE

Mascherine obbligatorie all’aperto, al chiuso anche ma non “nelle abitazioni private”. Unica eccezione per gli spazi esterni: qualora “sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi, e comunque con salvezza dei protocolli e delle linee guida anti-contagio previsti per le attività economiche, produttive, amministrative e sociali, nonché delle linee guida per il consumo di cibi e bevande, e con esclusione dei predetti obblighi”. La distanza obbligatoria di sicurezza rimane la stessa: un metro. Sale giochi, sale bingo e centri scommesse possono restare aperti dalle 8.00 alle 21.00.

SMART WORKING

Il lavoro agile è consigliato, ma non obbligatorio. Le attività professionali possono proseguire, a patto che “esse siano attuate anche mediante modalità di lavoro agile, ove possano essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza;

  1. siano incentivate le ferie e i congedi retribuiti per i dipendenti nonché gli altri strumenti previsti dalla contrattazione collettiva;
  2. siano assunti protocolli di sicurezza anti-contagio e, laddove non fosse possibile rispettare la distanza interpersonale di almeno un metro come principale misura di contenimento, con adozione di strumenti di protezione individuale;
  3. siano incentivate le operazioni di sanificazione dei luoghi di lavoro, anche utilizzando a tal fine forme di ammortizzatori sociali;

PIAZZE  E VIE CHIUSE: DECIDONO I SINDACI

Ai sindaci è lasciata la facoltà di disporre “la chiusura al pubblico, dopo le ore 21,00, di vie o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, fatta salva la possibilità di accesso e deflusso agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private”.

CAPITOLO SPORT

È stato uno dei più discussi nella riunione fiume dell’esecutivo, con un lungo braccio di ferro sulle palestra fra il ministro Vincenzo Spadafora e alcuni colleghi in Cdm. Ecco le novità sullo sport: “sono consentiti soltanto gli eventi e le competizioni riguardanti gli sport individuali e di squadra riconosciuti di interesse nazionale o regionale dal Comitato olimpico nazionale italiano (Coni), dal Comitato italiano paralimpico (Cip) e dalle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva, ovvero organizzati da organismi sportivi internazionali”. Per questi eventi, “è consentita la presenza di pubblico, con una percentuale massima di riempimento del 15% rispetto alla capienza totale e comunque non oltre il numero massimo di 1000 spettatori per manifestazioni sportive all’aperto e di 200 spettatori per manifestazioni sportive in luoghi chiusi, esclusivamente negli impianti sportivi nei quali sia possibile assicurare la prenotazione e assegnazione preventiva del posto a sedere, con adeguati volumi e ricambi d’aria, a condizione che sia comunque assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro sia frontalmente che lateralmente, con obbligo di misurazione della temperatura all’accesso e l’utilizzo della mascherina a protezione delle vie respiratorie, nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive Federazioni sportive nazionali, Discipline  sportive associate ed enti di promozione sportiva, enti organizzatori”. Sospese tutte le gare e le competizioni amatoriali.

CINEMA, TEATRI, CONVEGNI E DISCOTECHE

“Gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto sono svolti con posti a sedere preassegnati e distanziati e a condizione che sia comunque assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro sia per il personale, sia per gli spettatori che non siano abitualmente conviventi, con il numero massimo di 1000 spettatori per spettacoli all’aperto e di 200 spettatori per spettacoli in luoghi chiusi, per ogni singola sala”, recita il Dpcm. Tornano i webinar, finiscono gli eventi in pubblico, per ora: “Sono sospese tutte le attività convegnistiche o congressuali, ad eccezione di quelle che si svolgono con modalità a distanza”. Perentorio il Dpcm su discoteche e sale da ballo: “restano chiuse”.

FESTE IN CASA E FUORI

Come anticipato nei giorni scorsi, forse anche a seguito di un intervento del Quirinale, il divieto di organizzare ritrovi con più di sei persone in casa diventa una raccomandazione. “Sono vietate le feste nei luoghi al chiuso e all’aperto. Le feste conseguenti alle cerimonie civili o religiose sono consentite con la partecipazione massima di 30 persone nel rispetto dei protocolli e delle linee guida vigenti. Con riguardo alle abitazioni private, è fortemente raccomandato di evitare feste, nonché di evitare di ricevere persone non conviventi di numero superiore a sei”, si legge nel decreto.

SCUOLA E UNIVERSITÀ

Linea morbida su scuole e università. Nessuna chiusura, la parola chiave è “flessibilità”. Esonerati gli asili nido e le scuole materne, “per il primo ciclo di istruzione e per i servizi educativi per l’infanzia” prosegue l’attività “in presenza”. Quanto alla scuola secondaria,  “le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica ai sensi degli articoli 4 e 5 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999 n. 275, incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata, che rimane complementare alla didattica in presenza, modulando ulteriormente la gestione degli orari di ingresso e di uscita degli alunni, anche attraverso l’eventuale utilizzo di turni pomeridiani e disponendo che l’ingresso non avvenga in ogni caso prima delle 9.00”. Idem per le università: potranno organizzare “piani di organizzazione della didattica e delle attività curriculari in presenza e a distanza in funzione delle esigenze formative tenendo conto dell’evoluzione del quadro pandemico territoriale”.

I CONTAGI

Il giro di vite arriva nel giorno più critico della seconda ondata. I contagi, secondo il bollettino della Protezione Civile, questa domenica sono saliti a 11.705 (+2,9% rispetto a sabato), i morti a 69 (+0,2%). In cima alla lista Lombardia (+2975), Campania (+1376), Lazio (+1198), Piemonte (+1123). In tutto i positivi ammontano a 126.237. Va detto che prima di cimentarsi in parallelismi con marzo bisogna fare una tara del numero di tamponi. Oggi sono stati 146.541, un numero ben più elevato di quelli registrati a inizio pandemia. Resta un dato che prescinde però dalle cifre assolute: i tamponi sono diminuiti rispetto a sabato, mentre la percentuale dei positivi è aumentata (dal 7% all’8%).


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