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L’Europa, il riformismo e la classe politica che serve al Paese. Parla Rosato

All’appello del senatore azzurro Gianfranco Rotondi hanno risposto in tanti. Perfino Giuseppe Conte, con una missiva. Perfino Silvio Berlusconi, con un messaggio. Il motivo forse è sintetizzato perfettamente da Ettore Rosato, deputato di Italia Viva: “Della Dc in Italia, in fondo, sono rimaste le radici”. In qua e in là, certo. Ma sicuramente non sono mai state estirpate.

L’appuntamento di Saint Vincent, organizzato da “La Discussione” (testa fondata da De Gasperi e che ha ereditato il blasone dello scudo crociato), è un tuffo tra passato e presente che assomma, ogni anno, tanti big del centro moderato. Vengono ricordati nomi di dirigenti che hanno marchiato a fuoco il cammino della Dc: da un Carlo Donat Cattin che rivaleggia idealmente con Fiorentino Sullo. Quest’edizione dell’appuntamento valdostano della Fondazione Dc aveva come focus l’ambiente e l’Europa. Più che altro però, a detta di Rosato, ciò che è emerso in maniera lampante dal meeting è “la consapevolezza che, mai come in questo momento, occorre una politica di qualità che abbia in seno la capacità di essere all’altezza della grande sfida di gestire al meglio la montagna di soldi che sono in arrivo dall’Europa”. Tradotto: Mes e Recovery Fund. Dunque l’importanza del dialogo “si concretizza – sostiene il deputato renziano – nella presa di coscienza che le decisioni che si prenderanno ora, graveranno sulle generazioni future”.

Questo compito, indiscutibilmente difficile da assolvere, lo deve portare avanti “l’intera classe politica”, ma il ruolo dei partiti come Italia Viva “sarà fondamentale”. La lettura di Rosato più che altro è di carattere metodologico. “Oggi c’è l’assoluta necessità di moderazione dei toni, un ritorno alla capacità di dialogare, che si declina nella volontà riformatrice per il Paese – dice Rosato –. La vera sfida è dunque parlare di sviluppo, di crescita. Elementi che naturalmente si contrappongono all’assistenzialismo di stampo populista”. Il riformismo elettoralmente “è più sconveniente – riconosce l’onorevole – perché a differenza del populismo non fa leva sulla paura urlata e sui toni rissosi tanto cari ai populisti”.

Ed ecco che a Saint Vincent Rosato trova la sua dimensione naturale per un confronto, ad esempio “con l’ala di Forza Italia non culturalmente legata alla Lega e che sicuramente potrebbe essere un ottimo interlocutore in questo senso”. Nel solco di queste considerazioni il parlamentare di IV coglie l’occasione per ribadire la necessità di “più Europa”. “Il più grande lascito che ci è stato tramandato dalle generazioni passate – prosegue – è stata proprio la nascita dell’Europa. E, l’emergenza pandemica Covid-19, è stata la dimostrazione plastica di quanto in realtà sia vitale essere inseriti nei meccanismi europei ed esserne parte integrante. Nel corso della situazione emergenziale, abbiamo potuto capire come da parte delle istituzioni europee ci siano state autentiche e importantissime dimostrazioni di solidarietà”.

Insomma, sentenzia Rosato, “noi abbiamo bisogno di più Europa politica e meno burocratica: questa è la direzione naturale che il nostro Paese deve prendere”. Con un pizzico di comprensibile ed elegante nostalgismo anche per il suo passato di militanza nelle file della Balena Bianca, il vicepresidente della Camera ammette: “Le radici della Dc non sono gelate perché alimentano ancora la passione di chi ama fare politica. Radici a cui la politica italiana, anche nell’attualità, dovrebbero ispirarsi fino in fondo. Radici che parlano di Europa, sviluppo, solidarietà e che declinano le azioni della buona politica. Quella con la P maiuscola”. Standing ovation.

(Foto: Twitter di Gianfranco Rotondi)

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