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Lockdown a Natale? Così possiamo evitarlo. Parla Massimo Galli

“Non c’è un solo week end da perdere”. Massimo Galli non ci gira intorno. Niente velleità di “fare la Cassandra di turno”, ma i numeri parlano chiaro: se i contagi e i ricoveri continuano a salire, un nuovo lockdown entro Natale non è da escludere, spiega a Formiche.net il virologo, direttore responsabile del Reparto malattie infettive dell’Ospedale Luigi Sacco di Milano. Ora è “il momento di remare tutti insieme”, dice, e porre fine “all’inutile braccio di ferro fra Stato e regioni”.

Professore, Natale in quarantena?

Mi rendo conto che questa ipotesi sta terrorizzando tutti. Possiamo evitarla se remiamo tutti nella stessa direzione. Dobbiamo seguire le indicazioni dell’ultimo Dpcm, sperando che bastino.

Cioè ci può essere un’altra stretta?

A livello locale può essere necessario un ritocco. Ci sono due settimane per invertire la tendenza ed evitare un Natale in quarantena.

Si aspettava un’impennata del genere?

Francamente sì. Senza voler fare la Cassandra di turno, ho sempre ripetuto che non possiamo permetterci licenze. Purtroppo altri hanno inviato il messaggio opposto, ora ne paghiamo il prezzo. Inferiore a quello di Francia, Spagna e Gran Bretagna. Ma se i dati non cambiano li raggiungeremo presto.

Cosa preoccupa di questi dati?

Tutto. Ovviamente non sono comparabili a quelli di marzo. Però l’andamento dei contagi è esponenziale.

Ci sono tanti asintomatici.

Vero. Come è vero che la mappa oggi segna focolai in tutte le regioni, anche quelle che erano state esentate in primavera. Di questo passo, c’è il rischio di un nuovo appesantimento del sistema sanitario. I principali ospedali di riferimento iniziano ad essere in sofferenza.

I dati mostrano un virus meno aggressivo di sei mesi fa.

Una distorsione ottica, che nulla ha a che vedere con la carica virale, come sento in giro. La spiegazione è molto più semplice: a marzo facevamo i test solo ai casi gravi e gravissimi, che allora come oggi sono il 5% dei totali.

E adesso?

Oggi cerchiamo tutte le persone infettate. Il 70% dei positivi nelle ultime due settimane di settembre era asintomatico, sono emersi solo grazie allo screening.

Che idea si è fatto dei nuovi tamponi rapidi o “antigenici”?

Sono meno sensibili del tampone molecolare, ma efficienti e validi per essere utilizzati su larga scala, anche perché non necessitano di un apparato di laboratorio robusto e garantiscono una risposta a brevissimo termine.

Più efficaci dei test sierologici?

Il sierologico determina gli anticorpi. Serve per vedere se una persona si è infettata o meno, ma ha bisogno di almeno dieci giorni dall’infezione.

Le mascherine servono davvero?

C’è ormai una solida letteratura scientifica a riguardo. Le mascherine, all’aperto e al chiuso, ci danno una mano a contenere il virus.

Galli, quali sono gli errori da non ripetere?

Il primo: pensare che sminuire la gravità del problema sia una soluzione. Non è così, una falsa rassicurazione è un pericoloso incentivo ad abbassare la guardia. Il secondo: bisogna mettere fine al continuo braccio di ferro fra governo e regioni. Dobbiamo tirare tutti nella stessa direzione

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