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Il Mes e i mea culpa che servono alla politica. Scrive il prof. Mayer

Basterebbe dire: “Scusa, ho sbagliato”, ma la politica (tutta) non riesce a farlo. L’emergenza Covid e la seconda ondata parlano chiaro: all’Italia serve il Mes, subito. Ecco perché nell’analisi del professor Marco Mayer

Tutti sanno che dire “ho sbagliato” e/o “ho cambiato idea” è un sintomo di sicurezza, intelligenza e coraggio. Perchè non vale per i politici?

36 milardi di euro sono disponibili da mesi per interventi diretti e indiretti contro il Covid 19 dal Mes a tassi molto bassi e senza condizioni. L’Italia sinora ha deciso di non sfruttare questa possibiltà perdendo tempo prezioso.

In questi giorni stiamo vivendo alcune delle vicende più drammatiche dal dopoguerra: un ripensamento sui 36 miliardi per la Sanità è davvero necessario e auspicabile.

Difficile capire perché in generale la classe politica sia ostaggio delle proprie posizioni.

Il cambiamento di posizione potrebbe partire dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha dimostrato doti di coraggio e intelligenza nella gestione della prima ondata della pandemia. Mi rendo conto che non è facile.

Riconoscere i propri errori per i tutti i politici sembra un vero e proprio tabù.

A Nicola Zingaretti, dopo l’ aperitivo all’ insegna dell’ hashtag #Milanononsiferma (e dopo essersi anche ammalato di Covid), non è venuto in mente di twittare: “ho fatto una bischerata”.

Il 25 giugno scorso Matteo Salvini ha pubblicamente proposto di riaprire lo stadio di calcio a 20.000 persone. Cosa gli costerebbe dire? “sono stato un pirla”, o piu semplicemente “non avevo capito che la seconda ondata era una minaccia di queste proporzioni”?

Sul MES ha ragione, ma da fine aprile Matteo Renzi ha invitato l’Italia a seguire la via indicata da Macron. Purtroppo il modello francese non ha funzionato e i contagi sono andati completamente fuori controllo. Un errore di valutazione  può capitare a tutti, ma perche’  il leader di Italia Viva non lo ammette pubblicamrnte invece di sorvolare.

Giorgia Meloni ha il merito di aver criticato gli incentivi per l’ importazione (e l’uso selvaggio) dei monopattini cinesi. Ma non ha dimostrato lo stesso fiuto politico allineandosi ai 5stelle nel rifiuto del Mes (senza troika) destinato alla Sanità.

Il 15 Aprile il Blog delle Stelle, senza alcun fondamento tecnico e giuridico, ha definito l’uso senza condizionalità del Mes “una pericolosa cessione dellla nostra sovranità” .

Mentre il Movimento Cinque Stelle ingigantisce i rischi dell uso del Fondo salva-Stati per l’ emergenza sanitaria, non muove un dito per tutelare la sicurezza e la sovranità nazionale (ed europea) contro le intrusioni digitali previste dal 2017 dalle leggi di Cybersecutity e di Counter Intelligence della Cina  cui non possono sfuggire le aziende cinesi di telecomunicazione che operano all’estero.

E come se non bastasse Grillo legittima nel suo blog le mire espansionistiche della Cina che punta al controllo dei porti italiani promuovendo la via marittima della Seta.

Cosa determina la ritrosia dei leader politici ad ammettere gli errori? Sappiamo che si tratta di personalità forti a cui grinta, coraggio e intelligenza non mancano. E allora perché?

La mia ipotesi è che l’ipertrofia della comunicazione politica abbia favorito la diffusione a dismisura di uno dei sette peccati capitali da cui le leadership poliyiche non riescono più a liberarsi: la superbia. Eliminando il desiderio di conoscere e di ascoltare rende miopi, e talora acceca la vista.

La superbia è oggetto delle più dotte elaborazioni sul piano filosofico e religioso sin dall’antichità. Nel settimo centenario della morte di Dante il pensiero va immediatamente ai celebri passi dedicati alla superbia nell’Inferno e nell Purgatorio.

Non c’è spazio per approfondire una materia di riflessione ricchissima di spunti: Aristotele, Cicerone, Agostino, Tommaso d’Aquino, Gergorio Magno, Machiavelli, Leopardi e tanti altri.

La drammatica pandemia e la crisi economica in cui siamo immersi sino al collo imponongo ai leader di mitigare la la loro superbia e ponderare le scelte..

La domanda cruciale a cui nessuno è in grado di rispondere è la seguente: è vero o non è vero che con l’attuale ritmo dei contagi nel giro di 4 o 5 settimane i reparti ospedalieri di terapia intensiva saranno al completo senza posti letto disponibili per i nuovi pazienti?

Speriamo di no, ma supponiamo che che lo scenario prospettato  negativo: la saturazione det reparti di terapia intensiva.

Che fare nei prossimi giorni e nelle prossime settimane?Le direzioni di marcia sono due. La prima è aumentare il più possibile i posti letto di terapia intensiva ricorrendo ad ogni strumento disponibile (Mes compreso).

In una guerra come questa la prima preoccupazione è vincere, perché il costo di una sconfitta sarebbe (e non solo in termini di vite umane) molto più alto di qualunque spesa sostenuta per la vittoria.

Per lo Stato italiano non garantire adeguate cure ospedaliere ai cittadini in pericolo di vita sarebbe – per usare un termine caro al presidente del Consiglio – uno stigma, uno stigma di portata storica come Caporetto.

La seconda direzione di marcia è frenare i contagi senza bloccare troppo le attività produttive e scolastiche. Si può fare solo triplicando il trasporto pubblico locale. E’ davvero e’ incomprensibile perché Governo e Regioni hanno dimenticato i trasporti pubblici.

Ultime considerazioni sui 36 miliardi del fondo Salva Stati tanto osteggiato da destra (Giorgia Meloni) e da sinistra (Stefano Fassina) nonché dai 5stelle di ogni colore.

Le critiche si possono condensare in tre punti: a) Paolo Gentiloni bluffa, non è vero che è senza condizioni; b) non vale la pena attingere perché fa risparmiare solo 300 milioni all’anno; c) le Regioni sono incapaci di spendere.

Replicare a queste critiche è facile: a) la Commissione Europea non è composta da bugiardi; b) 300 milioni non sono pochi. La riduzione dei parlamentari su cui si è svolto il referendum porterà un risparmio di 57 milioni  secondo l’osservatorio Cottarelli; c) è vero che una minoranza delle Regioni ha difficoltà a spendere i finanziamenti sanità. In questi casi basta far scattare la surroga e le spese vengono gestite dal Ministero della sanità.

Il dibattito sul Mes così come lo ho riassunto dimostra purtroppo anche un deficit cognitivo della classe politica. La prospettiva economica e tecnologica da cui analizzare il comparto della sanità è infatti completamente cambiata nella letteratura economica, medica e informatica.

Nel 2019 un dirigente politico della Lega di primo piano come Giancarlo Giorgetti ha dichiarato che i medici di famiglia avevano perso ogni funzione (“chi va più dal medico di famiglia”?). Non è più già così e soprattutto non lo sara più in futuro anche se la Lombardia  sembra non aver colto la rivoluzione organizzativa che sta trasformando la sanita in tutto il mondo.

Il binomio medicina-innovazione digitale (ultraband fissa e 5G) sta invertendo completamente la realtà rispetto all’affermazione di Giorgetti. Al centro del sistema sanitario del futuro ci saranno proprio i medici di famiglia e gli ambulatori territoriali.

Le nuove tecnologie consentono  un ampio decentramento di funzioni diagnostiche e terapeutiche che il medico di famiglia insieme agli specialisti territoriali puo’ esercitare nel proprio studio, a casa del paziente e negli ambulatori polivalenti del territorio.

La ricerca e l’ innovazione tecnologica rivoluzioneranno il servizio sanitario nazionale e il Mes è il primo strumento finananziario per non perdere il treno del futuro.

Per fortuna l’ Italia parte da posizioni buone in campo sanitario. Partendo avvantaggiati sarebbe un suicidio non cogliere le nuove opportunita’ finanziarie.

In Italia e’ la visione del diritto alla salute che deve cambiare. È sbagliato guardare alla sanità come un onere del bilancio pubblico o se si vuole un mero fattore di costo.

La più avanzata letteratura scientifica internazionale considera la politica sanitaria come un driver di crescita economica per quattro ragioni fondamentali: a) aumenta la produttività del lavoro e la competitivita delle imprese; b) promuove stili di vita e nutrizionali che accrescono i consumi di qualita’; c) innesca virtuosi processi di ricerca e sviluppo in ambito multisettoriale; d) è condizione necessaria per attrarre investimenti stranieri.

Nessun manager e’ disposto a spostarsi con la propria famiglia in un paese che non dispone di servizi sanitari decenti.

Il MES – al di là della sua applicazione pratica – è l’occasione per superare bias e pregiudizi del passato e innescare un futuro in cui la spesa pubblica per la sanità genera ricchezza aumentando il Pil con scelte lungimiranti e strategie innovative.

Non è una spesa da contenere, ma  un investimento per il sistema Paese, per il supporto alle imprese che operano nel settore (avvalendosi e producendo le piu avanzate tecnologie) e sopratutto perché l’Italia può diventare uno dei grandi leader mondiali in campo sanitario.

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