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Usa e getta. Il M5S fra poliziotto buono (Di Maio) e quello cinese (Grillo)

“Perché gli Usa hanno paura della Cina?”. Sembra TelePechino ma è il Blog di Beppe Grillo. Puntuale come un orologio cinese, Fabio Massimo Parenti, professore alla China Foreign Affairs University, esperto di Cina e firma ricorrente del Global Times, il quotidiano ufficiale del Partito comunista cinese, torna a scorticare lo zio Sam. “Chi attacca ed aggredisce manifesta debolezza, perde credibilità ed annulla lo spazio per il dialogo. Se tale atteggiamento viene assunto da un Paese come gli Usa, ciò deve preoccupare il mondo intero”.

Once again, una difesa d’ufficio del governo cinese dall’aggressione americana, in homepage sul blog del guru a Cinque Stelle. Se “un esercito di sudditi impauriti nostrani continueranno ad andare dietro a quest’approccio fallimentare e improduttivo, come nel caso dei servizi a la Milena G (Gabanelli, ndr), la frittata sarà fatta”, sentenzia Parenti rilanciato da Grillo.

Il professore, che solo un mese fa sulla stessa bacheca invitava gli italiani a “contenere l’irresponsabilità” degli Stati Uniti, prosegue snocciolando compiaciuto la classifica “Fortune Global 500” spiegando come, per la prima volta in tanti anni, in cima alla lista campeggino diverse aziende cinesi, più di quelle americane, per la precisione “124 a 121”. È la prova, dice Parenti, che “il sistema economico cinese funziona e sta dando i suoi frutti, contrariamente al modello americano, sempre più incapace di adattarsi alle nuove sfide”.

Non manca un passaggio su Huawei, il colosso della telefonia mobile che gli Usa (e, sia pur velatamente, anche il governo rossogiallo) vogliono mettere al bando dalla rete 5G con l’accusa di spionaggio per Pechino. La sua “rapida crescita” nella lista Fortune, prosegue il docente, riflette “l’ascesa delle altre imprese cinesi”.

Tanto gli assidui quanto gli sporadici visitatori del blog grillino riconoscono la firma di Parenti. Compare a intermittenza, e in bella vista, con un solo obiettivo: giustificare qualsiasi cosa faccia la Città Proibita, difenderla dai suoi detrattori. Un anno fa era lui a negare le persecuzioni degli uiguri in Xinjiang, “non vi sono corrispondenze reali” alle accuse.

Grillo ha ripubblicato sulla sua bacheca Facebook il post, onore riservato a pochi eletti. Ancora una volta, il guru prende ufficialmente le distanze da una linea difesa dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che in questi mesi ha abbandonato le velleità anti-americane degli esordi movimentisti e anzi si è accreditato in Italia e all’estero come persona equilibrata e attenta ai rapporti con l’alleato statunintense. Più dei post di Alessandro Di Battista, nel Movimento dovrebbero interrogarsi sulla compatibilità, e l’opportunità, di quelli del loro fondatore.


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