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M5S, prove tecniche di scissione. Il durissimo j’accuse di Casaleggio

grillo

Attacco frontale. Davide Casaleggio esce allo scoperto e lancia un ultimatum a Beppe Grillo e Luigi Di Maio: se il Movimento Cinque Stelle diventerà un partito, “il nostro supporto non potrà più essere garantito”. In homepage sul Blog delle Stelle, il presidente dell’Associazione Rousseau, figlio del fondatore e guru del Movimento Gianroberto Casaleggio, rompe un silenzio durato mesi e interrotto solo da brusii e voci di corridoio.

“In questi mesi ho ascoltato, osservato e riflettuto molto. Ora è arrivato il momento di prendere posizione”, dice in apertura, poi un lungo sfogo, rilanciato su Facebook da Alessandro Di Battista, “Vi consiglio di leggere!”, scrive l’ex parlamentare che ha appena suonato il requiem al Movimento e lo ha paragonato all’Udeur di Clemente Mastella.

“Ho dovuto sopportare insinuazioni, attacchi e calunnie nei miei confronti e nei confronti di mio padre anche da persone che grazie al nostro lavoro ricoprono oggi posizioni importanti”, scrive Casaleggio Jr. Il Movimento è nato “con alcune promesse agli iscritti e agli elettori che io non ho dimenticato e non posso sconfessare”.

“II partitismo è il rifugio di chi ha paura di perdere i privilegi che ha accumulato, ma solo chi è disposto a perdere tutto quello che ha, può ottenere tutto quello che vuole”, continua. “Per questo faremo tutto quello che è possibile per evitare che venga consegnato alla storia come il simbolo del fallimento delle promesse fatte”.

Dopo il duro j’accuse di Di Battista, Casaleggio ci mette il peso da 90. Il co-fondatore non aveva mai firmato una denuncia così esplicita. Da tempo veniva descritto come intollerante alle scelte della dirigenza, e alla svolta “rossogialla” imposta al Movimento da Grillo. Un’intolleranza che si era fatta aperta ostilità con quella lettera che, solo poche settimane fa, metteva in guardia i parlamentari morosi che non pagavano la quota all’Associazione Rousseau.

Ora il divorzio con la piattaforma digitale è una possibilità sempre più concreta. Ma all’orizzonte, e neanche troppo lontano, si addensano le nubi di una scissione interna. A poco sono serviti i richiami all’ordine dei vertici in questi giorni, da Roberto Fico a Di Maio, con l’invito a “guardare avanti e non indietro”. “Non guardare indietro significa non avere nostalgia di come eravamo nel 2009, ma neanche guardare al 1950”, gli risponde per le rime Casaleggio.

Se il Movimento decidesse di trasformarsi una volta per tutte in partito, avvisa poi, verrebbe meno l’aiuto dell’Associazione Rousseau, “dal momento che non sarebbe più necessario poiché verrebbero meno tutti i principi, i valori e i pilastri sui quali si basa l’identità di un Movimento di cittadini liberi e il suo cuore pulsante di partecipazione che noi dobbiamo proteggere”.

Non una resa, ma un guanto di sfida al tandem Grillo-Di Maio, questa volta a volto scoperto. Casaleggio fa capire di non voler fare un passo indietro. “Lavoreremo per una decentralizzazione, dando strumenti che rendano autonomi gli attivisti, che aumentino il loro potere decisionale, ma anche la loro responsabilità nella soluzione di problemi affinché le decisioni non siano accentrate in poche persone, ma distribuite”. La partita è appena iniziata.


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