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Sovranisti, popolari o…? Così la Lega si prepara al bivio di Bruxelles

Qualche deputato della Lega l’ha già ribattezzato “mezzogiorno di fuoco” rievocando il film western di Fred Zinnemann. Domani (martedì) alle 12 il segretario federale Matteo Salvini incontrerà, assieme al suo numero due e responsabile Esteri Giancarlo Giorgetti, i 28 europarlamentari. All’ordine del giorno c’è il posizionamento europeo della Lega, che dopo l’addio di Andrea Caroppo ha perso il primato del gruppo più numeroso al Parlamento europeo. Ora quel primato spetta alla Cdu di Angela Merkel, forza trainante del Partito popolare europeo con 29 membri.

Il gruppo Identità e democrazia va stretto a molti ormai. Ieri Repubblica riportava uno “sconsolato” leghista che sotto avrebbe confidato in maniera anonima: “Non importa le proposte di legge che fai, conta l’origine. E la nostra non ci permette di far passare assolutamente nulla. Zero. Non abbiamo neanche una vicepresidenza di commissione ai grilli che cantano…”. Sul banco degli imputati è finito Marco Zanni, ex Movimento 5 Stelle passato con la Lega a maggio del 2018 e capogruppo del gruppo Identità e democrazia al Parlamento europeo. Come spiegato da Formiche.net nei giorni scorsi, a lui era stato affidato da Salvini il compito di trattare con la maggioranza di Ursula von der Leyen per strappare una nomina. Obiettivo mancato e oggi i leghisti a Bruxelles e Strasburgo lamentano di non contare nulla.

L’ipotesi di passare ai Conservatori e riformisti europei è esclusa: verrebbe facilmente interpretato come un atto di debolezza visto che da qualche giorno a capo di quel gruppo c’è Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. Un immediato passaggio al Partito popolare europeo significherebbe, invece, disconoscere la linea che Salvini continua a difendere seppur stia aprendo a una nuova impostazione della Lega, da populista a popolare.

Prende quota quello che Repubblica definisce un “purgatorio”: passare al Misto (dal quale sta cercando vie d’uscita il Movimento 5 Stelle). Una simile mossa comporterebbe rimanere nell’irrilevanza e perfino perdere fondi per il gruppo. Ma potrebbe rappresentare appunto un “purgatorio”, scrive Repubblica, “una fase intermedia prima dell’entrata nel Ppe”. Un’attesa di decantazione prima di approdare lì dove, nonostante le secche e numerose smentite (oggi Claudio Borghi ha dichiarato alla Verità che “anziché puntare al Ppe, tanto varrebbe iscriversi al Pd…”), c’è chi guarda con interesse a Giorgetti.

Nessuno nel Carroccio ormai nega la presenza di un certo malcontento che serpeggia alla Camera e al Senato ma anche, e forse in maniera più evidente, al Parlamento europeo.

Bocche cucitissime prima dell’incontro di domani. Il tema della riunione è noto a tutti. Ma c’è incertezza su ciò che dirà Salvini, se indicherà una strada diverse o se imporrà il silenzio “zitti e pedalare”. Ma in caso optasse per la seconda soluzione c’è chi già sommette su nuove manifestazioni di dissenso contro il segretario.

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