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La Nadef è arrivata tardi, incipriata e tinta di rosa. L’analisi di Pennisi

Settembre. Andiamo scriveva Gabriele D’Annunzio in una poesia della raccolta Alcyone che ai tempi in cui andavo al liceo, si imparava a memoria a scuola. Negli otto anni (o quasi) passati a Via Venti Settembre, questo non era tempo di migrare (come nella poesia dannunziana dedicata ai Pastori) ma tempo di politica di bilancio in quanto la Relazione Previsionale e Programmatica (RRP) ed il disegno di legge di bilancio dovevano essere presentati simultaneamente al Consiglio dei ministri il 30 settembre.

Da quando si sono armonizzate le scadenze nell’area dell’euro, con il semestre europeo, la Rpp è stata messa in pensione anticipata e sostituita dal Documento di economia e finanza (Def) che si presenta in primavera unitamente al Programma di stabilità per l’Italia, dalla Nota di aggiornamento al Def (Nadef) da presentarsi entro il 27 settembre in modo da avere un’esauriente discussione parlamentare prima di definire il Documento programmatico di bilancio (Dpb) in scadenza il 15 ottobre e il Disegno di legge di bilancio (Dlb) entro il 20 ottobre, dopo un breve ma succoso dibattito nelle Camere.

Negli ultimi due anni, queste tappe sono andate abbastanza bene tranne l’ultima perché la maggioranza parlamentare (che pur esprime il governo) ha infarcito il Dlb di modifiche e alla vigilia di Natale, l’esecutivo ha presentato maxiemendamenti (una volta di ben 450 pagine) e li ha fatti approvare mettendo “la fiducia”. Quest’anno le prime fasi sono slittate: la Nadef è stata pubblicata il 7 ottobre: la discussione in Commissione Bilancio al Senato è in calendario per il 13 ottobre. Il Dop ed il Dbl o slitteranno pure loro o non terranno conto del dibattito parlamentare. Tertium non datur.

Uscendo dalla galassia delle sigle, andiamo alla sostanza della Nadef. L’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) ha precisato che per il momento è stata validata la versione tendenziale (a legislazione vigente) del quadro macroeconomico, pur indicando forti rischi per la crescita. La decisione sulla versione programmatica – che quindi incorpora gli effetti dei nuovi provvedimenti che verranno varati con la legge di bilancio – verrà comunicata, come di consueto, nel corso del ciclo di audizioni tenuto dalle Commissioni bilancio di Camera e Senato.

Un’analisi è stata fatta dall’Osservatorio dei Conti Pubblici dell’Università Cattolica secondo cui il quadro macroeconomico e di finanza pubblica della Nadef è plausibile per il 2020-21. Negli anni successivi la politica di bilancio sembra essere più espansiva di quanto sembrerebbe necessario in base alle tendenze previste per la ripresa economica.

Per quanto riguarda i finanziamenti dello Stato, la dipendenza dalle istituzioni europee aumenta marcatamente nel 2020 e 2021, con la quota di debito pubblico italiano detenuta da queste istituzioni in crescita fino al 28 per cento, nel contesto di un debito pubblico che resterebbe per i prossimi tre anni su livelli record dall’Unità d’Italia.

Il governo ha programmato di utilizzare 25 miliardi del Next Generation Eu nel 2021, di cui 14 di sovvenzioni e 11 di prestiti, su un totale di 205 miliardi disponibili per il periodo 2021-2026; l’impiego delle risorse europee dovrebbe aumentare fino a 43 miliardi nel 2023 e diminuire nel triennio seguente. La ripartizione temporale potrebbe essere così strutturata per prudenza in attesa della presentazione dei progetti alla Commissione europea, oppure per la consapevolezza delle lentezze gestionali. Il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza per l’utilizzo delle risorse sarà presentato non appena verrà finalizzato l’accordo in seno alle istituzioni europee: gli interventi dovrebbero puntare al rilancio degli investimenti pubblici e privati e all’attuazione di importanti riforme per un’economia più innovativa e sostenibile.

Oggi è chiaro che il Next Generation Eu subirà ritardi in quanto la proposta della Repubblica Federale Tedesca, che sino a fine anno presiede il Consiglio europeo, non è stata accettata dal Parlamento europeo e, di conseguenza, se non l’Italia non attiva lo “sportello sanitario” del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), si dovrà fare un maggior ricorso al mercato, sperando nella benevolenza della Banca Centrale Europea (Bce). In breve la Nadef appare incipriata e tinta di rosa.

Lo si vede ancora di più scorrendo il documento previsionale presentato sabato 10 ottobre dal Centro Studi Confindustria diretto dal Prof. Stefano Manzocchi (Luiss Guido Carli). Il Pil pro-capite ha fatto marcia indietro di 26 anni; dopo la profonda caduta nel 2020, il documento traccia un rimbalzo dell’industria manifatturiera ma una difficile ripresa nei servizi (i comparti più colpiti dalla pandemia) il cui futuro dipende in gran misura dalla domanda estera. Sempre il 10 ottobre, è stato diramato un rapporto dell’Economist Intelligence Unit (EIU) sulle modifiche strutturali provocate dalla pandemia all’economia mondiale. La EIU è distinta e distante dalle nostre beghe di bottega e vede nero sia nella ripresa dei servizi sia nel commercio mondiale.

In breve, la rosea Nadef ha probabilmente bisogno di un aggiornamento prima del Dpb e del Dlb.

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