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Entente cordiale. Così Parolin ricuce con gli Stati Uniti

Entente cordiale. Al termine di una fitta giornata di incontri, il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin socchiude il caso Mike Pompeo. Le distanze sul rinnovo dell’accordo fra Santa Sede e governo cinese per la nomina dei vescovi rimangono. Ma almeno in parte la crisi aperta dall’editoriale del segretario di Stato su First Things e confermata dalla gelida accoglienza ricevuta mercoledì mattina in Vaticano sembra ora volgere al tramonto.

“Tutti cerchiamo la libertà religiosa, noi ci differenziamo sul metodo”. A fine serata, dal cortile del Protettorato San Giuseppe sulla Nomentana, dove è venuto a presentare il libro di padre Enzo Fortunato, “La tunica e la tonaca” (Mondadori), una lettura delle vite di San Francesco e Santa Chiara d’Assisi, Parolin porge un ramoscello d’ulivo agli Stati Uniti. Parla di “un colloquio cordiale” con Pompeo, anche se “le posizioni restano distanti”. Tradotto: la Santa Sede non vuole una frattura con il governo americano, ma neanche ha intenzione di frenare il percorso per il rinnovo di un accordo pastorale, non diplomatico, che peraltro trova la piena approvazione di papa Francesco.

In pieno spirito francescano, a due giorni dalla presentazione dell’enciclica “Fratres Omnes”, il Segretario di Stato vaticano cala il sipario sulle polemiche. Tiene il punto: “Rivendichiamo da parte nostra la scelta del papa e la libertà di continuare ad andare avanti”, dice a un drappello di cronisti. Da parte americana, aggiunge, c’è stata “comprensione del metodo”. La Chiesa, istituzione secolare, non può ragionare secondo le logiche di uno Stato laico. Può anche condividere le preoccupazioni e lo sdegno per la violazione dei diritti umani e della libertà religiosa, ma ha altri strumenti, e altri tempi, per difendere entrambe.

L’accordo, conferma di nuovo, sarà rinnovato, e “rimarrà segreto”, perché è “ad experimentum”. Di definitivo non c’è ancora nulla, e ancora non è chiaro se e come da parte cinese ci sia effettivamente la volontà di siglare di nuovo quell’intesa a distanza di due anni”.

Su Twitter, l’inviato di Donald Trump gli fa sponda pubblicando le foto dell’incontro in Vaticano con Parolin e monsignor Paul Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati. Volti distesi e sorridenti, mani conserte. Sembra già lontano il simposio sulla libertà religiosa di mercoledì all’ambasciata americana presso la Santa Sede che ha visto calare il gelo fra Pompeo e i suoi interlocutori ecclesiali.

“Un grande incontro con il Cardinale Parolin e l’Arcivescovo Gallagher – cinguetta lui – siamo grati alla Santa Sede per gli sforzi umanitari nel mondo, e siamo fieri di cooperare insieme per promuovere la libertà religiosa e altri diritti umani”.

Parolin risponde una ad una alle domande, vuole mettere un punto a due giorni di retroscena e sussurrii di una crisi in atto. Amplificati, tra l’altro, da una diversa interpretazione che alcune agenzie stampa hanno dato delle parole di Gallagher al simposio. Sulle chat dei vaticanisti, gli americani insorgono: non ha mai parlato di “strumentalizzazione del papa” da parte di Pompeo.

(Foto: Twitter @SecPompeo)



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