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E se il 5G americano lo facesse il Pentagono? L’idea anti-Cina dalla Casa Bianca

Il capo dello staff dell’amministrazione Trump, Mark Meadows, avrebbe avanzato una proposta eccezionale sul 5G: chiedere al Pentagono un piano per sviluppare negli Stati Uniti la rete per il futuro delle comunicazioni internet-mobile. L’idea, secondo fonti di Axios (sempre molto informato sugli sviluppi interni a Washington), è che la Difesa sviluppi la rete per gli scopi di sicurezza nazionale e poi trasferisca ai privati la gestione del network a scopi civili. È un’ipotesi molto interessante che spiega quanto gli Stati Uniti siano disposti a cedere in termini di libero mercato (e libertà) – pilastri fondativi dell’America – davanti alla minaccia che il 5G possa essere implementato da operatori cinesi. Il Wall Street Journal conferma che il dipartimento della Difesa è già al lavoro sulle richieste della Casa Bianca.

La partita è quella tecnologica, principale terreno di scontro tra potenze. Pechino e Washington si sfidano sul campo del futuro delle telecomunicazioni a livello globale. Gli Usa chiedono ai loro alleati di mollare l’ipotesi di far entrare aziende cinesi come Huawei e Zte nel sistema delle tlc e soprattutto nel 5G, lo sviluppo della rete che permetterà di far esplodere il mondo dell’Internet of Things. Chiedono di escludere i cinesi dai bandi pubblici perché certe industrie non sono libere, sono controllate da asset militari che operano per conto del Partito comunista cinese. Il rischio è che dalle reti si creino falle per lo spionaggio di Pechino. La minaccia è di escludere chi non accetta il consiglio dal sistema di condivisione delle informazioni con gli Usa (danno enorme per qualsiasi Paese ne benefici).

Ora arriva la proposta di Meadows: per battere il vantaggio avanguardistico accumulato dalla Cina, la rete nazionale americana dovrebbe essere sviluppata e gestita dal ministero della Difesa. I privati delle big-tech company americane non dovrebbero essere d’accordo se si considera il precedente di due anni fa, quando la Casa Bianca fece circolare un documento in cui proponeva addirittura l’opzione della nazionalizzazione della rete, e successivamente a inizio anno quando si pensava allo sviluppo di un sistema open condiviso da tutti i grandi attori del settore.

Ma il processo è andato avanti. Il Pentagono ha chiesto ai privati le proprie opinioni e le proprie idee su un piano che, spiega Axios, potrebbe andare “oltre Donald Trump“: ossia, potrebbe restare in piedi anche se l’attuale presidente dovesse non venir rieletto – d’altronde il tema delle telecomunicazioni come problema di sicurezza nazionale è bipartisan. Anzi, i Democratici potrebbero esserne anche più interessati, visto che vedono Internet come un’infrastruttura critica che merita più investimenti, ossia presenza, federali.

Ci sono però anche diversi oppositori. Oltre al mondo del privato, già citato, è scettico il segretario alla Difesa (che lamenta da un po’ di tempo che il Pentagono sia sfruttato per ambiti impropri e per questo sta uscendo dalle grazie del presidente) e poi c’è un’informale opposizione da parte della Fcc – la commissione federale sulla comunicazioni dove il consenso per evitare che il 5G finisca sotto un’entità a controllo statale è osteggiata sia da componenti Democratici che dai Repubblicani.

Secondo Axios c’è da tenere d’occhio una persona: l’ex ceo di Google Eric Schmidt, ora presidente del Defense Innovation Advisory Board del Pentagono. Il mese scorso, durante una conferenza virtuale sul mondo delle telecomunicazioni, Schmidt ha detto che restare indietro rispetto alla Cina sul 5G rappresenta una “emergenza nazionale” e che la migliore possibilità di “evitare un disastro” sarebbe dare al Pentagono la possibilità di creare una rete che può condividere con il settore privato. Parole che potrebbero contribuire a limare vari scetticismi.

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