Perché non prevedere una riforma complessiva di tutto il sistema di tassazione del nostro Paese, utilizzando almeno una prima quota di “Recovery Fund”, il cosiddetto “Quoziente Familiare”? L’intervento di Riccardo Pedrizzi, già presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato 2001 – 2006
Il programma Next Generation Eu prevede un percorso di riforme profonde: giustizia, fisco, Pa, infrastrutture, scuola ecc…
Tra queste la riforma fiscale si pensa debba innescare nel nostro Paese un circolo virtuoso che dovrebbe portare della riduzione della pressione fiscale mediante una rivisitazione di tutto il sistema di imposizione senza trascurare la lotta all’evasione. È previsto che la riforma fiscale dovrà partire dal lavoro e dalle famiglie con un percorso a tappe per la sua messa a punto, come sostenuto dallo stesso ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. L’obiettivo è quello di migliorare l’equità, l’efficienza e la trasparenza del nostro sistema tributario. Per questo tra le linee di intervento per il nuovo fisco sarà fondamentalmente la riforma Irpef con una delega che dovrebbe correre in parallelo all’altra sull’Assegno unico, mentre con il cosiddetto “family act” si prevede di rafforzare il complesso dei servizi.
Il disegno di legge delega che prevede l’Assegno unico universale per i figli fino a 21 anni, si conta debba richiedere a regime non meno di 10 miliardi di euro mentre attualmente ne sono previsti solo tre.
È vero che, come ha detto Paolo Gentiloni, Commissario agli Affari Economici, non si possono tagliare le tasse con il “Recovery Fund” e che qualora le si vogliono tagliare bisognerà trovare una copertura strutturale, ma si potrebbe procedere ad una rimodulazione, revisionando il Reddito di cittadinanza e riconvertendo l’assegno universale che si vuole introdurre, riducendo infine le varie agevolazioni in essere.
Riforma Fiscale
Per la riforma fiscale e per la nuova Irpef sono disponibili 3 miliardi per l’assegno unico per la famiglia e 1,8 per il taglio del cuneo, 8 miliardi nel 2022 ai quali si aggiungeranno le risorse della lotta all’evasione. |
Riassumendo: sono previsti più moduli di interventi. Un “primo modulo” sarà inserito nella legge di bilancio di quest’anno, con un finanziamento da 4,8 miliardi; tre miliardi saranno destinati per il nuovo assegno unico per i figli, gli altri 1,8 miliardi serviranno a confermare il vecchio “bonus Renzi”. Per questa ragione gli “8 miliardi strutturali” per la riforma Irpef sono apportati a partire dal 2022.
Partendo da questo tesoretto e rivedendo tutte le varie deduzioni e detrazioni, allora perché non prevedere una riforma complessiva di tutto il sistema di tassazione del nostro Paese, introducendo, finalmente, utilizzando almeno una prima quota di “Recovery Fund”, il cosiddetto “Quoziente Familiare”? Del quale stranamente ed incomprensibilmente nessuno, nemmeno quelle forze politiche che da sempre ne avevano fatto un cavallo di battaglia delle rispettive politiche per la famiglia, sembra essersi ricordato in questa occasione.
Eppure finalmente lo Stato dovrebbe prendere in considerazione un trattamento fiscale che agevoli la famiglia in relazione al numero e alla qualità fisica dei componenti (una famiglia con un membro portatore di handicap non può essere tassata come una famiglia che non l’abbia).
Il trattamento fiscale dei redditi familiari è infatti la risultante di una scelta che si muove tra una concezione esclusivamente individualistica della società (il percettore del reddito è l’unico soggetto preso in considerazione dal fisco) ed una concezione organica della società nell’ambito della quale si riconosce soggettività ai corpi sociali intermedi ed alla famiglia in particolare (il reddito va imputato al nucleo familiare nel suo complesso). Nel valutare la capacità contributiva di un soggetto sarebbe opportuno tenere conto degli impieghi socialmente rilevanti del reddito disponibile di un soggetto, oltre che delle risorse possedute e degli oneri sostenuti. In altri termini, il legislatore dovrebbe valutare la qualità degli oneri oltre che la quantità (ad esempio privilegiare le spese per l’educazione dei figli rispetto ad altri tipi di consumi spesso anche voluttuari e superflui).
Alla luce di questa diverse concezioni della società, si possono quindi distinguere – anche se in maniera non diretta e automatica – due modelli di sistemi tributari: quello della tassazione su base individuale e quello della tassazione per parti.
- a) Il sistema della tassazione su base individuale prevede che l’imposizione dei redditi familiari avvenga avendo riguardo ai redditi individualmente guadagnati da ciascun coniuge. Tale soluzione comporta, a parità di reddito complessivo, un trattamento fiscale più favorevole per le famiglie bireddito le quali, per effetto delle aliquote progressive, pagano un’imposta sempre minore rispetto alle famiglie monoreddito. Tale differenziazione risulta massima nell’ipotesi di famiglie ad eguale composizione e con reddito percepito da uno solo o da entrambi i coniugi. Il sistema in sostanza penalizza la famiglia monoreddito. Si tratta del modello attualmente in vigore in Italia.
Irpef, Ires
Si prevede una legge delega entro fine 2020, collegata alla legge di Bilancio, e l’attuazione con i decreti delegati entro la fine del 2021. |
La tassazione su base individuale è quella che tuttora regola l’applicazione dell’Irpef in Italia. In tale contesto operano a sostegno del reddito familiare due correttivi: il primo di natura fiscale, il secondo di natura parafiscale.
Sul piano fiscale, sono accordate detrazioni di imposta per il coniuge e per i figli a carico e si consente al titolare del reddito di usufruire di oneri deducibili o detraibili a fronte delle spese sopportate per i componenti fiscalmente a carico.
Sul piano parafiscale sono previsti gli assegni per il nucleo familiare: per i redditi da lavoro dipendente e assimilati (pensioni), ad esempio, si fa riferimento a scale di reddito e alla composizione dei nuclei familiari.
Gli effetti distorsivi del sistema attualmente vigente in Italia rispetto al trattamento tributario delle famiglie monoreddito non sono stati attenuati dall’applicazione delle varie riforme fiscali attuate nel corso delle ultime legislature, anzi, per certi versi essi sono stati accentuati. In certi casi addirittura si è finito per acuire la sperequazione in ordine alla pressione fiscale subita dalle famiglie monoreddito rispetto a quelle con due percettori di reddito.
Particolarmente significativa risulta la distorsione prodotta dal meccanismo della deduzione di base (che determina la c.d. no tax area). Tale meccanismo, infatti, consente alla famiglie bireddito, a parità di reddito familiare, di fruire di due deduzioni di base, una su ciascun reddito. La famiglia monoreddito, invece, potrà usufruire di una sola deduzione di base. Ciò implica che il carico fiscale della famiglia monoreddito sia maggiore di quello della famiglia bireddito anche nell’area di proporzionalità dell’imposta, ciò a prescindere dall’effetto distorsivo tradizionale imputabile alla progressività.
- b) Il sistema della tassazione per parti, invece, risponde al principio secondo cui – a parità di reddito e di composizione familiare – a ciascun componente della famiglia deve essere garantito lo stesso ammontare di risorse, prima e dopo le imposte. Le modalità per attuare tale modello sono di due tipi: attraverso lo splitting del reddito per effetto del quale i redditi complessivi dei coniugi sono divisi per due e si applica al reddito complessivo l’aliquota corrispondente alla metà del reddito. L’altro metodo si definisce del quoziente familiare, secondo cui il complesso dei redditi familiare è tassato per quote ottenuto dividendo lo stesso reddito per un quoziente determinato in funzione del numero e delle caratteristiche dei componenti del nucleo familiare.
L’adozione del sistema di tassazione per parti (in particolare del quoziente) risponde alle esigenze di perequazione tributaria, garantendo, tendenzialmente, un’eguale tassazione delle famiglie a parità di reddito.
Assegno unico
Altra delega in approvazione al Senato è sull’Assegno unico, mentre il family act (che prevede di rafforzare i servizi) viaggerà a parte. |
La tassazione per parti, evidentemente, non è neutrale rispetto al matrimonio poiché incentiva la costituzione di nuclei familiari legali quanto più è forte la differenza tra i redditi guadagnati da ciascuno dei futuri coniugi.
In sintesi, si usa parlare di splitting quando si hanno due sole quote uguali fra di loro e di quoziente quando le quote non sono uguali. In tale secondo caso, più precisamente, si ha il quoziente coniugale laddove il reddito lordo venga suddiviso, in quote non uguali, solo fra i due coniugi, e il quoziente familiare qualora il numero delle quote dipenda anche da altri componenti.
Il quoziente familiare è la regola in Francia, mentre quello coniugale può essere scelto in Belgio come opzione, qualora i contribuenti lo ritengano per loro conveniente.
Lo splitting fra coniugi è obbligatorio in Portogallo, mentre è opzionale in Germania e Irlanda.
Come si vede, dunque, l’Italia, anche dal punto di vista del trattamento fiscale della famiglia, si trova ad occupare la posizione di fanalino di coda tra tutti i paesi europei.
E quindi solo introducendo il “Quoziente Familiare”, potremmo cercare di recuperare il terreno perduto.