Il ministro dell’Economia sembrerebbe orientato a superare la progressività per scaglioni che oggi caratterizza l’Irpef sostituendola con una progressività continua e a rendere coerenti gli interventi a sostegno della famiglia con il sistema fiscale propriamente detto. Sono due obbiettivi largamente condivisibili. Non necessariamente lo sono le modalità con cui si vogliono perseguire.
Per progressività “continua” si intende il caso in cui l’aliquota media del prelievo cresce al crescere del reddito senza mostrare i “salti” che sono propri di una imposta a scaglioni. Evitando così che i contribuenti possano incappare in situazioni in cui ad un euro aggiuntivo di reddito imponibile possano corrispondere – anche a livelli contenuti di reddito – livelli aggiuntivi di prelievo tali da indurre il contribuente a rinunciare a lavorare o a produrre (e ad evadere).
Sono situazioni tutt’altro che infrequenti anche nella vigente situazione italiana moltiplicate e magnificate dal sovrapporsi disordinato fra sistema tributario e sistema assistenziale. Un esempio di progressività “continua” è certamente dato dall’imposta personale tedesca, in vigore da circa mezzo secolo, e caratterizzato da una area di esenzione data e da una aliquota media crescente al crescere del reddito imponibile. Ma non è l’unica possibilità. Progressività “continua” è anche quella – per così dire – einaudiana, ottenuta cioè combinando un’unica aliquota con un’area esente fissa in termini monetari (la cosiddetta flat tax). Anche in questo secondo caso, infatti, l’aliquota cresce al crescere del reddito.
Si sostiene che il sistema tedesco renderebbe il sistema tributario trasparente e “leggibile” da parte dei contribuenti. Per conoscere il livello di prelievo – e quindi per capire se uno sforzo lavorativo in più vale la pena – i contribuenti tedeschi devono, ad esempio, servirsi di un apposito calcolatore disponibile nel sito delle Agenzia delle Entrate tedesca. Apparentemente nulla di grave. Il punto è però che il sistema tedesco concentra l’attenzione sulla aliquota media e ciò può essere notevolmente fuorviante. Detto in altri termini, la progressività continua alla tedesca è semplice solo in apparenza.
Nella realtà può rivelarsi, per il contribuente, una soluzione piuttosto opaca. Non è noto, infatti, nell’immediato l’aumento di tassazione conseguente all’aumento di reddito (e cioè l’aliquota marginale). Ben diverso è il caso della progressività continua einaudiana: in quel caso l’aliquota marginale (quella pagata sull’euro addizionale che vorrei guadagnare) è sempre la stessa per qualunque livello di reddito e pari all’aliquota unica del sistema.
E poi c’è l’eterogenesi dei fini. Adottando il sistema tedesco la maggioranza potrebbe finire per aprire la strada all’adozione della flat tax. Per un semplice motivo: eliminare gli scaglioni e ridurre le aliquote ad una sola può rivelarsi politicamente difficile e doloroso se non proprio insostenibile. Rivedere invece i parametri di una funzione quadratica (perché il “cuore” del sistema tedesco è, appunto, una funzione matematica quadratica) può rivelarsi assai più agevole perché quella che è una scelta eminentemente politica prende l’aspetto di una scelta tecnica. Per passare da una funzione quadratica (il sistema tedesco) ad una funzione lineare (la flat tax) il passo è molto più breve di quanto non si pensi.