Il nesso tra inizio delle attività didattiche in presenza e aumento dei contagi non è dimostrato, ma alcuni interventi potevano essere fatti e anche meglio. Giuseppe Pennisi spiega quali
La scuola dà una spinta alla pandemia? In Banca Mondiale prima e come consulente del World Education Report dell’Unesco, poi, ho avuto un certo ruolo nel finanziare riforme di sistemi d’istruzione in Asia (Corea, Malesia, Singapore), Europa (Irlanda) e soprattutto in Africa Orientale ed Australe. Mi sono anche trovato in Malesia quando scoppiò un’epidemia di colera e la chiusura o meno delle scuole era tema di dibattito in Parlamento e nella società. Quindi, ho maturato alcune idee in materia. Riassumiamole.
1 I dati presentati dal prof. Battiston il 24 ottobre mostrano una correlazione tra le date della riapertura delle scuole e le modalità (tutte insieme, non a scaglioni unicamente per soddisfare la richiesta del M5S di un’accoppiata tra referendum ed elezioni regionali) e l’aumento dei contagi, ma da soli non dimostrano un nesso tra scuola (soprattutto ciò che avviene dentro la scuola) e pandemia.
2 Quando si parla di istruzione e formazione, occorre ricordare sempre Marc Blondel (1938-2014), leader del grande sindacato francese Force Ouvrière che proveniva dai ranghi del sindacalismo delle scuole paritarie di ispirazione cattolica. A chi gli faceva notare l’alto peso dell’istruzione nella finanza pubblica, rispondeva pacatamente: Il costo dell’ignoranza è molto più alto.
3 Gli studenti italiani hanno perso un anno, non possono perdere un secondo senza precipitare in una società dell’uno vale uno ed in cui preparazione e competenze non contano, una strada verso il sottosviluppo di cui stiamo già toccando con mano alcuni effetti. Quindi le scuole devono restare aperte e funzionare al meglio.
4 Durante l’estate il ministero guidato da Lucia Azzolina si è occupato principalmente di banchi monoposto a rotelle affidandosi principalmente al management di Invitalia (società creata per “invitare” gli investitori stranieri ad operare in Italia ma che ora si occupa dello sviluppo delle imprese a tutto campo). Non ci si è soffermati su come la crisi della pandemia avrebbe potuto essere un’occasione per migliorare la didattica, come molti dirigenti scolastici stanno facendo. Ad esempio, si sarebbero potuti acquistare meno monoposti a rotelle e più computer o tablet con router portatili (in gergo “saponette”) per studenti di famiglie a basso reddito e mediocre connessione della pandemia.
5 La ministra si è rivelata inconcludente: d’altronde era arrivata 2542sima in graduatoria al concorso per dirigenti scolastici a cui aveva partecipato con zero in informatica e risultato scadente in inglese. Altra dimostrazione che uno vale uno fa spesso cilecca. Soprattutto nella foga dei monoposti a rotelle non si è interessata di cosa altro avviene dentro e soprattutto fuori la scuola.
6 Per il “dentro” la scuola, si danno da fare i dirigenti scolastici – quelli che hanno vinto il concorso. Per il “fuori la scuola”, il ministero di Viale Trastevere avrebbe dovuto collaborare con i ministeri dell’Interno, dei Trasporti, del Lavoro e delle autonomie locali per a) definire misure per contenere assembramenti “fuori” delle scuole – in ingresso ed in uscita – e b) organizzare i trasporti pubblici locali. Non solo si sarebbero utilizzati i bus turistici per aumentare l’offerta ma si sarebbe dovuto chiedere ai fruitori del “reddito di cittadinanza” abili al lavoro ma senza contratto di vigilare 8 ore al giorno le scuole e i dintorni per evitare assembramenti. Un’attività di maggiore utilità sociale di quelle in cui, secondo le cronache, sono impegnati.
7 Le assunzioni dei “precari” si devono fare dietro concorso, come sostiene il ministro Azzolina e come richiede la Costituzione della Repubblica. Ho fatto parte di numerose commissioni di concorso quando ero in servizio attivo e posso assicurare della loro correttezza: a ciascun concorso un ministro inviava un centinaio di lettere di raccomandazioni ed un alto magistrato una ventina – erano tante da contare nulla e servivano agli autori essenzialmente come prova di interessamento per i loro “clientes”.
8 Il concorso, però, si sarebbe dovuto svolgere con modalità regolari – ossia con prove scritte ed orali – e si sarebbe dovuto scadenzare a pandemia superata (anche per evitare che il concorso stesso diventasse un focolaio di infezioni).