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Aspettando Expo Dubai 2020. Come Italia ed Emirati puntano allo Spazio

Abu Dhabi – “Lo spazio è una grande piattaforma di crescita e collaborazione reciproca”. È questa l’immagine proposta da Massimo Claudio Comparini, amministratore delegato di Thales Alenia Space Italia, durante il webinar organizzato dall’Ambasciata Italiana ad Abu Dhabi nel quadro del ciclo di conferenze InnovItalyUae. Sfidando i limiti imposti dalla minaccia Covid, la vetrina virtuale organizzata dall’ambasciatore italiano Nicola Lener ha coinvolto rappresentanze istituzionali ed economiche dello spazio in Italia e negli Emirati, senza trascurare il mondo accademico locale, con la Khalifa University Space Technology and Innovation Center (Kustic) e la New York University Abu Dhabi.

La nuova space economy, che fa rima con la parallela space diplomacy, sembra essere solo all’inizio di una età dell’oro. Un mondo dinamico, in grande fermento, terreno fertile per idee, innovazione, eccellenze tecnologiche, dinamismo imprenditoriale. Non è un caso, infatti, che il prossimo anno, Expo 2020 dedicherà una delle settimane di apertura proprio ai temi dell’esplorazione spaziale e alle sue tante implicazioni per la vita umana, dalla difesa all’ecologia, dalle comunicazioni alla medicina. Intanto, però, Italia e Emirati Arabi Uniti rinsaldano i fili annodati nel 2016, anno del kick-off alla cooperazione bilaterale inaugurata dal Memorandum of understanding che ad oggi costituisce la cornice regolativa di progetti comuni.

Da allora, molta strada è stata compiuta da entrambe le parti. Downstream e upstream, vale a dire nell’osservazione della Terra e nell’esplorazione spaziale. In questi anni, negli Emirati è nato il Mohammed Bin Rashid Space Center di Dubai. Con grande risonanza mediatica è stata lanciata la sonda Hamal verso Marte. Il primo astronauta emiratino Hamza al-Mansoori ha raggiunto la Stazione spaziale internazionale, mentre il KhalifaSat, lanciato nel 2018, dimostra la progressiva autonomia degli Emirati nella progettazione e produzione di satelliti.

Con il passo da velocista che lo contraddistingue, il giovanissimo Paese ha bruciato alcune delle tappe raggiunte in decenni dai tradizionali protagonisti dello spazio, affermandosi, nel quadrante mediorientale, come epicentro coordinativo delle 14 agenzie spaziali facenti capo ad altrettanti paesi arabi, come ha ricordato Mohammed Nasser Al Ahbabi, direttore generale della Uae Space Agency. E intanto gli Emirati già guardano al 2117, programmando un primo insediamento umano su Marte con una vision addirittura secolare, come ha detto Hamad Al Marzooqi, Project Manager della Emirates Lunar Mission, Mohammed Bin Rashid Space Center (MBRSC).

Nel frattempo, però, l’Italia non è certo rimasta rimasta a guardare. Giorgio Saccoccia, presidente dell’Asi Agenzia Spaziale Italiana, ha sciorinato numeri in continua  crescita: con oltre 7.000 lavoratori, che fanno capo in gran parte al campione nazionale Leonardo e a oltre 250 tra tra piccole e medie imprese, l’assetto economico conta un incremento del 74% in 5 anni nel numero di start up e genera un fatturato annuo di circa 2 miliardi di euro. Protagonista ormai non solo in Europa, l’Italia copre l’intera filiera dello spazio, con una presenza completa che si articola lungo tutta la catena del valore, dalla manifattura alla ricezione ed elaborazione dei dati in arrivo.

Tra i gioielli nazionali citati da Saccoccia, il più grande investimento nell’osservazione satellitare della Terra risponde al nome di Cosmo-SkyMed. Strumento prezioso per il sostegno all’agricoltura, per il monitoraggio di coste, oceani, ghiacci polari, il programma è guidato dalle joint venture di Leonardo, Thales Alenia Space e Telespazio, con il contributo di tante Pmi del paese. Luigi Pasquali, amministratore delegato di Telespazio, ha ricordato che i dati raccolti sono poi commercializzati in tutto il mondo da e-Geos, oggi sul podio dei maggiori service provider a livello globale.

Le credenziali italiane appaiono, insomma, del tutto invidiabili. Solo in ordine di tempo, contano il vettore europeo Vega di realizzazione italiana, partito con il suo carico di 53 satelliti, tra nano, micro e minisatelliti, aprendo la strada ai trasporti spaziali low cost che permettono risparmi grazie al “rideshare”. Grande attenzione anche su ExoMars, la doppia missione dell’Esa per l’esplorazione di Marte a guida italiana, realizzata in collaborazione con la russa Roscosmos State Corporation. Grande orgoglio nazionale anche per i rover della stessa missione e per il nuovissimo centro di controllo ROCC, uno dei più grandi terreni di prova marziani d’Europa, inaugurato lo scorso 30 maggio a Torino.

E poi ancora le molteplici relazioni internazionali, dal programma Shalom, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Israeliana, alla recente dichiarazione d’intenti fra Italia e Stati Uniti per il programma Artemis, la missione della Nasa che intende riportare l’uomo sulla Luna nel 2024. In in una sorta di revival, dopo i favolosi anni Sessanta, dominati dall’allunaggio ormai patrimonio di un epos collettivo, la corsa alla Luna torna, infatti, di stretta attualità. E anche in questo rinnovato capitolo dell’esplorazione spaziale, l’Italia farà la sua parte partecipando al progetto della piattaforma orbitale lunare che sarà costruita da una cordata di partnership internazionali a guida americana. Si tratta del Lunar Orbital Platform-Gateway, a cui l’Italia è pronta a contribuire con la realizzazione dei moduli pressurizzati, come ha ricordato Comparini.

Insomma, in attesa di ammirare, accanto alla copia del David, capolavoro rinascimentale di Michelangelo, anche le meraviglie della trivella spaziale, dell’orologio atomico e del convertiplano, protagonisti delle installazioni dell’azienda Leonardo per il Padiglione Italia, i partner istituzionali ed economici dei due paesi affinano le strategie per nuove fruttuose sinergie. Confindustria, è pronta a fare la sua parte, ha detto Giuseppe Aridon, presidente della Sezione Spazio di Aiad. Appuntamento ad ottobre 2021, tra un anno esatto, all’apertura dei cancelli dell’Esposizione Universale di Dubai, per capire come è andata.

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