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Per una Houston italiana. Onesti (AdP) spiega lo spazioporto di Grottaglie

Conversazione di Formiche.net con Tiziano Onesti, presidente di Aeroporti di Puglia, società che gestisce anche lo scalo di Taranto-Grottaglie, destinato a essere il primo spazioporto nazionale. Dopo il regolamento dell’Enac si attendono la convenzione e il piano strategico. “È un progetto di sistema che richiede l’impegno di tutti; d’altronde, migliorerà la nostra vita quotidiana”

Una Houston italiana nel cuore della Puglia, all’aeroporto di Taranto-Grottaglie, che racchiuda eccellenze nazionali e abbia respiro internazionale tra volo suborbitale, mini-satelliti e trasporto a velocità supersoniche. È il piano per il primo spazioporto italiano, descritto a Formiche.net da Tiziano Onesti, presidente di Aeroporti di Puglia, la società che gestisce lo scalo tarantino.

Presidente, la scorsa settimana dall’Enac è arrivato il Regolamento per rendere Grottaglie spazioporto nazionale. Come avete accolto la notizia?

Non possiamo che essere contenti. Il regolamento dell’Enac per la costruzione e l’esercizio degli spazioporti in tutto il Paese rappresenta una pietra miliare per poter andare avanti. Abbiamo lavorato anche noi attivamente al regolamento, considerando che il progetto per lo spazioporto a Grottaglie risale almeno a due anni fa, con la designazione dello scalo da parte dell’autorità governativa. Designazione che poggia sugli elevatissimi requisiti tecnici posseduti e sulla tradizione di Grottaglie, fatta di sperimentazioni, test bed, aeromobili a pilotaggio remoto e tanta innovazione. L’Enac ci ha considerato da subito soggetto idoneo e sensibile a questo tipo di tematiche, facendo seguito alla decisione del Mit di designare Grottaglie come primo spazioporto nazionale. Ora, la regolamentazione ci aiuta a programmare il futuro.

Quali sono i prossimi passi?

Prima di tutto un accordo con Enac per una convenzione che definirà obiettivi, aspetti operativi e investimenti. Noi stiamo già investendo, ma con la convenzione potrà essere tutto più chiaro poiché si andranno a definire le linee effettive da seguire. Come gestore dell’infrastruttura ci siamo già mossi alla ricerca di consulenti internazionali e ne abbiamo selezionati alcuni. Ciò dà l’idea di come ci vogliamo muovere, per l’appunto a livello internazionale per definire il piano strategico relativo a Grottaglie. Ne abbiamo uno per gli aeroporti, e uno di dettaglio per lo spazioporto di Grottaglie.

Nel progetto sono coinvolti tanti attori, e ancora di più guardano con interesse le possibili applicazioni dello spazioporto. Come giudica il dialogo in atto da anni?

È un processo di sistema complesso. La materia è di per sé complessa e richiede energie sistemiche intese nel senso più ampio possibile. D’altra parte, si tratta di cogliere un’opportunità come sistema nazionale. È per questo che la collaborazione è forte con Enac e Mit, ma anche con il mondo scientifico (non solo pugliese) e con il Distretto tecnologico aerospaziale pugliese che raccoglie quanto di meglio può offrire il comparto industriale. È fondamentale il ruolo della Regione Puglia e delle agenzie regionali di sviluppo, Arti e Puglia Sviluppo. Il livello di collaborazione è al massimo perché la sfida è notevole e accompagnata da grandi opportunità. L’infrastruttura desta un grande interesse, anche a livello internazionale, su molte e profittevoli aree applicative. Per questo il dialogo si muove dal livello nazionale al livello locale, con deleghe operative importanti e ben definite. In sintesi, è un progetto di sistema che richiede l’impegno di tutti. D’altronde, migliorerà la nostra vita quotidiana.

Ecco, parliamo di applicazioni…

Vanno dai voli suborbitali ai nano-satelliti, con svariate applicazioni che ci rendono la vita più semplice; dall’agricoltura al controllo del territorio, fino ad agevolare (questo più nel medio-lungo termine) il trasporto di merci.

Potrebbe sembrare fantascientifico. Perché non lo è?

Perché è un percorso che cresce nel tempo. Ora è importante lavorare per creare un’infrastruttura adeguata tramite la convenzione Enac, dopo esserci dotati di un piano strategico per l’operatività nei prossimi cinque anni. Nel medio termine l’economia che attrae di più è quella dei satelliti di piccole dimensioni, un mercato di servizi ad altissimo valore aggiunto e in forte crescita. Avere uno spazioporto ci permetterà di lavorare su questo. Poi continueranno le sperimentazioni grazie alle tante collaborazioni in essere, ad esempio sul volo suborbitale, per il quale Grottaglie è dotato di tutti i requisiti tecnici e infrastrutturali.

L’ambizione sembra elevata…

L’ambizione è massima: una Houston italiana. Ho sempre pensato che la Puglia sa accogliere benissimo. Da quando sono qui ho scoperto che è anche terra di eccellenze incredibili, nicchie tecnologiche spesso sconosciute ma di grande valore. Si tratta di fare sistema, di mettere insieme l’accoglienza con le capacità, l’aspetto umano con quello tecnico, il turismo con le tecnologie. In sintesi, attraverso un progetto di respiro internazionale vogliamo essere un centro attrattivo di occupazione stabile per un territorio che ha sofferto molto.

A proposito di sofferenza, Assaeroporti ha pubblicato mercoledì le nuove “drammatiche” stime per gli scali italiani. I dati passeggeri di settembre sono tornati al livello del 1995. Come leggete voi la situazione?

Cercando di evitare false convinzioni. Come Aeroporti di Puglia non siamo i più bravi ma neanche i peggiori. I numeri del sistema sono crollati, ma noi abbiamo resistito più della media perché il territorio ci ha aiutato rispetto ad altre infrastrutture più legate ai voli internazionali. Certo, parliamo comunque di un -65% nel traffico passeggeri. Il problema è sistemico. I più ottimisti prevedono che si possa tornare ai livelli pre-Covid in un anno e mezzo.

E lei è ottimista?

Io credo che ci vorranno tre o quattro anni per riprendere gli 8,3 milioni di passeggeri che abbiamo registrato noi nel 2019, anno record. Per il 2020 le previsioni iniziali parlavano di 9 milioni, ma ora siamo a un terzo dei passeggeri dello scorso anno, tornati ai livelli del 2007. L’auspicio è che anche gli aeroporti possano entrare nella finanziaria e avere strumenti di sostegno. Parliamo di un’infrastruttura di vero valore, che crea collegamenti che tutti abbiamo sperimentato nella nostra vita e la cui ripresa dovrebbe dunque essere a carico di tutti, a fronte di una pandemia che davvero nessuno poteva prevedere.

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