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Perché la confusione sulle condizioni di salute non aiuta Trump

Ieri sera il reporter di Axios Jonathan Swan ha chiesto su Twitter alla Casa Bianca di chiarire una volta per tutte i rumors sulle conduzioni di salute del presidente Donald Trump. Swan, attualmente uno dei più importanti giornalisti politici statunitensi, tocca un punto centrale attorno alla questione del presidente contagiato: il Covid impedisce al commander-in-Chief di essere al massimo dell’efficienza delle sue funzioni? Lo impedirà nel breve tempo, ossia sta peggiorando? È vero quello che dicono le fonti a ABC, Bloomberg, New York Times e NBC, che nelle ultime 24 ore le cose sono peggiorate per Trump, che sarebbe anche stato sottoposto a ossigenazione aggiuntiva prima di essere portato in ospedale? C’è preoccupazione sulle evoluzioni nelle prossime ore? E perché escono queste informazioni che contrastano con quelle ufficiali della Casa Bianca (secondo cui il presidente è in ottime condizioni)?

Insomma, dice Swan serve chiarezza e serve che sia ufficiale, perché effettivamente Trump — un uomo di 74 anni moderatamente sovrappeso — è un ipotetico soggetto ad alto rischio di subire dal SarsCoV-2 gli effetti più severi. E però, difficile che l’amministrazione scopra del tutto le carte, almeno subito: il rischio è che nel clima elettorale (memo: le presidenziali Usa2020 si votano tra un mese) un’eventuale situazione critica possa essere assimilata come debolezza e far perdere voti. E poi c’è chiaramente il rischio dell’invocazione del 25esimo emendamento, che priverebbe il presidente — già privato dal partecipare agli eventi più caldi della campagna elettorale — delle sue funzioni (che passerebbero in mano al vice Mike Pence).

Il quadro è chiaro: la Casa Bianca ha evitato di dare troppe informazioni, e come abbiamo visto ci sono ragioni per rendere comprensibile il perché. È solo che in questo modo sabato si è innescata una serie di voci che hanno arricchito la copertura dei giornali su un caso estremamente anomalo — un presidente colpito da una pandemia a quattro settimane dal voto. I medici che hanno parlato in conferenza stampa fuori dall’ospedale militare Walter Reed hanno parlato di Trump in miglioramento, senza febbre da 24 ore. È questa la situazione ufficiale, tuttavia confusione si è generata perché hanno deviato alcune risposte, per esempio sulla somministrazione di ossigeno aggiuntivo, e dato così adito a ipotesi attorno ai rumors.

Non bastasse, Sean Conley, medico di Trump, ha detto che il presidente era positivo da 72 ore. Un aspetto che ha creato ulteriore caos perché è sembrato che il contagio fosse stato scoperto mercoledì, ossia che il presidente avrebbe preso parte ad alcuni eventi pur sapendo già di essere infettato. Conley poi ha corretto, si è spiegato e ha detto che intendeva dire che sabato era il terzo giorno — confermando che Trump è risultato positivo a un tampone fatto giovedì. La Casa Bianca, prima della precisazione di Conley, aveva diffuso una propria nota per smentire il dottore.

Da qui però sono diventate sempre più insistenti le voci su un Trump lontano dalla via del recupero, con sulle spalle 24 ore “preoccupanti” e di una condizione sotto stretto monitoraggio nei prossimi due giorni cruciali perché poteva peggiorare. Voci che erano state messe in circolazione da Mark Meadows, il capo dello staff della Casa Bianca. Poi Meadows ha ridimensionato. Trump si è infuriato — sembrare indebolito mal si sposa con la narrazione che si è costruito attorno — e ha diffuso un video su Twitter girato dall’ospedale in cui ha promesso di tornare presto e detto di star bene. Meadows ha parlato in diretta a Fox News, la rete proto-trumpiana, e detto che il presidente ha un “coraggio incredibile” e poi ha detto alla Reuters che “il presidente sta molto bene”.

Uno stratega elettorale repubblicano piuttosto esperto come Rob Stutzman, parlando a Politico, ha descritto il contagio di Trump come un “colpo devastante” alla sua campagna, “l’ultimo rimprovero al suo modo insensibile e sbagliato di aver trattato il Covid”. Ma soprattuto, Stutzman — che fa parte di quel gruppo di Repubblicani che non hanno mai amato il presidente — dice che “questo è un evento geopolitico. I nostri nemici ci stanno guardando. Se si ammalasse gravemente, il caos si potrebbe moltiplicare. Gli americani di ogni colore politico dovrebbero riflettere su questa notizia e sentirsi scossi”. Anche per questo la confusione nella comunicazione sulle condizioni di salute del presidente è tutto ciò che non serve.

 

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