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Ufficiale, così Cina e Santa Sede rinnovano l’accordo sui vescovi

cina

Ufficiale: la Santa Sede e la Cina hanno rinnovato di due anni l’accordo per la nomina dei vescovi. Lo annuncia il Vaticano e l’Osservatore Romano spiega che è stato “fortemente voluto” da papa Francesco. La frattura con l’amministrazione Usa e i dubbi che si aprono per i prossimi due anni

Rinnovato. La Santa Sede e il governo della Repubblica popolare cinese hanno firmato la proroga dell’accordo sulla nomina dei vescovi. Una nota ufficiale della Sala stampa vaticana ne dà notizia: “La Santa Sede, ritenendo che l’avvio dell’applicazione del suddetto Accordo, di fondamentale valore ecclesiale e pastorale, è stato positivo, grazie alla buona comunicazione e collaborazione tra le Parti nella materia pattuita, è intenzionata a proseguire il dialogo aperto e costruttivo per favorire la vita della Chiesa cattolica e il bene del Popolo cinese”.

Ecco dunque l’ufficialità. Ieri il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin ha detto che “andrà tutto bene”, specificando che si tratta di un rinnovo “ad experimentum” dell’accordo. Oggi il commento del giornale ufficiale del Vaticano, l’Osservatore Romano.

“Lo scopo principale dell’Accordo Provvisorio sulla nomina dei Vescovi in Cina è quello di sostenere e promuovere l’annuncio del Vangelo in quelle terre, ricostituendo la piena e visibile unità della Chiesa. I motivi principali, infatti, che hanno guidato la Santa Sede in questo processo, in dialogo con le Autorità del Paese, sono fondamentalmente di natura ecclesiologica e pastorale. La questione della nomina dei Vescovi riveste vitale importanza per la vita della Chiesa, sia a livello locale che a livello universale”.

Il “giornale di partito” di papa Francesco (così lo definì lui) spiega le ragioni del rinnovo, e sottolinea come il dialogo con la Cina “sia fortemente voluto e promosso dal Santo Padre”.

“Papa Francesco – continua il quotidiano diretto da Andrea Monda – è ben cosciente delle ferite recate alla comunione della Chiesa nel passato, e dopo anni di lunghi negoziati, iniziati e portati avanti dai suoi Predecessori e in una indubbia continuità di pensiero con loro, ha ristabilito la piena comunione con i Vescovi cinesi ordinati senza mandato pontificio e ha autorizzato la firma dell’Accordo sulla nomina dei Vescovi, la cui bozza peraltro era stata già approvata da Papa Benedetto XVI”.

L’intesa scadrà quindi il 22 ottobre del 2022, salvo ulteriore rinnovo. La notizia arriva dal Vaticano un mese dopo il duro affondo del segretario di Stato Usa Mike Pompeo, che in un articolo sul sito conservatore First Things ha detto che la proroga avrebbe minato “l’autorità morale” della Chiesa. Un intervento che ha in parte compromesso la visita dell’inviato di Donald Trump a Roma, fra incomprensioni e gelo reciproco. Anche perché il dialogo fra Cina e Vaticano è una ferita aperta per una buona fetta del cattolicesimo statunitense, anche nella gerarchia.

All’epoca il quotidiano della Cei Avvenire aveva spiegato come il pressing americano non avrebbe spostato, “anche solo di una virgola”, la posizione della Santa Sede. Così è stato. Il bilancio del Vaticano, in effetti, è tutt’altro che negativo. “Già oggi, per la prima volta dopo tanti decenni, tutti i Vescovi in Cina sono in comunione con il Vescovo di Roma e, grazie all’implementazione dell’Accordo, non ci saranno più ordinazioni illegittime”, si legge sull’Osservatore Romano. “Bisogna tuttavia rilevare che con l’Accordo non sono state affrontate tutte le questioni aperte o le situazioni che suscitano ancora preoccupazione per la Chiesa, ma esclusivamente l’argomento delle nomine episcopali, decisivo e imprescindibile per garantire la vita ordinaria della Chiesa, in Cina come in tutte le parti del mondo”.

La stessa nota ricorda la nomina di due vescovi ottenuta grazie all’intesa. Monsignor Antonio Yao Shun, di Jining, regione autonoma della Mongolia Interna, e monsignor Stefano Xu Hongwei, a Hanzong, provincia di Shaanxi.


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