Il voto del 3 novembre alle presidenziali americane è solo l’ultima casella di un lungo domino che può innescare il contagio del coronavirus di Donald Trump. Parola di Alan Friedman, giornalista americano e saggista, che a Formiche.net dice: la nomina alla Corte suprema rischia di saltare. E la vera tempesta si scatenerà il giorno dopo le urne.
Alan Friedman, Joe Biden ora ha la strada spianata?
A dire il vero non credo che il contagio di Trump cambierà di molto il risultato finale. Se si aggravassero le sue condizioni, si aprirebbe la questione di un trasferimento di poteri. Ma il voto è un’altra storia.
Cioè?
L’America è divisa, spaccata in due. Trump ha un consenso intorno al 40%, uno zoccolo duro che non lo molla. Il dibattito dell’altra sera, uno spettacolo indecoroso, era pensato per quella constituency. La malattia può avere altri impatti.
Quali?
Bloccare o perfino ritardare il piano di Trump per il nuovo giudice della Corte Suprema, Amy Coney Barrett, che dovrà essere confermata al Senato il 12 ottobre. Nella dozzina di contagiati ci sono anche tre senatori della commissione che dovrà votarla.
C’è la possibilità concreta di una reggenza di Mike Pence?
Ne dubito. Quel procedimento è regolato dal nostro 25esimo emendamento, è estremamente contorto. Solo due presidenti vi hanno fatto ricorso da un letto di ospedale, Dwight Eisenhower e Ronald Reagan. Ma Trump ha già detto di no.
Virus o no, i sondaggi sono più neri di quattro anni fa per il Tycoon.
Sarei cauto sui sondaggi. Quattro anni fa hanno sbagliato tutti, me compreso. Certo, questa volta Trump è otto-nove punti dietro Biden. Però non escludo che quel margine possa assottigliarsi. Il problema non sono i sondaggi.
Cosa allora?
Il presidente degli Stati Uniti ha detto che non necessariamente rispetterà il verdetto del popolo lasciando la Casa Bianca in caso di sconfitta. E durante il dibattito ha mandato un messaggio, neanche in codice, a un noto gruppo di fascisti, i “Proud Boys”: “Stand back and stand by”, “state indietro e state pronti”.
Pensa davvero che Trump possa rifiutare il voto?
Non ne fa mistero. Se il 3 novembre Trump griderà ai brogli, mettendo in dubbio la validità di milioni di voti per posta, aspettiamoci un’eruzione di violenza per le strade d’America. Tutti auguriamo a Trump una rapida ripresa, senza dimenticarci che ha ammiccato ai neofascisti.
Friedman, che idea si è fatto di Biden?
È un candidato solido. Non fortissimo, ma onesto, progressista, a favore del libero mercato, con una coscienza sociale. Vuole aiutare il sistema sanitario, crede nella scienza, promette di riportare l’America alla normalità. Scusate se è poco.