Come anticipato da Formiche.net, a un mese dall’incontro con il segretario Usa Pompeo, Di Maio sarà per la prima volta in Israele da ministro: vedrà anche il premier israeliano Netanyahu. Turismo, energia, Hezbollah e accordi di pace i dossier più caldi. Poi andrà a Ramallah
Come anticipato nelle scorse settimane da Formiche.net, domani e dopodomani (il 29 e 30 ottobre) il ministro degli Esteri Luigi Di Maio sarà in Israele e nei territori palestinesi. Il viaggio è stato confermato oggi dopo la prudenza della Farnesina alla luce della nuova ondata di coronavirus. Spicca nell’agenda del capo della Farnesina — alla sua prima visita nello Stato ebraico da quando il Movimento 5 Stelle è al governo — l’incontro con il primo ministro Benjamin Netanyahu, che ieri ha avuto un colloquio telefonico con l’omologo italiano Giuseppe Conte.
Fonti israeliane spiegano che non si tratta di un’eccezione al protocollo, che non è inusuale che il premier riceva ministri degli Esteri. Tuttavia, è evidente quanto siano lontani i tempi in cui il ministro Di Maio, allora vicepresidente della Camera, incorreva in un mezzo incidente diplomatico con Israele sulla Striscia di Gaza, controllata dall’organizzazione terroristica di Hamas. Era il 2016.
L’ASSE USA-ISRAELE
Come già sottolineato su Formiche.net rivelando in esclusiva la visita alcune settimane fa, il ministro Di Maio sarà a Gerusalemme a un mese esatto dal positivo incontro con il segretario di Stato americano Mike Pompeo. E già allora veniva notato come, “data la buona consuetudine dell’ambasciatore di Israele a Roma Dror Eydar con l’omologo statunitense Lewis Eisenberg, non saranno mancate valutazioni anche sul governo italiano. Soprattutto tenendo conto che non sempre esponenti del Movimento 5 Stelle hanno preso posizioni apprezzate in Israele e tanto più dal premier Netanyahu”. Chiunque possa lavorare con noi per la pace è benvenuto, è la linea di Gerusalemme dietro cui sembra celarsi un certo interesse verso il ministro degli Esteri italiano.
L’AGENDA DEL MINISTRO
Il primo incontro di giovedì ministro Di Maio sarà con il suo omologo Gabi Ashkenazi, con il quale firmerà un Protocollo di collaborazione in campo culturale e scientifico. Dopo una visita allo Yad Vashem, l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah, incontrerà il presidente israeliano Reuven Rivlin, il premier Netanyahu, il premier “aggiunto” e ministro della Difesa Benny Gantz e anche il capo dell’opposizione Yair Lapid. Venerdì il ministro Di Maio sarà a Gerusalemme per incontrare Nickolay Mladenov, coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente. Previsti anche incontri con il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, e il nunzio apostolico, monsignor Leopoldo Girelli. Poi si recherà a Ramallah, dove incontrerà il primo ministro Mohammad Shtayyeh e il suo omologo Riad Malki.
I TEMI DELLA VISITA
Con il ministro viaggeranno tre ambasciatori: Elisabetta Belloni, segretario generale della Farnesina, Sebastiano Cardi, direttore generale per gli Affari politici e di sicurezza, e il capo di gabinetto Ettore Francesco Sequi. Molti i temi al centro della visita: si parlerà di turismo e collegamenti (tema caldo durante questa seconda ondata di coronavirus) ma anche di Hezbollah (il governo israeliano ribadirà la richiesta a quello italiano di mettere l’intera organizzazione sciita libanese nella black-list ponendo fine alla distinzione tra l’ala politica e quella militare, come dichiarato durante un briefing odierno dall’ambasciatore israeliano Eydar) e di energia. Legato a quest’ultimo dossier dovrebbe partire per Israele anche Marco Alverà, amministratore delegato di Snam, che ha dichiarato, presentando il Global Gas Report 2020, che “il mercato dell’idrogeno è a un punto di svolta: l’obiettivo deve essere ridurre il costo dell’idrogeno verde entro i prossimi cinque anni così da renderlo competitivo con i combustibili fossili in molte applicazioni”.
GLI ACCORDI DI PACE
Centrale nell’agenda del ministro Di Maio è la pace in Medio Oriente. Intervistato alcune settimane fa da Formiche.net, il ministro Di Maio aveva definito l’annuncio del riconoscimento di Israele da parte di Bahrein ed Emirati Arabi Uniti (a cui intanto si è aggiunto il Sudan) “un importante sviluppo” per gli equilibri del Medio Oriente: “L’Italia ha sempre mantenuto una posizione equilibrata e dialogante con il mondo arabo e con Israele, cosa che ci ha permesso di guadagnare una credibilità e una autorevolezza, che ci consentono oggi di sostenere la causa della distensione e del rilancio di relazioni positive fra i Paesi della regione”, aveva dichiarato sottolineando come l’impegno assunto da Israele di sospendere le annessioni “disinnesca una possibile minaccia per il processo di pace e la soluzione dei due Stati”. Auspicando un sospensione “permanente” e una ripresa dei negoziati tra le parti, Di Maio aveva inoltre promesso l’impegno dell’Italia, insieme all’Unione europea, “per facilitare un rilancio del dialogo tra palestinesi e israeliani”.