Il plenum del Partito/Stato cinese ha fissato gli obiettivi di sviluppo per i prossimi cinque anni e la visione verso il 2035. La plenaria è servita al “consolidamento del potere di Xi Jinping”, spiega Le Corre (Harvard)
Da due giorni s’è chiuso il plenum del Partito Comunista cinese, Ccp, e (come succede ogni anno) da due giorni è iniziata l’esegesi dei documenti diffusi: comprendere il linguaggio e la grammatica della retorica utilizzata è questa volta ancora più importante perché il Comitato centrale del Partito/Stato nella riunione plenaria ha avallato il 14esimo piano quinquennale (2021-2025) e tracciato la visione verso il 2035. Ossia, è stata segnata la traiettoria dei prossimi tre lustri, dunque è in bozza la Cina del futuro.
Per ora esiste solo una versione in cinese del comunicato ufficiale del plenum, zeppa del gergo pomposo e burocratico del Ccp, aspetto che non rende di certo più facile l’analisi. Ma c’è già molto da sottolineare. Si parla in toni trionfalistici del raggiungimento degli obiettivi fissati nel quinquennio precedente, ma si ammettono anche limiti (tutt’altro che non percepibili dall’esterno): la grande disuguaglianza tra i cinesi che vivono le aree rurali e quelli delle aree urbane, le problematiche ambientali, le mancanze in ambito tecnologico (che ancora persistono nonostante l’attenzione estrema che il Partito dedica al tema).
Sono tutti aspetti che il segretario del partito, il capo di Stato cinese Xi Jinping, promette di risolvere nei prossimi cinque anni. Come? Lavorando sulla qualità e non sulla crescita: non c’è infatti un obiettivo fisso di Pil nazionale, ma si cercherà di alzare quello pro-capite; il progetto, c’è scritto nel documento del Partito, richiede una crescita “sostenuta e sana” caratterizzata da “qualità ed efficienza notevolmente migliorate”. Perché? Perché l’obiettivo è arrivare a smarcarsi dalla dipendenza dall’export (che diventerà solo un complemento dell’economia dello stato) per innescare quella che Xi presentò a maggio come “doppia circolazione” e che è traducibile con produzione e autoconsumo.
La Cina deve diventare in grado di produrre autonomamente, senza dipendenze esterne, e di consumare nel mercato interno tutto ciò che produce. Per questo, è necessario migliorare la qualità delle produzioni, ma è soprattutto necessario migliorare la qualità di vita (soprattutto reddituale) dei cittadini e ridurre le disuguaglianze.
Cosa c’è dietro? “La Cina è in una modalità di crisi. Il partito vuole mostrare alla sua gente che può gestire la transizione verso un’economia digitale, mentre il resto del mondo sta lottando. Allo stesso tempo continuerà a intervenire nel settore statale per preservare la stabilità sociale”, spiega a Formiche.net Philippe Le Corre, senior research fellow alla Kennedy School dell’Università di Harvard. “È questa la Cina che vedremo nei prossimi anni, e questo plenum tende a rafforzare il partito sulla società”.
Massima attenzione viene posta sul mondo tecnologico. La Cina sta pressando con maggiore urgenza per sviluppare le proprie basi tecnologiche. Il comunicato del plenum osservava che l’innovazione occupa la “posizione centrale” nella spinta alla modernizzazione della Cina e indicava “l’autosufficienza nella scienza e nella tecnologia come supporto strategico per lo sviluppo nazionale”. Questo, secondo il Partito, permetterà ”nuova industrializzazione, informatizzazione, urbanizzazione e modernizzazione agricola”. Se questo è il fine, il mezzo è noto (sebbene non specificato nel documento): semiconduttori, telecomunicazioni, big data e intelligenza artificiale sono i campi in cui Pechino vuole il primato globale entro il 2035.
Perché questa data? Il 2035 è considerata una tappa intermedia entro cui impostare tutti gli obiettivi fissati per diventare uno stato socialista moderno in vista del 2049, ossia il centenario della Repubblica popolare, quando il processo dovrà essere completato. Ma non solo: il punto dietro alla visione 2035 è Xi.
Il segretario ha pianificato di restare al potere ben oltre i 10 anni canonici, ma su tutto c’è il limite dell’età. Ha 67 anni, per celebrare il 2049 dovrebbe restare leader fino a 96 anni, questione che percepisce come improbabile (anche dal punto di vista biologico). Ecco dunque che la rimodulazione al 2035 degli obiettivi serve a fissare un traguardo più raggiungibile, per questo — per lasciare una legacy ancora più solida — ora Xi punta la sua visione ai prossimi 15 anni. Quando sarà un ottantaduenne, età in cui morì Mao. ““Il plenum riguarda il consolidamento del potere di Xi”, chiude Le Corre.