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5G, l’Italia sa da che parte stare. Ecco la dottrina Guerini

Cina o Stati Uniti? L’Italia non ha dubbi: sul 5G segue la linea dell’alleanza euroatlantica. Parola del ministro della Difesa del Pd Lorenzo Guerini. All’evento della Fondazione Icsa una road map per sfruttare le potenzialità della rete senza dimenticare la partita geopolitica. Un messaggio che non passerà inosservato a Washington DC

“Non si tratta di decidere in quale campo stare, ma di essere coerenti con la nostra storia”. Lorenzo Guerini ha le idee chiarissime sulla partita geopolitica del 5G. Ospite di un convegno della Fondazione Icsa, Interesse nazionale e rilevanza strategica del 5G, il ministro della Difesa del Pd ha dettato la linea del governo su uno dei più delicati dossier di politica estera.

Quando si parla di 5G e infrastrutture critiche non c’è spareggio fra Stati Uniti e Cina. Si tratta semmai, dice Guerini, di essere lineari “alle nostre scelte strategiche di fondo, con il nostro interesse nazionale, con la nostra comune appartenenza a un sistema che, prima ancora di essere un sistema di alleanze, è un sistema di valori che innerva le nostre democrazie liberali”.

Il messaggio di Guerini non è nuovo. Fin dagli esordi del governo rossogiallo il ministro e leader dell’area riformista dem ha spiegato come non esista un trade-off fra economia e sicurezza. Le offerte vantaggiose di vendor considerati a rischio, come la cinese Huawei, leader di mercato ma ritenuta dall’intelligence americana (e italiana) soggetta all’influenza del Partito comunista cinese (Pcc), non annullano i rischi per la sicurezza dei dati che scorrono sulla banda ultra-larga.

Non a caso nel dicembre 2019, quando il Copasir presieduto dal leghista Raffaele Volpi ha pubblicato un rapporto che chiedeva al governo di escludere Huawei dalla rete, Guerini (che a sua volta è stato presidente del comitato) fu tra i primi a chiederne di tenerne conto.

La rete 5G, ha ripetuto all’evento della Fondazione Icsa, “rappresenta una trasformazione cui il Paese è chiamato, che bisogna affrontare con consapevolezza delle opportunità ma anche della minaccia potenziale”. L’invito è a mantenere “un equilibrio fra due polarità, da un lato l’elemento tecnico e la consapevolezza della transizione digitale, dall’altra il contesto geopolitico”.

Poi un plauso alle barriere erette con gli interventi normativi susseguitisi nell’ultimo anno. Su tutti, il Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, ovvero il sistema di controlli dell’equipaggiamento tech degli operatori e dei fornitori previsto dal decreto cyber. Fu uno dei primi passi del governo Conte bis, nel settembre 2019, e non passò inosservato nelle cancellerie estere. Ora “con il Next generation Eu si può dar vita a un’iniziativa europea di grande valore politico per ribadire la strategicità del rapporto euroatlantico anche nella gestione delle reti, dei sistemi di comunicazione e del procurement”.

Il tempismo dell’intervento dà la misura della sua salienza politica. A Washington DC la Casa Bianca si prepara ad accogliere un nuovo inquilino, il presidente-eletto democratico Joe Biden. Nessuno fra i suoi consiglieri più stretti e gli analisti americani si attende un cambio di passo sulla politica del 5G, né una brusca virata nella politica di contenimento dell’avanzata cinese in Europa.

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