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Da Frascati all’Esa (e viceversa). Il piano B per l’Italia nello Spazio europeo

A guidare l’Agenzia spaziale europea sarà l’austriaco Josef Aschbacher, che ha battuto l’agguerrita concorrenza spagnola e che libererà l’importante casella di direttore dei Programmi di osservazione della Terra (e del centro Esrin di Frascati). È qui che ci potrebbe essere una rilevante consolazione per l’Italia

Sarà “l’austriaco di Frascati” Josef Aschbacher a prendere il posto del tedesco Johann Dietrich Woerner alla guida dell’Agenzia spaziale europea (Esa). L’ufficialità sull’esito del processo di selezione arriverà nelle prossime settimane, ma intanto la notizia della votazione tra i capi di delegazione degli Stati membri ha fatto il giro dei media europei (e italiani in particolare: Sole24Ore, Foglio e La Verità): Aschbacher ha ottenuto 18 voti su 21. Per l’Italia, ciò apre un’opportunità allettante: guadagnare una delle direzioni più ambite, quella per l’Osservazione della Terra.

LA CORSA

A contendersi il vertice dell’Esa erano rimasti Aschbacher, lo spagnolo Pedro Duque, astronauta e ministro della Scienza e dell’innovazione di Madrid, e il norvegese Christian Hauglie-Hanssen, direttore dell’agenzia spaziale di Oslo. Esclusi già da ottobre le due candidature italiane, quella ufficiale di Simonetta Di Pippo e quella spontanea di Roberto Battiston, fuori insieme ad altri nomi d’eccezione, a partire dal francese Jean-Yves Le Gall, attuale vertice del Cnes. Aschbacher prenderà il posto di Woerner, in carica dal 2015, che già a febbraio aveva annunciato di non correre per il rinnovo. Il tedesco assunse l’incarico dopo la lunga direzione francese con Jean-Jacques Dordain (2003-2015), a sua volta preceduta dall’ormai lontana era di Antonio Rodotà, direttore generale dal 1997 al 2003.

IL CURRICULUM

Non è un segreto che l’Italia ambisse al ruolo, anche in virtù dell’accresciuto investimento nell’Esa, sancito alla ministeriale dello scorso anno. E invece dalla selezione è uscito Josef Aschbacher, che ha comunque potuto contare sull’appoggio italiano sin dalle prime votazioni sulla terza finale. A differenza di Francia e Germania, che invece in prima battuta hanno appoggiato lo spagnolo Duque. Inoltre, classe 1962, l’austriaco conosce molto bene l’Italia e l’italiano. Guida dal 2016 l’Esrin, il centro europeo specializzato in osservazione della Terra basato a Frascati, in Italia. È altresì direttore dei Programmi di osservazione terrestre dell’Esa con grande esperienza all’interno dell’ente. È entrato in Esa nel 1990, per poi spostarsi (dal 1994 al 2001) al centro di ricerca della Commissione europea basato a Ispra, in provincia di Varese. Tornato all’Esa, è stato direttore del programma Copernicus (il sistema europeo per l’osservazione della Terra).

IL PIANO B

L’approdo di Aschbacher al vertice libererà dunque la direzione Osservazione della Terra, una delle più rilevanti tra le dieci che supportano l’azione del direttore generale. Attualmente l’Italia conta tra i direttori solo Franco Ongaro, che guida dal 2017 la Tecnologia (Tec) e l’annesso centro Estec in Olanda. Francia e Germania contano entrambe due direzioni, e non sarebbe impensabile per l’Italia ottenere una posizione che, prima di Aschbacher, è stato ricoperta per dodici anni dal tedesco Volker Liebig. Il processo di selezione sarà pressoché simile a quello per il direttore generale. Peseranno competenze ed esperienze, ma anche il peso politico del Paese.

LE ALTRE POSIZIONI

Oltre l’osservazione della Terra, le direzioni più ambite riguardano lanciatori, scienza, navigazione e telecomunicazioni. Hanno al loro vertice rispettivamente lo svizzero Daniel Neuenschwander (dal 2016), il tedesco Günther Hasinger (dal 2018), l’olandese Paul Verhof (dal 2016) e la francese Elodie Viau, l’ultima arrivata, lo scorso settembre.

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